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La Pissaladière per il Calendario de La France à Table

Il mese scorso eravamo al confine con la Spagna, con la regione del Midi-Pyrénées, oggi siamo all’altro capo della Francia Meridionale, in Costa Azzurra.
In realtà la regione è davvero variegata perchè racchiude nel suo nome tre territori completamente diversi tra loro: Provence-Alpes-Côte d’Azur.
La regione è vicinissima all’Italia ed è quella più turisticamente conosciuta dagli italiani: Nizza fu nei secoli alleata di Pisa, poi la sua storia si intrecciò con quella del regno di savoia fino al 1860, quando venne ceduta ai francesi: un vero peccato visto che Giuseppe Garibaldi era proprio nato a Nizza. Le altre città celebri della zona sono Cannes, famosa per il festival e per lo showbiz che la popola e Saint Tropez, che a me evoca scenari da vecchi film anni ’60.
Abbandonando i paesaggi un po’ mondani della Costa Azzurra, si passa in Provenza; senza mai averla visitata, penso a sterminati campi di lavanda. In realtà la Provenza è molto altro: i resti romani così perfettamente conservati ad Arles, 

a Nimes,

Narbonne, e Marsiglia.
L’incanto della città dei papi, Avignone:

 

e la ricchezza della sua storia eccezionale.

Ma (occorre che lo dica?) è anche terra di ottima gastronomia. La fanno da padrone le erbe aromatiche, l’aglio l’olio come nella migliore cucina mediterranea e l’influsso proveniente dalle città di mare, porti da secoli, si fa sentire anche nell’interno. Forse non esiste cucina in Francia che si possa sentire più vicina alla nostra.

Il piatto di questo mese è una focaccia speciale, la pissaladière, che ha viaggiato lungo la costa fino alla vicina Liguria con il nome di Pizzalandrea. In realtà l’assonanza con la pizza è solo un’illusione: pissalat, peis salat in nizzardo, significa pesce sotto sale, in riferimento al condimento di questa focaccia, una sorta di pasta d’acciughe aromatizzata con aglio e timo che nella ricetta originale si spalmava sulla pasta, prima di ricoprirla con uno strato abbondante di cipolle, l’altro ingrediente principale, della qualità dorata.

Il nome di questo piatto viaggiando lungo la costa ligure si trasforma in pisciadela a Ventimiglia, figassa, una variazione della fugassa, a Taggia, pisciarà a Bordighera e con la variante, appunto di piscialandrea/pizzalandrea, in omaggio all’ammiraglio onegliese Andrea Doria che pare ne fosse grande estimatore. In alcuni casi, la ricetta subisce la variante dell’aggiunta di un po’ di salsa di pomodoro sotto le cipolle, mentre a Sanremo, caso unico, si trasforma in sardenaira, perchè vengono utilizzate le sardine al posto delle acciughe e si colora di parecchio pomodoro.

Tornando alla ricetta francese la pissaladière odierna è con un abbondante strato di cipolle stufate, che quindi fanno una seconda cottura in forno, sprigionando un profumo intenso, con olive nere e filetti di acciuga sotto sale. L’impasto di base è una comune pasta da pane, ma in alcune versioni più veloci  viene sostituita da pasta sfoglia o pasta brisé.

La ricetta: Pissaladière

350 g di farina tipo 0
200 g circa di acqua a temperatura ambiente
5 g di lievito di birra
1 cucchiaino colmo di sale
1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva

1/2 kg di cipolle dorate
5 acciughe sotto sale (o sott’olio, in questo caso non saranno da dissalare)
una manciata di olive nere
1 rametto di timo fresco

Sciogliere il lievito nell’acqua e poi impastare con la farina fino ad ottenere un impasto soffice  e non appiccicoso. Aggiungere l’olio e, quando questo sarà assorbito, il sale. Mettere a lievitare in una ciotola unta e coperta da pellicola.
Nel frattempo tritare grossolanamente le cipolle.
Bagnare il fondo di una pentola con un cucchiaio d’olio, poi versare le cipolle e farle dorare a fuoco vivo. Aggiungere un po’ d’acqua per sfumare e lasciare stufare così, regolando infine di sale ed aggiungendo il rametto di timo per profumare.
Pulire le acciughe dal sale e ricavarne dieci filetti.
Snocciolare le olive e tagliarle a pezzi.

