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# 5 – Calendario dell’Avvento – Carmignanini

La casellina di oggi del calendario dell’avvento è dedicata a Simona’s Kitchen che ha un blog che amo e che l’anno scorso, più o meno in questa stagione, grazie alla scusa del suo contest, mi ha dato la possibilità di andare a spasso per la mia città a fotografare un monumento che adoro, in una giornata freddissima e assolata come quella di oggi!
Al mio post sono poi arrivati dei premi, dei libri graditissimi, e una bellissima lettera dell’editore Claudio Martini, che mi ha commosso, e che mi ha incoraggiato a continuare la bellissima avventura del blog, regalandomi indirettamente tante altre bellissime soddisfazioni.
Il tempo è passato…ma da uno di quei libri ho voluto recuperare una ricetta adattissima a questo periodo. 
Dovete sapere che nel territorio pratese esiste una Strada dei Biscotti. Noi qui in Piemonte abbiamo la Via Francigena e la Via del Sale… loro hanno la Strada dei Biscotti: un percorso (che mi immagino profumato! ;)), che si snoda attraverso la Val di Bisenzio, i comuni di Prato e Montemurlo e poi i territori di Poggio a Caiano e Carmignano. Ognuno di questi luoghi ha i suoi biscotti tipici che sono stati raccolti, con tutte le varianti, in un libricino distribuito anche dalla Provincia di Prato. 
L’arrivo del Natale e la necessità di comporre dei piccoli doni per le persone care, rende questo librino particolarmente prezioso!!
Per questa occasione ho scelto un biscotto tipico di Carmignano, il Carmignanino.
Carmignano un tempo era detta Carmignan de’ fichi e i suoi fichi secchi, diventati prodotto agroalimentare tipico e presidio SlowFood nel 2001, cominciarono ad essere citati ufficialmente già dal XV secolo dal mercante Francesco Datini. Negli anni ’50 la coltivazione di questo prodotto cadde in disuso, come accadde per molti altri prodotti scarsamente produttivi. Oggi vengono valorizzati e fatti conoscere grazie a Benvenuto Fico Secco, la fiera che si svolge a fine ottobre, anche se un tempo la messa in commercio ufficiale avveniva proprio ai primi giorni di dicembre.
I fichi di Carmignano sono un’eccellenza che bisogna assaggiare almeno una volta nella vita, ma anche se in questo momento non li avete a disposizione, nulla vi vieta di provare a fare (e, se volete, regalare)  i Carmignanini che sono semplicissimi e una vera delizia.
La ricetta: I Carmignanini
100 g di burro
100 g di zucchero
2 tuorli d’uovo
200 g di farina
1 pizzico di sale
la punta di un cucchiaino di lievito per dolci
vaniglia (qualche semino schiacciato o qualche goccia di essenza)
marmellata di fichi
250 g di fichi secchi (1/4 di fico per ogni biscotto)
Ho lavorato insieme burro e zucchero. Ho poi aggiunto i tuorli d’uovo.
Quando si era formata una crema omogenea ho amalgamato all’impasto la farina, il sale, il lievito e la vaniglia.
Ho formato una palla di impasto e l’ho lasciata riposare per circa 1 ora.
Ho ricavato una sfoglia alta 3-4 mm e vi ho ritagliato tanti cerchi del diametro di 4 cm. Su ogni cerchio ho spennellato la marmellata di fichi leggermente diluita e poi li ho accoppiati a due a due con 1/4 di fico secco al centro.
Ho fatto cuocere in forno caldo a 180° per circa 10 minuti.
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# 4 – Calendario dell’Avvento – Nuvole d’Uovo

E’ arrivato il momento di cominciare a pensare a cosa cucineremo per le Feste. Non fate come faccio io di solito, organizzatevi per tempo, così potrete pianificare la spesa e le vostre mosse in cucina, e sarà molto meno stancante.
Quest’oggi vorrei darvi un’idea per la cena della sera della vigilia…normalmente la vigilia si mangia di magro ed è bandita la carne. Ma per chi festeggia soprattutto la sera prima di Natale anche la cena di magro deve essere speciale.
L’antipasto che vi propongo è sostanzioso, quindi basta da solo ad introdurre un primo di pesce, magari i classici spaghetti alle vongole; è caldo e confortante, se i vostri ospiti arriveranno da fuori e dal freddo; è di sicuro effetto visivo, in realtà con il minimo sforzo, ed è vegetariano.
Le uova cucinate in questo modo ho imparato a farle dallo chef Enrico Calvi del ristorante Salvo Cacciatori di Imperia, in occasione della mia visita all’azienda Fratelli Carli. Lui le serve  sopra una fonduta e con scaglie di tartufo; io, molto più parca, le ho accompagnate da chips di topinambour, ma se potete…niun vi vieta di copiarlo!!! 😉
Allo stesso modo la crema di funghi io l’ho fatta low cost con degli champignons crema, ma se volete osare utilizzate una parte di porcini.

