L’anno scorso all’inizio dell’estate abbiamo fatto una gita a Genova.
Genova è una città che bisogna esplorare, non basta attraversarla di corsa raggiungendo il porto per capire come è fatta. Certo andarci per visitare l’enorme attrazione dell’Acquario è già un passo, ma questa tentacolare attrazione non vi dirà molto sul carattere dei genovesi.
Per sperare di capirci qualcosina in più bisogna entrare nei suoi vicoli, assaporare i suoi profumi, incrociare gli sguardi del popolo multietnico che da secoli la abita.
Genova è una città di mare, il capoluogo di un grande porto e ha alcune caratteristiche che si possono riscontrare solo in città testimoni di così grandi passaggi di flussi umani. A un primo sguardo può risultare caotica, disordinata, come una donna spettinata, sorpresa nella sua privacy e gelosa di conservare la propria intimità.
In realtà ha bellezze da mostrare a chi si addentra con più attenzione tra le sue strade.
Il pretesto per la nostra gita è stato la mostra “Caravaggio e l’arte della fuga. La pittura di paesaggio nelle Ville Doria Pamphilj” che era allestita nella villa cittadina del Principe Doria.
Proprio da lì è partita la nostra visita, tra le arcate a tutto sesto di ritmo chiaramente rinascimentale e il giardino all’italiana, tra compartimenti di fiori e piante, pavoni e la grande fontana del Nettuno in primo piano sullo sfondo del mare.
Poi il giro è continuato tra strette vie, carrugi, come dicono in Liguria. Il centro storico di Genova sembra una scatola di costruzioni abbandonata dopo il gioco. Le case sono sorte fitte fitte, le une sulle altre, e le sorprese spuntano dietro ad ogni angolo.
Palazzi splendidi e colorati che sorgono all’improvviso dietro un angolo, e luoghi che rasentano la fatiscenza, chiese sopraelevate quasi volessero turarsi il naso davanti al mercato del pesce, migliaia di bancarelle di libri e dischi usati e ogni sorta di locale mangereccio etnico.
La sosta per la focaccia è di rito e poi ancora un’altra Genova. La Genova più modaiola, con la passeggiata affollata di gente, il sabato pomeriggio, i negozi (ancora librerie) pieni, i palazzi più sfarzosi che si svelano lungo via XX settembre.
A cena siamo andati in una trattoria vicino al porto, un locale non alla moda, ma dove abbiamo potuto mangiare ottimi piatti di pesce.
E poi ancora un giro, prima di tornare verso la stazione.
Un giorno solo non basta a conoscerla, ma già in un giorno Genova ci ha lasciato qualcosa di sè!
La
focaccia con il formaggio è la ricetta tipica di Recco, ma anche a Genova si può trovare appena fatta e buonissima!!! Va mangiata calda, quando il formaggio non si è ancora solidificato, per questo motivo nelle panetterie bisogna acchiapparla, a suon di gomitate, appena la sfornano. E, non si sa come mai, ne sfornano sempre troppo poca alla volta.
Il formaggio NON è la prescinseua, perchè troppo liquido o troppo acido…
Nel disciplinare viene indicato “formaggio fresco L.L.T., prodotto con latte ligure tracciato”.
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Sembra ottima e anche facile come esecuzione! Un 'idea sfiziosa per una cena veloce. Me la segno tra le ricette da provare.
Mamma mia che fame che mi fa venire sta focaccetta!!!
@Vera, se riesci a tirare la sfoglia superiore ancora più sottile è ancora meglio!!! 😉
@Giu, la rifacciamo? 😀
Ti ringrazio tanto per le bellissime parole sulla mia amata città! La focaccia di Recco poi la adoro!!!
@Sarachan, figurati!! ho scoperto che Genova è una città che deve essere esplorata per coglierne il lato più autentico e piacevole!!!
sto preparando una salsa verde che dovrebbe ricordare quella ligure…appena faccio il cappon magro, passo a farti un fischio sul tuo blog!! 😀