Quando l’impasto è raddoppiato, sgonfiarlo e lasciarlo riposare 10 minuti; poi stenderlo in teglia con l’aiuto di un cucchiaio d’olio e lasciar lievitare nuovamente finché non diventa bello gonfio.
Scaldare il forno a 220°, farcire l’impasto con le cipolle e le olive. Far cuocere fino a doratura, poi decorare con i filetti di acciuga e rimettere in forno per un minuto appena.

Nella foto assieme ai filetti di acciuga ho usato, come in alcune varianti, anche dei filetti di sardine sott’olio.

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Ciambellini con cacao e banana

Siamo alla seconda ricetta con i prodotti Mcennedy per la settimana USA di Lidl che si conclude domani!

Questa volta ho voluto usare la piastra per ciambellini che Lidl mi ha
regalato assieme ai prodotti e che trovate in vendita fino a domani nei
supermercati Lidl. L’avevate vista qui———–>

Il punto di partenza sono stati i pancakes alla banana. Come punto fermo ho tenuto la ricetta di base proposta sul foglietto di istruzioni, Da lì sono partita con le modifiche inserendo la polpa di babana nell’impasto ed utilizzando anche il delizioso burro d’arachidi Crunchy di Mcennedy che al suo interno ha pezzettini di arachide, distinguibili ad ogni morso anche nei ciambellini cotti.
Perfetti per colazione, anche solo spolverati di zucchero a velo, si preparano davvero in un attimo. 
La ricetta: Ciambellini con cacao, banana e burro d’arachidi
(per circa 15-18 ciambellini)

1 uovo
45 g di zucchero
1/2 banana matura
85 g di farina
1 cucchiaio di cacao amaro in polvere
1/3 di bustina di lievito in polvere per dolci
90 g di latte
1 cucchiaio d’olio di semi
zucchero a velo per spolverare
Sbattere l’uovo con lo zucchero e aggiungervi la banana schiacciata, l’olio e il burro d’arachidi.
Da parte mescolare tutte le polveri setacciate: farina, cacao e lievito.
Aggiungere
le polveri all’uovo, aggiungendo gradualmente il latte fino a formare
un impasto omogeneo e senza grumi. Lasciarlo riposare 10 minuti.
Nel frattempo ungere la piastra con olio d’oliva e farla scaldare.
Porre
l’impasto sulla piastra aiutandosi con una bottiglietta di plastica in
cui avrete travasato l’impasto con un imbuto, oppure usare un cucchiaio.
Riempire
bene ogni fossetta e chiudere la piastra senza bloccarla. I ciambellini
cuociono in 6 minuti. Poi metterli a raffreddare su una griglia per
dolci, aiutandosi con uno stecchino per prelevarli.
Quando saranno freddi, spolverarli con zucchero a velo.

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Cheewy Bars, barrette morbide con cereali croccanti e pesche al timo

Da oggi inizia ai supermercati Lidl la settimana dedicata ai prodotti di ispirazione USA della linea Mcennedy, American Way. Fino al 29 giugno saranno più di 40 i prodotti proposti in offerta speciale e limitata: dai classici cookies americani, ai cranberries disidratati, ai preparati per torte e pancakes, ad altri numerosi prodotti salati…
Un folto gruppetto di foobloggers ha accettato l’invito di provarli in anteprima e tra questi anch’io!
Ho ricevuto i morbidi cranberries, alcune confezioni di cereali addolciti dallo sciroppo d’acero, il burro di arachidi in versione crunchy e un nuovo attrezzino per la mia cucina: la piastra elettrica per fare in modo veloce e pulito delle ottime ciambelline.
Quindi questa settimana mi trasferisco negli Stati Uniti, almeno con il pensiero, e vi propongo qualche ricetta di ispirazione americana, con i prodotti che ho ricevuto.
Il primo pensiero è volato a delle barrette ripiene, talmente golose che ne basta poco per soddisfare la voglia di dolce quotidiana e facili facili da fare e presentare, già porzionate.
Il ripieno è di pesca, visto che l’estate è arrivata, la parte croccante invece è data dai Crunchy Clusters Mcennedy, agglomerati di cereali e muesli con noci pecan e sciroppo d’acero.