La ricetta: Crema di funghi con nuvola d’uovo e chips di topinambour
(6 porzioni)
500 g di champignons crema
1 spicchio d’aglio
500 ml di brodo vegetale fatto con (cipolla, carota, sedano e una piccola patata)
sale
pepe
olio
formaggio a pasta dura tipo provolone
6 uova
6 topinambour piccoli
olio di arachidi per friggere

Ho pulito e tagliato a pezzi grossi i funghi. Li ho messi a rosolare in una pentola con lo spicchio d’aglio sbucciato, rimestando con un cucchiaio di legno. In cottura tireranno fuori da soli un po’ d’acqua. Se non dovesse bastare aggiungere un mestolo di brodo. Quando i funghi erano morbidi ho aggiunto ancora un po’ di brodo e ho passato al minipimer fino ad ottenere una crema densa. Ho aggiunto il brodo restante e ho messo sul fuoco, insaporendo con il sale e un’ulteriore filo d’olio evo; alla fine ho aggiunto anche la patata che era servita per il brodo, schiacciata finemente con la forchetta.
Questo passato si può preparare anche con un giorno d’anticipo e tenere in frigo per poi riscaldarlo all’ultimo minuto.

Ho sbucciato i topinambour e li ho tagliati a fettine sottilissime. Li ho fritti in olio bollente, ho regolato di sale e tenuto al caldo.

Ho separato i rossi dagli albumi, facendo attenzione a non rompere i tuorli. Ho montato l’albume a neve fermissima con un pizzico di sale e pepe bianco. Nei pirottini di silicone da muffin (quelli grandi) ho deposto un po’ di albume montato a neve. Con il dorso di un cucchiaino ho creato una conchetta e vi ho deposto delicatamente un tuorlo, ho ricoperto con altro albume facendo in modo che si fondesse con l’albume sottostante. Ho infornato le nuvole in forno caldo a 190° per 3/4 minuti. L’albume deve risultare asciutto all’esterno. 
Io ho usato i pirottini in silicone, ma credo che si possa fare anche con quelli in alluminio avendo cura di imburrarli. Prima di sformare tenere per 1 minuto fuori dal forno, l’albume si ritrarrà leggermente rendendo più facile la sformatura.

Sulla crema di funghi ci sta bene anche una grattugiatina di formaggio. 😉

Comporre velocemente i piatti e servire il tutto caldissimo!!

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# 3 – Calendario dell’Avvento – Confettura Apple Pie

Oggi è il giorno della marmellata più natalizia che ci sia!! E’ la confettura all’apple pie, ovvero mele, uvetta e cannella. E’ perfetta per finire su un letto di pasta frolla, ma anche per essere adagiata semplicemente su una bella fetta di pane rustico. Se la preparate per regalarla l’ideale è accompagnarla con un tè alle spezie o, se volete fare tutto in casa, con un pagnottone di Grant che è perfetto per contrastare con la dolcezza della confettura.
La ricetta: Confettura di mele, uvetta e cannella
1 kg di mele (pesate già sbucciate)
500 g di zucchero (600 g, se di canna)
100 g di uva passa
1 limone
cannella q.b.
Pulire le mele e tagliarle a pezzetti. Mescolarle in una pentola capiente con lo zucchero e il succo di un limone. Coprire con pellicola e lasciare riposare in frigo una notte. Il giorno dopo mettere sul fuoco, aggiungere l’uva passa e portare a cottura. Quando i succhi cominciano ad essere densi aggiungere la cannella a piacimento. Riempire i barattoli sterilizzati con la confettura calda, badando che non si formino bolle d’aria e capovolgere per mezz’ora/un’ora finché non si forma il sottovuoto.

Amici del vetro, tornate a trovarmi perché durante l’Avvento arriveranno altre ricette in barattolo!!! 😉

Ne approfitto anche per ricordarvi che sono ancora in gara nella sfida dei colori sul blog di Paola: potere votarmi a questo link!

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# 2 – Calendario dell’Avvento – L’ora del té

Dopo gli eventi virtuali di ieri, quest’oggi vi segnalo un evento reale, una degustazione di tè e biscotti che si terrà in una vera erboristeria…per una volta non dovrete accontentarvi di guardare le foto e immaginare i sapori e i profumi.
L’evento si preannuncia carico di magia. 
Melissa è un’erboristeria con salotto e questo, per me, vuol già dire un luogo speciale. Si trova «a 65 passi dalla Mole Antonelliana» in via Gaudenzio Ferrari 4, a Torino.
Domani dalle 15 alle 19, Melissa proporrà tre té deliziosi con tre biscotti speciali, studiati proprio per tre momenti speciali.
Il primo è un tè Ceylon con note di pino e mirtilli ed è pensato per un momento di relax con  copertina e calzini caldi sul divano.
Il secondo è un té Darjeeling con note di fiori d’arancio ed è stato scelto come momento di condivisione con la persona del cuore.
Il terzo è un té Ceylon con note fruttate e di karkadè, adatto per una serata tra amici.

