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Crema di porri e patate con stelline di polenta al curry

Tra gli ingredienti dell’ultima ricetta del mese di novembre non poteva mancare un’altra crema vellutata questa volta con l’amico porro!!
Ingrediente insostituibile di saporiti soffritti e brodini aromatici, non bisogna affatto relegarlo al ruolo di ingrediente secondario.
Pare che il faraone Cheope ricompensò con cento mazzi di porri un suo medico che l’aveva fatto guarire da una terribile infezione urinaria; il porro poi rappresentava uno dei cibi preferiti dell’imperatore Nerone che ne mangiava in grande quantità per schiarirsi la voce, prima delle sue esibizioni canterine.
Molte delle caratteristiche che gli attribuivano gli antichi sono le stesse che venivano attribuite alla cipolla, altrettanto antica e appartenente alla stessa famiglia, come quella di essere un potente afrodisiaco.
Nel Medioevo la scuola medica salernitana ne conferma le proprietà toniche, la capacità di curare le infiammazioni respiratorie e di aumentare la fecondità nella donna.
Scientificamente è stato dimostrato che il porro è un vero toccasana per le vie respiratorie, decongestionante ed efficace per far curare la raucedine, è anche utile per combattere l’obesità ed abbassare il colesterolo, ricco di magnesio per il sistema nervoso, di calcio per la pelle e le ossa e di vitamine.
A Cervere, in provincia di Cuneo, si tiene ogni anno una sagra in suo onore ed esiste per questo anche un “Palaporro”.
E infine guardate qui: 

questo è lo stemma del Galles e quell’ortaggio stilizzato ripetuto quattro volte altro non è che il nostro nobile porro!

La ricetta: Morbida crema di porri e patate con stelline di polenta al curry

Per la crema di porro:
3 porri
1 grossa patata
1 spicchio d’aglio
mezzo cucchiaino di timo essiccato
500 ml di brodo vegetale
1 cucchiaio di parmigiano grattugiato
olio
sale

Per le stelline di polenta:
3 cucchiai di polenta gialla precotta
1/2 cucchiaino di curry
acqua (vedi quantità sulla confezione)
sale

Ho fatto lessare la patata, l’ho sbucciata e schiacciata con la forchetta.
Nel frattempo ho preparato del brodo vegetale, con carota, porro, salvia, patata, olio e sale.
Ho tagliato i due porri a rondelle sottili e li ho messi in una casseruola con due cucchiai d’olio e l’aglio. Ho fatto soffriggere leggermente, poi ho eliminato l’aglio e aggiunto tre mestoli di brodo vegetale. Ho fatto proseguire la cottura per qualche minuto. Poi ho frullato il tutto.
Ho rimesso la crema nella casseruola, ho aggiunto la patata schiacciata, ho aggiustato di sale ed aggiunto brodo fino a raggiungere la consistenza desiderata. Per ultimo ho versato il timo, ho mescolato e coperto.

Ho preparato la polenta facendo bollire in un pentolino piccolo l’acqua necessaria a far cuocere tre cucchiai di polenta precotta, calcolando la proporzione sulle istruzioni della scatola. Nell’acqua in ebollizione ho aggiunto un pizzico di sale e mezzo cucchiaino di curry in polvere e successivamente la polenta. Ho mescolato con cura, fino all’inizio del rassodamento, poi l’ho versata in un piatto piano bagnato e l’ho lasciata 20 minuti a solidificare. Poi l’ho tagliata a stelline con un taglia biscotti.
Ho scaldato la crema di porro, aggiungendo un cucchiaio di parmigiano grattugiato, l’ho versata nelle ciotoline e ho decorato con le stelline di polenta.

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7 mesi e 7 links – 7 links project

Su invito di Ann di BperBiscotto e Ilaria di Nonsolopiccante mi accingo anch’io a segnalarvi i miei 7 links da non perdere (essevelisietepersi andate subito a rimediare!!!)