La ricetta: Cheewy Bars con cereali croccanti e pesche al timo

250 g di Crunchy Clusters Mcennedy
100 g di farina
140 g di burro morbido
70 g di zucchero di canna
2 uova
1 pizzico di sale
scorza di limone

4-5 pesche
1 cucchiaio di zucchero di canna
10 g di burro
timo fresco o essiccato

Preparare prima le pesche, sbucciandole e tagliandole a fettine. In un padellino mettere i 10 g di burro, le pesche e lo zucchero e far insaporire a fuoco vivace con il timo, giusto il tempo di far sciogliere lo zucchero.

Lavorare il burro morbido con lo zucchero, poi aggiungere le uova sbattute leggermente con un pizzichino di sale e la farina, ricavando un impasto morbido. Aggiungere e distribuire uniformemente all’impasto i cereali Crunchy Clusters.

Imburrare e infarinare una teglia rettangolare o quadrata di dimensioni circa 21x21cm o poco più grande. Distribuire sul fondo poco più di metà dell’impasto. Fare uno  strato di pesche e ricoprire con il resto dell’impasto.
Infornare a 150°C in forno già caldo, ventilato, per mezz’ora o fino a doratura.
Lasciar intiepidire e tagliare a quadratini o rettangoli, per poi lasciar raffreddare completamente.

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Flaune de l’Aveyron per giugno e il Calendario Culinario “La France à table”

La regione del Midi-Pyrénées, si trova nel sud ovest della Francia.
Si tratta di un cuore verde, poichè interamente circondata da montagne e percorsa da fiumi e torrenti, tanto che 7 degli 8 dipartimenti che la compongono prendono proprio il nome da uno dei suoi corsi d’acqua.
Il verde è molto presente, con 1 parco nazionale da circa 46.000 ettari di natura incontaminata e 3 parchi regionali all’interno della regione.
I Pirenei sono la frontiera naturale che divide la Francia dalla Spagna, ma al tempo stesso per secoli hanno rappresentato la vicinanza con questo altro regno; è quindi facile immaginare che le contaminazioni culturali siano molte.

La varietà della regione è tale che vi si può trovare di tutto, dalle grotte con pitture rupestri preistoriche, alle più importanti industrie spaziali ed aeronautiche europee; a luoghi carichi di spiritualità come Lourdes o Saint-Bertrand de Comminges, base di partenza per i pellegrinaggi verso Santiago di Compostella, ai luoghi dove è nata la lotta operaia, Carmaux e Jaurès, presso gli impianti minerari che un tempo supportavano l’economia della regione; e poi la pastorizia che si racconta anche nelle attività collaterali come il coltelli Laguiole, le maioliche, i cammini della transumanza oggi divenuti sentieri da trekking.

Da fiaba i paesaggi di alcune località celebri, alcune fra tutte: Rocamadour, dove si trova il Santuario della Madonna Nera;

oppure Montsegur che ricorda la drammatica crociata contro gli Albigesi:

o ancora l’Aiguille du Midi:

Anche gli spunti artistici non mancano: a Montauban nacque Ingres; 84 anni dopo, ad Albi, nacque Toulouse-Lautrec.

I prodotti tipici sono conosciuti internazionalmente, il fois gras in prima fila, poi il tartufo, che l’avvicina un po’ al mio Piemonte, poi il formaggio di capra di Rocamadour, l’agnello del Quercy, l’aglio di
Lautrec, lo chasselas di Moissac, uva da tavola e vino di eccellenza, i porcini.