I biscotti sono stati studiati per l’occasione da Maurizio di Torino By Gnam… Non siete curiosi di scoprire cosa si è inventato??
Potrebbe essere una buona occasione per comprare già qualche pensierino per Natale!!
Io passerò sul tardi…spero di trovare ancora qualche biscotto!! 😉

***le immagini dei tè sono prese in prestito da MelissaTorino e TorinoByGnam.

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# 1 – Calendario dell’Avvento – Fotografia

Con il primo di dicembre ha inizio il mio percorso dedicato al Natale. Dedicherò ai miei lettori un pensiero ogni giorno, come in un virtuale calendario dell’avvento…e se vi state chiedendo se cercavo di essere originale la risposta è no! Questa volta sarò tradizionale!! 😉
Non sempre si tratterà di ricette, talvolta saranno eventi scovati in giro per la rete o per la mia città, ma l’attesa del Natale farà sempre da filo conduttore!
Restando in tema, oggi voglio segnalarvi due iniziative che partono insieme, su Instagram, proprio oggi e proprio come un calendario virtuale si snodano per tutto il mese.
La prima viene dal blog Zelda Was A Writer, che con P’tit ci invita mediante Instagram a condividere «1 foto al giorno in cerca delle piccole gioie di dicembre». 
La raccolta di immagini dura fino al 31 dicembre. L’hashtag con cui taggare le foto su Instagram sono #ptit2012, #ptitday1 (dove il numero cambia ogni giorno) e #zeldawasawriter.
La seconda iniziativa nasce proprio su Instagram da @zuccaviolina e @thelapisu. Partendo dal Club del Natale a Settembre, ora le ragazze hanno pensato di dar vita ad un calendario dell’avvento collettivo: «grazie al quale condivideremo l’attesa con gli altri Igers amanti del Natale, in un crescendo sempre più festoso e scintillante
Ogni giorno avrà un tema ben preciso, fino al 25 dicembre, ma chi parteciperà almeno per il 50% dei temi proposti, concorrerà alla vincita di un premio. Gli hashtag sono #ilclubdelnataleasettembre e #ilcalendariodelclub2012.
Dunque, #Instagramlovers, forza!! Alla ricerca dello scatto che fa la differenza!! 😉

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Sta per arrivare il Nocciola Day…

Oggi si parla di nocciola, ma non di una nocciola qualsiasi, ma della Nocciola Italiana. In Italia esistono ben tre qualità di nocciola a marchio europeo: la Nocciola Piemonte IGP, la Nocciola di Giffoni IGP e la Nocciola Romana DOP; in realtà sul territorio italiano le qualità di nocciola sono innumerevoli e quindi rappresentano per noi un patrimonio preziosissimo da salvaguardare. Perché accontentarsi di una nocciola qualsiasi quando si possono avere le nocciole italiane?

Per questo è stato indetto il Nocciola Day!! Il 15 dicembre 2012 sarà la Giornata Nazionale della Nocciola, un evento realizzato con il patrocinio e la collaborazione del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e di Res Tipica Anci
Si può aderire alla giornata e diffondere il messaggio sottoscrivendo il Manifesto del Nocciola Day.

La nocciola non è solo un buonissimo prodotto italiano, ma è anche un frutto che fa bene, per questo il Nocciola Day è sostenuto anche dalla Food Revolution di cui avevo già parlato qui e qui.
Anch’io divento in questa occasione un’ambasciatrice della Nocciola Italiana con una ricetta salata davvero gustosa con cui partecipo al contest indetto per il Nocciola Day
Io ho usato le Nocciole Piemonte IGP. 
Non casuale è l’utilizzo del Taleggio in abbinamento; si tratta di un formaggio a marchio DOP prodotto in alcune zone della Lombardia, del Piemonte e del Veneto.
La farina di mais dà una certa ruvidità e consistenza alla sfoglia, il gusto è molto ricco, addolcito dalla presenza della zucca nel condimento. La pasta, grazie alla presenza della farina di mais è decisamente sostanziosa, una porzione normale consta di due ravioli così grandi, o tre più piccoli.

La ricetta: Raviolone di farina di mais con Taleggio e Nocciola condito con zucca croccante al rosmarino.