Certo 7 mesi dalla nascita di Ricette di Cultura sono un po’ pochini per fare un bilancio, ma questa del blog è una bellissima avventura che mi sta dando tante piccole (ma per me sono grandi!) soddisfazioni!!! 😀
Ora largo ai links:
Il post più bello: Pappa col pomodoro del 19 ottobre
Tanti fattori contribuiscono, i colori, il profumo dell’ultimo basilico prima dell’autunno, la ricetta così tradizionale e casalinga e quel quadrotto di mozzarella in carrozza… E’ il più bello, per ora…
Il post più utile: I tortelli di zucca alla mantovana del 12 novembre
Il mio primo passo-passo per spiegare come riempire e chiudere i tortelli: mi sono sentita buffa a farlo, ma pare che svolga perfettamente il suo dovere.
Il post più popolare: Danubio dolce all’albicocca del 9 agosto
Non è esattamente il più visitato, anche se fra i primi, ma è il più popolare perchè un dolce così semplice e soffice non può che mettere tutti d’accordo.
Il post il cui successo mi ha stupito: Rombi al thè verde e vaniglia del 28 settembre
Pensavo che questi biscotti al thé verde li avessero fatti proprio tutti e che io fossi proprio l’ultima a sperimentarli, invece per molte mie lettrici sono stati una sorpresa e io sono stata molto felice di ciò!
Il post più sottovalutato: Il prosciutto e melone nel cestino di sfoglia del 30 giugno
Vabbè che il blog era nato da poco, ma non è bellissimo questo cestino???
Il post più controverso: I Cjarsons della Carnia del 12 luglio
Questi ravioli tradizionali sono cotti in acqua salata ma hanno un ripieno dolce e speziato. Poi si condiscono con burro fuso e cacao in polvere e cannella. Non possono piacere a tutti e sono molto particolari, ma sono sicuramente da provare!!!
Il post di cui vado più fiera: il Caldo Verde del 30 settembre
Un post che non è solo di cucina ma anche di viaggio…e un viaggio speciale in una città magica e romantica. E dopo avere assaggiato questo piatto tradizionale proprio a Lisbona sono riuscita a rifarlo quasi uguale: una bella soddisfazione!!!

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Risotto al salmone fumé con Fiordifrutta Rigoni alla mora di rovo

Un risotto con la marmellata? E chi ci aveva mai pensato?
Non io, prima di sapere del Contest organizzato da Fiordifrutta Rigoni di Asiago
Ma dopo il risotto con le pere, o quello con fragole, non era così stravagante provarci.
D’altraparte Fiordifrutta non è una marmellata e ha il sapore della vera frutta, poichè è preparata a bassa temperatura e dolcificata con succo di mele selvatiche, senza l’aggiunta di altro zucchero.
Ho scelto la Fiordifrutta alle more di rovo: il suo gusto è sorprendente all’assaggio. Sa di mora, punto. Abbinarla ad un piatto salato è stata la cosa più naturale del mondo, ma niente formaggi per carità. Solo filetto di salmone affumicato, fatto riscaldare nel risotto stesso, uno volta che aveva raggiunto la giusta cottura, senza che seccasse in cottura prolungata, e una punta di senape che desse equilibrio fra il dolce e il sapido.
Anche il modo di accostare i sapori è stato azzeccato, ogni boccone è diverso dall’altro a seconda del risotto che si raccoglie con la forchetta, più esterno o più interno e vicino al cuore di Fiordifrutta, con una punto o meno di senape…
Ne è venuta fuori una ricetta elegante e gustosissima che ci ha fatto ripulire il piatto fino all’ultimo chicco!! 

La ricetta: Risotto al salmone fumé con Fiordifrutta alla mora di rovo
 (per 2 persone)
150 g di salmone affumicato a fettine
1 cipolla piccola
500 ml di brodo vegetale
mezzo bicchiere di vino bianco (abbondante)
8 cucchiai di riso carnaroli
1 cucchiaino colmo di senape (più quella per decorare il piatto)
4 cucchiaini di Fiordifrutta Rigoni di more di rovo (più quella per decorare il piatto)
una noce di burro
olio
sale
pepe