Tra le ricette, piatti corposi come cassoulet, aligot, garbure, stockfish e
gâteau allo spiedo.

Nel Midi, in particolare nell’Aveyron, in primavera si prepara il flaune. Si tratta di un parente prossimo del più conosciuto flan patissier del nord, confezionato con una sorta di ricotta di pecora, più vicina al brocciu corso che alla nostra ricotta. L’aroma tradizionale di questo dolce è però l’acqua di fiori d’arancio e proprio questo connubio di latticino di pecora + fior d’arancio, fa inevitabilmente pensare alla pastiera. In realtà pare che questa preparazione sia derivata da una ricetta dell’antica Grecia e quindi è normale trovarne delle varianti nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. La ricetta pare essersi diffusa in Europa tramite la diaspora ebraica.

La ricetta: Flaune de l’Aveyron
base:
300 g di farina
75 g di burro freddo a cubetti
1 cucchiaio di zucchero
q.b. di acqua fredda con 1 cucchiaino di aceto

ripieno:
500 g di ricotta di pecora
1 uovo intero e 5 tuorli
250 g di zucchero di canna
200 ml di panna fresca
6 cucchiai di acqua di fiori d’arancio

Preparare la brisè sbriciolando velocemente la farina con il burro freddo e lo zucchero. Aggiungere l’acqua fredda di frigorifero con l’aceto ed impastare molto velocemente per non scaldare il tutto.

Per il ripieno mescolare la ricotta con lo zucchero fino a renderla soffice. Aggiungere gli altri ingredienti, mescolando fino ad ottenere una crema omogenea. Profumare con l’acqua di fiori d’arancio.

Stendere la brisè in uno stampo largo 30 cm o in tanti stampini individuali. Riempire ognuno con il ripieno ed infornare a 180° per 45 minuti.

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Crema di verdure verdi: asparagi, zucchine e piselli

Che strana primavera…siamo quasi a giugno, ma quest’anno ce la siamo goduta. Temperature più che accettabili di giorno e frescura la sera. Da qualche giorno, poi, violenti temporali e sembra che l’arrivo del grande caldo sia spostato un po’ in avanti… ancora per un po’.
Noi facciamo il pieno di verdure, ma proprio verdi, nel vero senso della parola, soprattutto asparagi, ma anche zucchine e piselli!

A me piacciono le consistenze morbide e perciò riduco tutto in crema e completo con crostini di pane e cubetti di mozzarella di bufala che con il caldo della crema diventano scioglievoli e morbidissimi.
Non vi è venuta voglia di approfittare di questi giorni ancora non troppo caldi per provarla anche voi?

La ricetta: Crema di verdure verdi: asparagi, zucchine e piselli


250 g di asparagi
100 g di piselli già sgranati
1 zucchina media
1 cipolla piccola
olio
sale
pepe nero
100 g di mozzarella di bufala campana

Tagliare a rondelle gli asparagi privati della parte più dura. Tagliare a cubetti la zucchina.
In una pentola far dorare la cipolla tagliata finemente. Aggiungere poi le verdure, rosolarle per qualche minuto e poi farle stufare. Lasciarle cuocere finchè non sono belle morbide. Frullare il tutto, aggiungendo un po’ d’acqua. Poi rimettere in pentola, sale, pepe e ancora un filo d’olio, insaporendo a piacere con qualche foglia di basilico.
Tagliare a cubetti la mozzarella, e metteteli nelle ciotole di crema subito prima di servire assieme a un paio di fette di pane casasareccio.
Io ho completato con qualche punta di asparago tenuta da parte e qualche pisellino solo appena sbollentato (ma anche crudo, se sono piccoli e teneri).