(dosi per circa 7/8 ravioloni  )
100 g di farina bianca
50 g di farina di mais
1 uovo 
1 tuorlo
sale
170 g di Taleggio DOP
50 g di Nocciole Piemonte IGP (tostate e liberate dalla pellicina)
olio d’oliva extravergine
250 g di zucca
1 rametto di rosmarino
3 fette di Strolghino di Culatello tagliato a listarelle

Preparare la pasta mescolando le due farine con un pizzico di sale. Aggiungere i due tuorli e gradualmente l’albume finchè viene assorbito dall’impasto (potrebbe non occorrere tutto!).
Lavorare la pasta per pochi minuti, avvolgerla con pellicola e lasciarla riposare mezz’ora.
Pulire la zucca e tagliarla a fettine sottili e di circa 2 cm di lato, eliminando tutta la buccia. 
Tritare le nocciole grossolanamente.
Stendere la pasta in sfoglie sottilissime e ricavare in ogni sfoglia dei cerchi di 10 cm di diametro. Su metà dei cerchi deporre una fettina di taleggio e qualche scaglia di nocciola (lasciandone un po’ per la rifinitura finale).
Chiudere i ravioli, inumidendo i bordi e schiacciandoli con i rebbi di una forchetta.
Portare a bollore abbondante acqua e nel frattempo preparare il condimento.
In una padella mettere un giro d’olio evo e poi lasciarvi ammorbidire la zucca, senza che cuocia completamente, deve restare un po’ croccante. Aggiungere il rametto di rosmarino e salare leggermente.
Lessare i ravioloni e poi ripassarli in padella con la zucca e l’aggiunta di una spolverata di nocciole tritate.
Decorare i piatti con qualche listarella di salame.

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Pie Autunnali per la Sfida dei Colori

Sono giunta al secondo round colorato nel Contest di Paola

Questa volta il colore che mi è toccato è questo qui: 
Sembra facile…un marroncino che vira verso il rosa…
Ho pensato di usare la farina di grano saraceno per dare al mio impasto una tonalità bella calda, ma visto che le ricette devono essere anche buone oltre che colorate ho puntato su un ripieno che sa tutto d’autunno!!
Ecco, alla fine la macchina fotografica e la luce non mi hanno agevolato nella resa del colore che è più marroncino che rosa, però le tortine sono buonissime e rustiche al punto giusto, con un impasto croccante e corposo che lascia poi il posto al ripieno morbido e dolce-piccante di zucca e broccoli.
La ricetta: Pie autunnali di farina di grano saraceno ripiene di zucca e broccoli.
per la brisé al grano saraceno:
50 g di farina 0
50 g di farina di grano saraceno
3 cucchiai d’olio extravergine di oliva
acqua ghiacciata q.b
sale
per il ripieno:
150 g di broccolo
1 acciuga
1 spicchio d’aglio
peperoncino
150 g di zucca già privata della buccia
1/2 cipolla bianca
100 g di stracchino
sale
Ho preparato la brisé, mescolando le due farine con un pizzico di sale e aggiungendo prima l’olio e poi l’acqua ghiacciata fino ad ottenere un impasto morbido e consistente che ho messo a riposare in frigo avvolto in pellicola.
Ho sbollentato broccolo e zucca, poi ho diviso le cimette e tagliato la zucca a dadi di 1,5 cm di lato.
Ho passato il broccolo in un padellino con un filo d’olio, 1 acciuga e del peperoncino, regolando poi di sale.
In un altro padellino ho fatto imbiondire la cipolla con un filo d’olio, poi l’ho scolata e messa da parte, facendola intiepidire. Nello stesso padellino ho insaporito la zucca, regolando di sale.
La cipolla intiepidita l’ho mescolata allo stracchino.
Ho ricavato dalla brisé una sfoglia sottile e vi ho ritagliato dei cerchi di 12 cm di diametro. Ho foderato degli stampini grandi da muffin con la pasta e in ognuno ho messo 1 cucchiaio di stracchino con la cipolla, la zucca e poi i broccoli, ricoprendo con le strisce restanti di pasta brisé.
Ho infornato a 180° per 20 minuti o poco più, finché la brisé non era leggermente dorata.
Ho accompagnato con topinambour sbollentati, tagliati a fettine e insaporiti con un misto di erbette provenzali, e olio evo.
Con questa ricetta partecipo al secondo round del contest di Paola del blog Nastro di Raso  “Tutti i Colori del Cibo“. A questo link potete votare la mia ricetta con un semplice click… se vi va! 😉
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Monferrato2Taste, un Monferrato da gustare