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Food Revolution Day 2014 e i panini al miele e lime per il Bread Web Contest

Arrivo al limite per partecipare al Bread
Web Contest, quest’anno giunto alla seconda edizione, organizzato per
promuovere il Food Revolution Day 2014.
Ma questo post è soprattutto un pretesto per raccontarvi cosa sta succedendo durante la settimana del Food Revolution Day 2014 qui a Torino.
Marcela è un’amica e quest’anno mi ha coinvolta per la giornata conclusiva, sabato 17 maggio, ma gli eventi sono tanti e stanno creando fermento in città.
L’inaugurazione è stata ieri sera, quando lo chef olimpico Nicola Batavia ha aperto le porte del suo The Egg per cucinare cibi buoni e sani con i bambini.
Oggi siete tutti impegnati con le ultime ricette per il Bread Web Contest, mentre domani giovedì 15 l’appuntamento è con Luca Scarcella, virtuoso panificatore del Forno dell’Angolo a partire dalle 17, che impasterà con i bimbi il pane più buono e sano, dando anche tanti suggerimenti ai più grandi.
Venerdì 16 maggio si festeggerà tutti insieme con la merenda Food Revolution Day alla Casa del Quartiere dalle 17 alle 19.
L’evento clou sarà sabato 17 maggio presso Casa Scaparone, un luogo speciale immerso nel verde, a due passi da Alba (CN), con la Food Fair del Food Revolution Day. Da segnalare la partecipazione di Riso Gli Aironi, fornitore ufficiale del riso arborio del brand JamieOliver nel mondo e, scusate se è poco, di tre bravissime foodblogger: Anna di Cucina Precaria, Francesca di The Sweet Side of The Moon e la sottoscritta Me Medesima di Ricette di Cultura!!
Saremo lì con le mani (pulite!) nel cibo, a pasticciare e a dare qualche consiglio!
Trovate qui qualche altra informazione.
I contatti per tutti i vostri dubbi e per prenotare sono:
Marcela Senise – La Foodsitter – cellulare: 393 4171 550 – email: mangiachetifabenebimbo@gmail.com
Adesso vi passo la ricetta del mio pane, che doveva avere il punto di forza del miele nell’impasto, e vi aspetto, naturalmente, sabato a partire dalle 11,00!
La ricetta: Panini-brioche integrali al miele e lime

180 g di farina manitoba
100 g di farina integrale
140-150 g circa di latte intero (dipende dall’assorbimento della vostra farina)
1-2 g di lievito di birra disidratato
1 uovo bio
60 g di miele d’acacia
25 g di burro a temperatura ambiente
1 pizzicone di sale
la buccia di 2 lime
1 lime a fettine sottilissime per le decorazioni
latte e zucchero di canna per la superficie dei paninetti

Ho sciolto il lievito in una tazzina di
latte tiepido con un cucchiaino di miele, presi dal totale. Ho lasciato
riposare circa un quarto d’ora.
Nel frattempo ho pesato tutti gli altri ingredienti e fatto scaldare il
restante latte con il miele e la buccia grattugiata del lime.
Ho messo nell’impastatrice il lievito ed ho iniziato ad aggiungere la
farina a cucchiaiate, alternandola con il latte e miele. A impasto
formato ho aggiunto l’uovo ed ho continuato ad impastare.
Poi ho iniziato ad aggiungere il burro a piccoli pezzettini, aspettando
che ogni pezzettino si assorbisse, prima di aggiungere il successivo. Ho
finito con il cucchiaio di farina tenuto da parte e ho fatto incordare
l’impasto. Con la farina integrale sarà un po’ più difficile.
Ho riposto il mio panettino di impasto in frigo e lasciato riposare per tutta la notte.
Al mattino l’ho tirato fuori dal frigo e riportato a tempertura
ambiente. Poi l’ho sgonfiato e suddiviso in 12 porzioni tra i 40 e 50 g
ciascuna.
Ho impastato su se stessa ogni pallina, strettamente, per farle prendere
forza, l’ho pirlata sul piano e poi messa distanziata dalle altre su
una teglia coperta da carta da forno.
Ho atteso il raddoppio, spennellato con latte tiepido e decorato con una
fettina di lime, spessa 1mm, cosparsa poi di zucchero di canna.
Ho infornato a 190°, forno statico, per circa 14 minuti.

I panini si possono riscaldare per 5 minuti a 50°C prima di consumare, tornano sofficissimi!
Sono perfetti con le marmellate di agrumi! 😉

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Gnocchi di ricotta con sugo di pomodoro costoluto di Pachino IGP

Parliamo ancora una volta di pomodoro di Pachino IGP. Questa volta il protagonista è il costoluto.
Si tratta di un pomodoro grande, rispetto ai cugini ciliegino e tondo
liscio, con le coste molto marcate – da cui, appunto, il nome – e con un
bel pizzetto appuntito nella parte più bassa. Il periodo ottimale per
la produzione della tipologia è l’inverno – non dimenticate che a
Pachino siamo nell’estremità più a sud della Sicilia – e per questa
ragione sta pian piano tendendo a sostituire, nelle preferenze degli
italiani, il tondo insalataro per il consumo crudo. Viene colto ancora
di un bel verde brillante, che diventa rosso con la maturazione. Il
pomodoro costoluto richiede un terreno dall’alta salinità, per esprimere
tutta la sua aromaticità.
Come detto è ottimo per il consumo in insalata, soprattutto
quando è verde o sta appena virando verso il rosso. Quando è più maturo
diventa un ottimo pomodoro da sugo
.
Io l’ho utilizzato per creare un sugo semplicissimo di pomodoro fresco
con cui ho condito i classici gnocchi di ricotta, facilissimi da fare e
perfetti come piatto unico. Pochissimi ingredienti per una ricetta di
grande soddisfazione.

Ho letto che queste polpettine di ricotta sono tradizionali
calabresi, ma io le ho sempre mangiate preparate da mia mamma, sarda,
che ha imparato a farle da sua madre…qualcuno sa dirmi qualcosa di più? 😀
La ricetta: Gnocchi di ricotta con sugo di pomodoro costoluto di Pachino IGP

250 g di ricotta
40 g di pecorino grattugiato
1 tuorlo
pangrattato qb
3-4 pomodori costoluto di Pachino IGP
olio extravergine di oliva
sale
4-5 foglie di basilico
Per il sugo: incidere la buccia dei pomodori, sbollentarli per 5
minuti, lasciarli raffreddare e sbucciarli. Passarli al passaverdure.
Affettare finemente una cipolla, farla rosolare in due cucchiai d’olio
extravergine; poi aggiungere il pomodoro e lasciar cuocere per mezz’ora.
Regolare di sale ed aggiungere le foglie di basilico.
Per gli gnocchi: in una ciotola mescolare la ricotta con un pizzico
di sale, l’uovo, il pecorino grattugiato e tanto pangrattato quanto
serve a dare una consistenza lavorabile. Formare tante palline della
grandezza di una noce.

Portare ad ebollizione una pentola d’acqua e sbollentare gli gnocchi, poi passarli in padella nel sugo preparato in precedenza.


Le altre ricette con i pomodori di Pachino IGP le trovate qui:


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La Quiche Lorraine per il Calendario La France à Table

Per il calendario culinario La France à Table nel mese di maggio ci fermeremo in Lorena.
Una regione di confine… anzi, di più, l’unica regione della Francia che confina con ben tre nazioni diverse:
Belgio, Lussemburgo e Germania. Il primo tentativo di annessione della
Lorena da parte dei francesi fu sotto il re Luigi IV nel X secolo d.C.
Tentativo fallito, perchè frenato da Ottone, imperatore del Sacro Romano
Impero di Germania.
La storia vede numerosi altri tentativi,
ufficializzati solo con il Trattato di Versailles, alla fine della
Grande Guerra quando la Lorena diventa definitivamente francese, per poi
sopportare per 4 anni una nuova occupazione tedesca, durante la Seconda
Guerra Mondiale.
Se la storia della Lorena riporta pochi
fatti di rilievo se non cambi di dominazione e guerre, è la storia
dell’arte a vedere qui un capitolo importante. Nancy, la città più importante e capoluogo della regione vide infatti nascere il movimento dell’Art Nouveau, detto anche, appunto, Scuola di Nancy (o Style Guimard, o Style 1900).