Ecco giunto il momento di mettere nero su bianco quella che è stata la bellissima avventura del Monferrato2Taste. Un gruppetto di foodblogger, grazie alla Borsa Internazionale del Turismo EnoGastronomico e all’Ente Turistico di Alessandria, accompagnate dal brio energico di Lara Bianchi e dalla dolcezza scoppiettante di Lisa Devincenzi di Alexala, con la compagnia anche di Emanuela Sarti nella giornata di sabato, hanno avuto la possibilità di conoscere meglio zone, prodotti e produttori del Monferrato alessandrino: io ero tra di loro, con Valeria, Anna, Lia e Ale.
All’arrivo ad Alessandria, dopo una breve sosta al nostro hotel, Alli Due Buoi Rossi, antico edificio in pieno centro, siamo partite per la visita alla città con le nostre guide Lisa e Lara.
Alessandria mi ha lasciato la sensazione di una città dall’aria distinta ed elegante. Molti i palazzi signorili che danno un volto compiuto alle sue strade dritte, sebbene le origini della città siano medievali. Le sue vie e le sue piazze sono piene di storia, come tutte le città a cui ho promesso amore incondizionato. Impossibili da dimenticare l’imponente Palazzo Rosso con i suoi tre quadranti e il galletto segnavento, Palazzo Ghilini di Benedetto Alfieri, il campanile art decò del Duomo, il mosaico del futurista Gino Severini sulla facciata della sede delle Poste e Telegrafi, la statua di Andrea Vochieri con la mano sul petto. Peccato non aver potuto fare foto a causa del buio, ma sono tutte cose che dovreste vedere!!! 
Non importa che l’aria sia pungente e gravida di nebbia; passeggiamo tra le strade eleganti e diritte del capoluogo monferrino e, mentre ascoltiamo i racconti di Lisa, ci perdiamo in un limbo senza tempo. <<Alessandria è una comoda poltrona: ti siedi e ti addormenti>>, diceva Umberto Eco, sbocconcellando la più famosa farinata della città.
Non è proprio così, ma l’atmosfera rilassata si sente.

Per l’aperitivo approdiamo al Mezzo Litro che, con la frizzante ospitalità di Monique Monica Moccagatta, promotrice del Capodanno Alessandrino che si festeggia alla fine dell’estate, fa da contraltare a questa rilassatezza. Provare il Napoleone, succo di mela e Cortese DOC del Monferrato, è d’obbligo, mentre divoriamo gli stuzzichini messi a disposizione.

Per la cena un altro posto caldo e accogliente ci attende, Il Grappolo dello chef Beppe Sardi, che sarà la nostra guida nella mattinata di sabato e il nostro maestro di cucina nel pomeriggio. 
E sono di nuovo sorrisi e chiacchiere sul cibo e su di noi, in un’atmosfera amichevole che subito si è instaurata anche senza conoscerci da lungo tempo. 
Assaggiamo gli agnolotti di Beppe – più che un assaggio era un piattone – e il bollito misto, un classico piemontese, accompagnato da ben 12 tra salse e sali aromatici. Il dolce ci lascia senza fiato, tanto siamo piene, e subito siamo pronte a ripartire alla volta dell’hotel, salutando Lara che non ci accompagnerà nel resto del tour.

La mattina seguente arriva Emanuela Sarti di BITEG. Insieme incontriamo Beppe Sardi alle 8 in punto, e con lui, e lo chef Mattia, ci avviamo alla volta dei negozi più tipici di Alessandria per fare la spesa per la nostra cena. Dalla Galleria Guerci al corso Lamarmora, Alessandria ha un’anima commerciale davvero spiccata. Tante le botteghe alimentari con prodotti di altissima qualità, tanti i caffè, le pasticcerie, le enoteche. In ogni negozio in cui entriamo Beppe ci illustra le eccellenze del territorio e, dove possiamo, assaggiamo, come il nostro status di foodies-foodblogger ci impone!!

Completata la spesa in Alessandria, con tanto di deliziosi Krumiri Rossi, ci dirigiamo verso il caseificio Adorno, in località Cravarezza, che è anche fattoria didattica. Per gustare al meglio un prodotto bisogna conoscerlo, e sicuramente ora la Robiola di Roccaverano la apprezzeremo ancor di più. Visitiamo l’allevamento di capre e vacche e il caseificio ed assaggiamo i formaggi, anche la toma stagionata un anno e la mostarda d’uva.

A questo punto non ci resta che viaggiare in direzione Crevi per la visita all’Azienda Vinicola delle Sorelle Marenco. L’azienda è condotta ormai dalla 4°generazione dei Marenco, e loro portano con molto orgoglio il titolo di donne del vino. Anche qui abbiamo modo di assaggiare i vini, prodotti con passione e sacrificio, e i cibi messi a disposizione dalla cantina: il filetto baciato è una vera esplosione di sapore: si tratta di filetto a pezzo intero insaccato all’interno di una pasta di salame aromatizzata con sale, pepe, noce moscata, aglio e vino rosso.

La Scuola di Formazione Alberghiera di Acqui Terme ci attende; qui si svolge per noi una vera lezione di cucina, tenuta da Beppe Sardi, per la preparazione della cena della sera stessa. L’Istituto è enorme e l’aula che ci accoglie sembra per noi il paese dei balocchi.

Ecco cosa abbiamo preparato:

Baccalà alla Mediterranea
Insalatina  di petto di tacchino
Risotto al Cortese
Salamino del Mandrogno con cipolla rossa e vino rosso
Zabaione con Krumiri

Sullo zabaione, ormai stanche, è tutto un declamare di versi: 

Evviva i Krumiri
dolcezza squisita
che molce il dolore

e allieta la vita!

L’ultima giornata in giro per il Monferrato è dedicata al relax. Raggiungiamo Camino Monferrato e ci lasciamo coccolare dal Wine Resort & Spa Ca’ San Sebastiano, un agriturismo ricavato da un’antica cascina.

Le immagini parlano da sole e la sensazione provata entrando in questi luoghi è esattamente quella evocata dalle immagini. Un luogo sereno e senza tempo, dove il tepore e la tranquillità la fanno da padroni ed io mi sono immaginata, più che seduta in poltrona, in una cucina come questa a preparare una cenetta degna di un re.

Alla fine ci siamo fatte coccolare davvero: grande vasca idromassaggio con getto d’acqua fatto apposta per massaggiare la cervicale, sauna, e vinoterapia. 
Uscite dalla Spa, siamo andate a mangiare qualcosa…ormai avevamo preso il vizio! Il ristorante di Ca’ San Sebastiano è decisamente all’altezza. I piatti sono particolari e curati, e la menzione solenne va al loro delizioso brasato che letteralmente si scioglie in bocca.

Ormai è giunto il momento dei saluti. Alcune compagne di viaggio partono da lì per il rientro. 
Io, con Anna, ho il tempo di ascoltare ancora un bellissimo brano di Giovanni Goria, scovato da Lisa e perfettamente intonato all’occasione: si parla di convivialità ma non solo. 
Si parla tra le righe anche un po’ di noi che in tre giorni abbiamo conosciuto questo angolo del Piemonte di cui ancora si parla poco ma che è ricco di spunti turistici. E il bello è poter scoprire a tavola che non esiste un solo Piemonte, ma mille altri ancora sconosciuti ai più, basta saper assaggiare! 😉

NB. altre foto le trovate qui.

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Filetto di maiale con castagne e prugne per Mariangela Prunotto

Da tempo desideravo partecipare al contest di Cucina e Cantina e mi sono ritrovata davanti all’arduo compito di scegliere una delle confetture di Mariangela Prunotto. Se fate un giro sul loro catalogo potrete ben comprendere che non è semplice scegliere solo un gusto.
Dunque perchè la mia scelta è caduta proprio sulla marmellata di prugne? 
Mia nonna, sarda, era sarta e non è un gioco di parole!  Lei, finché l’età e la salute gliel’hanno concesso, cuciva tutto il giorno; a mano o a macchina doveva sempre avere le mani impegnate in qualche lavoro di cucito. 
Non era molto brava in cucina, e faceva un solo tipo di marmellata, proprio quella di prugne, con i frutti degli alberi accanto al nostro orto in Sardegna. 
La sua  marmellata di prugne, riconosciamolo,  non era la più buona dell’universo, perchè lei si stufava di stare davanti alla pentola a mescolare, ansiosa di rimettersi a cucire, e spesso se ne dimenticava. Quando aprivamo il vasetto, la sua marmellata sprigionava un buon profumo di prugne cotte, ma spesso, frutto di salvataggi di fortuna, aveva un retrogusto di “appiccicato”. Eppure il profumo della marmellata di prugne, la madeleine di Proust più indelebilmente scolpita nella mia memoria, mi riporta ancora oggi alle colazioni estive della mia infanzia, facendomi sentire un formicolio di piacere tra il cuore e lo stomaco.
Quando ho aperto il vasetto di confettura di prugne di Mariangela Prunotto ho sentito lo stesso profumo di allora, anche se il gusto è ovviamente molto più buono!! 
Per questa ragione l’ho scelta anche questa volta, abbinandola al filetto di maiale, in una ricetta composta tassello per tassello con i gusti che amo di più.