Villa Majorelle a Nancy
Maison Hout a Nancy
Il movimento, che finì per interessare pittura, architettura e arti applicate, prese origine dalla corrente anglosassone dell’Arts and Craft,
nata come ribellione all’oggetto prodotto in serie e che vedeva la
salvezza del gusto moderno nelle mani degli artigiani. Proprio da questi
assunti iniziò a svilupparsi l’Art Nouveau, che raggiunse l’attenzione del grande pubblico all’Esposizione Universale di Parigi del 1900.
Senza rinnegare la modernità, come era accaduto per l’Arts and Craft,
anzi utilizzando ampiamente il litocemento ed altri materiali “nuovi”.
Altra spinta fondamentale per lo sviluppo di questa corrente fu l’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna, che si svolse a Torino nel 1902. Fu la prima esposizione ad incentrarsi sulle arti decorative e venne inaugurata al parco del Valentino proprio nel maggio di 112 anni fa.
Ora, scusate la parentesi e permettetemi di vestirmi di sano orgoglio
torinese: qui si parla della mia città! Sebbene non sia rimasto nulla
dei padiglioni espositivi che amplificarono a livello mondiale lo stile
più rappresentativo di quegli anni, Torino ne fu profondamente
influenzata, tanto che gli edifici costruiti intorno a quegli anni ne
portano ancora oggi gli evidentissimi segni: decorazioni floreali
dipinte, bovindi, vetrate colorate, ringhiere che ricordano tralci di
fiori, linee sinuose che incorniciano le finestre, uso del litocemento,
del ferro battuto, dei colori pastello.
Ecco, tutto ciò ebbe origine proprio a Nancy, dal genio creativo di alcune personalità quali Emile Gallé, Victor Prouvé, Louis Majorelle, Antonin Daum ed Eugène Vallin.
Erano tutti specializzati in diverse branche delle arti applicate e
proprio la loro poliedricità fu la loro forza. I loro ateliers furono i
primi edifici a mostrare al pubblico lo stile Art Nouveau, che poi i più
lungimiranti vollero nelle proprie case. Qui sotto alcune delle loro
creazioni d’arredamento.

 

Venendo alla gastronomia, i fatti storici
che hanno segnato la regione si sono ripercossi naturalmente anche
sulla cucina. Un esempio è proprio la ricetta di questo mese: pare che la parola quiche derivi proprio dal tedesco Kuchen, espressione che significa “torta”.
La ricetta originale risalirebbe al XVI secolo,
quando questa torta era ancora preparata con un fondo di pasta
lievitata, farcita con pancetta affumicata, uova e panna liquida. Oggi è
uso comune aggiungere anche del formaggio grattugiato.

La ricetta: Quiche lorraine
200 g di farina
100 g di burro
1 pizzico di sale
4 uova
200 ml di panna
200 g di pancetta affumicata
pepe e noce moscata.

Preparare la pasta brisé con la farina con un pizzico di sale e il
burro a pezzetti, aggiungendo un po’ d’acqua fredda fino a formare un
impasto lavorabile. Lasciarlo riposare al freddo per circa mezz’ora.
Nel frattempo far sciogliere in padella il grasso della pancetta e quando si sarà asciugata un po’, mettere da parte.
Stendere la pasta e collocarla in uno stampo imburrato. Disporre sul fondo la pancetta affumicata.
Preparare il ripieno sbattendo le uova con un pizzico di sale, pepe e
noce moscata. Aggiungere la panna e poi versare il tutto sul fondo di
brisé con la pancetta.
Infornare in forno già caldo a 190° per circa mez’ora, fino a completa doratura.

 
 
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Trancetto di Apple Cake a modo mio, gluten e lactose free: un esperimento!