La ricetta: Filetto di maiale farcito con castagne e prugne con salsa alla confettura di prugne e dadini di mela cotta
1 filetto di maiale (circa 400g)
10 castagne
10 prugne secche denocciolate
1 mela grande
1/2 cipolla media
1 cucchiaino di senape di Digione
olio
sale
pepe
Per prima cosa ho sbucciato le castagne con l’aiuto di un coltellino e le ho messe a lessare in abbondante acqua. Per averle ben cotte ci vuole circa mezz’ora. Le ho lasciate intiepidire nell’acqua e poi ho tolto la pellicina.
Mentre le castagne cuocevano ho sbucciato la mela e l’ho tagliata a dadini e poi l’ho fatta cuocere a vapore sopra lo stesso pentolino.
Ho tagliato le prugne secche a fettine; nel caso fossero troppo asciutte conviene ammorbidirle in acqua calda per dieci minuti prima di affettarle.
Ho tagliato il filetto trasversalmente come fosse un panino, lasciando le estremità unite, e ho disposto nella piega interna un cucchiaio colmo di confettura di prugne. Ho farcito il filetto con le prugne a fettine e le castagne sbriciolate, ce ne vorrà circa la metà. Ho richiuso il filetto e l’ho legato stretto con lo spago da cucina.
In una pentola dal fondo spesso ho fatto ammorbidire la cipolla tritata sottile in 3 cucchiai d’olio extravergine.
Ho deposto in pentola il filetto e l’ho fatto sigillare da tutti i lati, l’ho salato e pepato. Poi ho aggiunto castagne e prugne a pezzi, avanzate dalla farcitura e colmato il fondo della pentola con un dito d’acqua. Ho coperto e proseguito la cottura, a seconda dello spessore del filetto dovrebbero bastare una ventina di minuti.
Nel frattempo ho messo in una ciotolina 3 o 4 cucchiai di confettura di prugne e l’ho mescolata con la senape di Digione. Io ho assaggiato per rendermi conto della piccantezza, ovviamente la senape non deve coprire il gusto delle prugne, quindi aggiungetela man mano.
Una volta che il filetto era cotto l’ho affettato delicatamente e disposto in un piatto accostando il sughetto di cottura con le prugne e le castagne e un cucchiaio di marmellata di prugne senapata. Io ho accompagnato la carne con la mela cotta a vapore, fatta riscaldare leggermente e condita con sale e un filo d’olio.

Con questa ricetta partecipo al contest di Valentina di Cucina e Cantina in collaborazione con Mariangela Prunotto.

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Tre contest molto allettanti!

Scrivo questo post per segnalarvi tre contest molto interessanti, che potrebbero allettare anche voi.
Primo fra tutti, il contest Torrone a Modo Mio, di Sperlari. Il contest è partito l’8 novembre scorso  e prevede la creazione di una o più ricette utilizzando il famoso torrone, nato nel 1836 a Cremona, un simbolo dell’italianità a tavola. Il torrone è natalizio per eccellenza, ma come molti dolci a base di mandorle arriva dal Medioriente.
Oggi Sperlari propone di sradicarlo dall’esclusiva tradizione natalizia e di farlo diventare un protagonista sulle nostre tavole anche fuori dal tempo festivo. Si tratta di reinterpretarlo in ricette sia dolci sia salate, dando un tocco di croccantezza ad ogni piatto. 
Il contest è stato lanciato con un evento molto allettante per noi foodblogger. Roberta Deiana, blogger e foodstylist, ha creato, presso la scuola di cucina Congusto a Milano, quattro golose ricette con il torrone Sperlari.
Ecco una foto delle sue elegantissime preparazioni:

Le ricette di Roberta Deiana per il lancio del contest “Torrone a Modo Mio”

Ora tocca a noi metterci alla prova: si potrà partecipare direttamente dal sito Sperlari fino al 31 gennaio 2013, con un massimo di 3 ricette al giorno, che verranno tutte pubblicate in un’apposita gallery all’interno del sito. 
Entro il 15 marzo verranno selezionate le migliori 5 ricette: la prima vincerà un weekend gastronomico per 2 persone in un hotel 4 stelle o in una dimora storica in Italia; le altre 4 sanno premiate con buoni acquisto del valore di 100 € ciascuno, spendibili su cucinaincasa.com.
Direi che le ragioni per partecipare a questo contest sono più che valide!! 😉

Il secondo contest che vorrei segnalarvi è riservato ai foodblogger. Nell’ambito di Food Revolution Milano (ve lo ricordate?), si sta per celebrare il Nocciola Day. Si tratta di elaborare una ricetta salata che contenga fra gli ingredienti le nocciole italiane. Le ricette dovranno essere pubblicate sul proprio foodblog seguendo tutte le indicazioni date dal sito web, entro il 30 novembre 2012, inviandole anche via mail a nocciolaitaliana@gmail.com e foodrevmilano@gmail.com, inserendo ricetta, foto o video, recapito telefonico e link alla pagina del proprio blog dove è stata pubblicata la ricetta.

Una giuria tecnica sceglierà le 5 ricette finaliste che saranno invitate al’evento del 5 dicembre in Cascina Cuccagna a Milano. Lì verranno degustate dagli ospiti e votate. La ricetta che si classificherà prima vincerà un weekend in uno dei territorio della Nocciola Italiana, offerto dall’Associazione Città della Nocciola.

Terzo e ultimo: Il Paesaggio con Gusto – Le Ricette, in realtà si tratta di una raccolta. E’ aperta a tutti ed è promosso dal FAI, Fondo Ambiente Italiano, in collaborazione con Fondazione Cariplo. Questa volta i protagonisti sono il latte e i prodotti lattiero-caseari del territorio lombardo. Tutte le ricette dolci e salate sono ammesse, purchè si scelgano prodotti dalla carta degli ingredienti.
La ricetta si può inviare tramite modulo online, facebook o email (ricettario@fondoambiente.it) fino al 15 gennaio. Le ricette verranno pubblicate sul sito e sulla loro pagina facebook e si potrà partecipare al convegno conclusivo del progetto “Il Paesaggio con Gusto” con, in più, una gustosa sorpresa.

ai fornelli, ricette tradizionali, storia & cultura

La Zuppa di Carote alla Crecy

La battaglia di Crecy fu una delle più importanti della Guerra dei Cent’anni, infatti il 26 agosto 1346 segnò la fine della cavalleria intesa in senso antico. Gli inglesi armati dei famosi longbow, gli archi lunghi, avendo una gittata decisamente superiore alle balestre usate fino a quel momento, evitarono lo scontro diretto, allungando le distanze tra gli eserciti nemici, e al tempo stesso abbatterono molta della cavalleria nobile francese, ancor prima che la battaglia entrasse nel vivo. 
La Francia schierava nelle sue fila tra i 50.000 e i 60.000 uomini, a seconda delle fonti dell’epoca, di cui circa 12.000 erano cavalieri, gli Inglesi erano poco più di 12.000 uomini, ma schierati a forma di cuneo lungo un terreno pianeggiante protetto ai lati da ostacoli naturali.
Ai primi lanci di frecce molti nobili francesi caddero dai cavalli feriti e furono costretti ad avanzare a piedi sotto il peso delle pesanti armature, mentre venivano nuovamente bersagliati dalle frecce nemiche. I balestrieri genovesi, sempre tra le fila francesi, non riuscirono a contrastare la potenza di fuoco.
Si racconta che il re Giovanni I di Boemia, saputo l’esito più probabile della battaglia, seppure ormai anziano e cieco, si fece legare al suo cavallo e si gettò verso l’esercito inglese urlando che prima di morire voleva combattere ancora l’ultima battaglia. Il giovanissimo Edoardo, principe di Galles, appena sedicenne e a capo di una delle sezioni dell’esercito inglese, ne rimase tanto colpito che volle per sé un’armatura uguale a quella del valoroso nemico. Il giovane “principe nero” venne anche immortalato dal pittore Julian Story in questa tela del 1888.
Al di là de La Manica, mangiare una zuppa alla Crecy significa commemorare questa celebre e drammatica battaglia, in Francia invece significa gustare le migliori carote del paese, proprio quelle di Crecy, in Piccardia, cucinate con una gustosa e confortante ricetta. La Potage Crecy viene affrontata anche da Julia Child nel suo Master of Frech Cooking e rappresenta un classico.
La zuppa può essere preparata con l’aggiunta di patate schiacciate  o con il riso per conferire cremosità. Io ho provato con il riso, che non modifica in alcun modo il sapore della zuppa e la rende molto sostanziosa senza alterare in alcun modo il sapore delle carote.
La ricetta: Zuppa di carote alla Crecy

(per 2 persone)
300 g di carote
1 cipolla
2 cucchiai di riso originario o comune da minestra
500 ml di brodo vegetale
olio extravergine di oliva 
sale
pepe bianco
era cipollina 

Ho preparato il brodo vegetale con carota, patata, cipolla, aglio e prezzemolo in acqua con olio e sale.

In una casseruola ho messo la cipolla tritata finemente, con un giro d’olio e l’ho fatta imbiondire leggermente, poi l’ho stufata con due dita di brodo e l’ho lasciata ammorbidire per 5 minuti.

Da parte ho lavato e pelato le carote e le ho tagliate a rondelle. Le ho aggiunte alla cipolla, le ho fatte insaporire e poi ho aggiunto il riso. Ho proseguito la cottura finchè le carote erano completamente morbide. Ci vorrà circa mezz’ora. Ho tenuto da parte qualche rondella di carota. Poi ho passato tutto il resto con il frullatore ad immersione fino ad ottenere una crema densa. Ho aggiunto ancora un poco di brodo e un filo d’olio in ogni piatto, decorando con una spolverata di erba cipollina, qualcuna delle rondelle di carota lasciate da parte e una macinata di pepe.


Con questa ricetta arancione partecipo alla puntata di novembre di Colors & Food dei blog di Cinzia, Essenza in Cucina, e di Valentina, My Taste For Food.

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