Che la Bolzano Apple Cake sia da qualche mese a questa parte la mia torta di mele preferita è un dato di fatto…
Che ci tenessi a partecipare al contest di Andante con gusto è un altro:
ho visto talmente tante proposte “senza” golose e gustose che non
cimentarmi sarebbe stato davvero un peccato.
E quindi arrivo con l’accelerato delle 20,50 per mandare anch’io una proposta.
Ho reinventato la Bolzano Apple Cake, la
celebre torta dello chef Scott Carsberg, tutta burro e felicità,
rendendola una gioia anche per chi è intollerante al lattosio, usando la
crema di cocco. Ho sostituito la farina di grano tenero con grano
saraceno e maizena per farla gustare anche ai celiaci.
Lo chef dice che questa torta si presenta come un muro di mele e in
effetti è così: tanti strati sottilissimi di mela, resi omogei da una
malta di torta, che però non sovrasta assolutamente il sapore dolce
acidulo delle mele verdi. Nella versione originale è la migliore torta
di mele che io abbia mai preparato. In questa versione “senza” è forse
ancora più buona e saporita.
Alcune note “tecniche” sono essenziali:
– l’acqua di cocco è il liquido biancastro contenuto nelle noci di cocco giovani;
– il latte di cocco è prodotto da polpa di cocco (fresca o essiccata) e acqua calda;
– la crema di cocco è prodotta con meno acqua, rispetto al latte di
cocco e quindi più densa ed è la parte che nelle lattine acquistabili
nei supermercati meglio forniti o nei negozi di alimentari orientali,
resta in superficie.
Il latte e la crema di cocco si possono
prepararare anche a casa, a partire dal cocco fresco o dal cocco
disidratato che è facilmente reperibile: bisogna coprire 100 g di cocco
essiccato (oppure 200 g di fresco, grattugiato) con 1/2 litro di acqua
calda, lasciarlo riposare e poi filtrare il tutto, per ottenere il
latte. Con meno acqua si dovrebbe ottenere la crema. Io questa volta ho
utilizzato una lattina di latte di cocco acquistata al Lidl, ma proverò
anche a fare l’esperimento dell’autoproduzione!
Il latte di cocco non contiene lattosio;
contiene invece acido laurico, contenuto anche nel latte materno, che ha
numerose proprietà per lo sviluppo del cervello e la salute delle ossa.
I grassi saturi del latte di cocco sono facilmente metabolizzati dal
nostro organismo e per questa ragione è facilmente digeribile.
Visto che è cambiato il tipo di farina,
l’aroma principale e la parte grassa utilizzata, ho battezzato questa
torta con il mio nome…me lo merito, no? 😀
 
La ricetta:

Apple Cake gluten free e lactose free

(per una teglia rettangolare 20x18cm)
2 mele verdi Granny Smith grandi (o 3 piccole)
120 g di zucchero di canna
1 tuorlo e 1 uovo grande
la buccia grattugiata di 1 limone
170 g di crema e latte di cocco (prendere la parte più solida della lattina ed aggiungere, se occorre un po’ di latte di cocco)
40 g di farina di grano saraceno
20 g di maizena
olio vegetale per spennellare la teglia

Mescolare le due farine e metterle da parte.
Sbucciare le mele ed affettarle a 1 mm di spessore con la mandolina. Se
non l’avete, utilizzate un pelapatate, devono essere molto sottili.
Irrorarle con il succo di limone per non farle annerire.
Montare l’uovo e il tuorlo con lo zucchero. Aggiungere la buccia di limone e il latte e crema di cocco, mescolando con cura.
Aggiungere le farine setacciate, mescolando per non formare grumi.
Aggiungere infine le mele, rigirandole nell’impasto per farlo aderire su tutti i lati.
Spennellare la teglia rettangolare con l’olio vegetale e mettervi dentro l’impasto.
Infornare subito, in forno già caldo a 180° e e far cuocere finchè la superficie non è ben dorata.
Lasciare raffreddare nella teglia. La
torta di staccherà da sola dal fondo. Tagliare a trancetti rettangolari,
spolverando di zucchero a velo o zucchero di canna. Si può mangiare
fredda, oppure leggermente intiepidita.

Con questa ricetta partecipo al contest È senza? È buono! di Patty “Andante con Gusto” e “Cose dell’altro pane” nella categoria prodotti da colazione.

contest andante con gusto
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