Ho messo a preparare circa 500 ml di brodo vegetale con acqua, olio, sale, e queste verdure: patata, porro, salvia, e carota.
Ho rosolato la cipolla, tagliata a dadini finissimi, in due cucchiai d’olio evo, senza farla scurire. Quando si era asciugata ho cominciato a bagnarla di vino bianco per farla stufare dolcemente, e successivamente di goccini di acqua calda. 
Quando la cipolla è diventata trasparente ho aggiunto il riso e ho alzato il fuoco. Ho fatto tostare il riso e poi ho iniziato ad aggiungere il brodo vegetale fino a coprirlo. 
Man mano che il risotto cuoceva ho ripetuto questa operazione tre volte. 
Quando il riso era cotto ho aggiunto il salmone sminuzzato finemente e una noce di burro ed ho spento il fuoco e coperto la pentola. Ho fatto riposare per cinque minuti perchè i sapori si amalgamassero
Prima di impiattare ho aggiunto il cucchiaino di senape e ho mescolato bene.
Nello stampo quadrato ho messo uno strato di risotto, ho formato una cavità al centro e vi ho deposto un cucchiaino ben colmo di Fiordifrutta di mora di rovo, infine ho coperto con un altro strato di risotto. In cima ho colorato con qualche goccia di Fiordifrutta spalmata ed ho accompagnato da senape sul piatto.

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La zucca nel panino

L’ennesima vellutata, l’ennesima zucca… e l’idea è veramente semplice e buona! 
Una vellutata morbida di zucca e cipolla arricchita da un cucchiaio di yogurth. L’originalità sta nella presentazione, vista tempo fa in giro per la rete per altre cremose di verdura: la vellutata di zucca, bella arancione, arriva a tavola dentro il panino che si impregna tutto del suo sapore.
Io questa volta ho usato dei panini che avevo già a casa, ma l’ideale sarebbe farli personalmente, magari con farina integrale o di segale, con la ricetta che trovate qui!

La ricetta: Vellutata di zucca nel panino
(per 2 persone)
250 g di polpa di zucca cotta in forno
1 cipolla media
1 spicchio d’aglio
olio
sale
pepe
fresche o secche queste erbette (a seconda della disponibilità): rosmarino, salvia, maggiorana, prezzemolo, origano, menta
1 cucchiaio colmo di yogurt bianco al naturale
2 panini, meglio se con la crosta spessa, privati della calottina superiore e della mollica interna

Ho tagliato a pezzetti la zucca e l’ho messa in un pentolino, facendola insaporire con la cipolla tagliata a dadini minuscoli, lo spicchio d’aglio e due cucchiai d’olio.
Dopo qualche minuto ho tolto lo spicchio d’aglio e ho aggiunto un goccino d’acqua perché la cipolla non colorasse troppo.
Poi le erbette: rosmarino, salvia, prezzemolo e menta erano fresche tagliate finissime, origano e maggiorana erano essiccate. Vanno aggiunte secondo il gusto personale. Dopo qualche minuto la zucca sarà già bene insaporita. Si passa al frullatore, aggiungendo qualche cucchiaiata di acqua tiepida.
Poi si rimette nel pentolino, aggiustando di sale e pepe, si scalda e si versa nei panini, decorando con un ciuffetto dell’erbetta fresca che avete a porta di mano!!!

Con questa ricetta partecipo al contest “Con un po’… di zucca” organizzato da Ramona di Farina Lievito e Fantasia in collaborazione con Ballarini, nella categoria primi piatti.


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Tagliolini di farina di castagne con baccalà

Non avevo un buon rapporto con la farina di castagne, anzi con le castagne in generale… è giusto ammetterlo, nonostante questo ho voluto provare… Insomma l’idea di partecipare a un contest organizzato da La Cucina Italiana in collaborazione con Il Desco mi allettava troppo! 
La Cucina Italiana non occorre presentarla: è la più grande rivista italiana di cucina.

Il Desco è – dal 2009 – una grande manifestazione dedicata al mondo del Food e dei prodotti tipici della provincia di Lucca, provincia ricchissima di gusti e profumi diversi, dalle colline dell’entroterra fino al mare della Versilia. La manifestazione è partita ieri e durerà fino all’11 dicembre per quattro fine settimana.
Il loro contest, riservato a sole ragazze, prevede una ricetta creativa realizzata con la farina di castagne.

Io ho provato diverse ricette e combinazioni, ma la ricetta che più mi ha soddisfatto è stata proprio l’ultima! La farina di castagne conferisce ai cibi un sapore rotondo, dolce e delicato. Per risvegliare il palato serviva qualcosa che desse una scossa di adrenalina alla morbidezza delle castagne. Il baccalà ci è riuscito! Saporito al punto giusto, ammorbidito anch’esso dal latte si è sposato a meraviglia con la pasta di farina di castagne, creando un connubio dolce-salato che resta impresso nelle papille gustative.
 

La ricetta: Tagliolini di farina di castagne al sugo di baccalà
(per 2 persone)
100 g farina di castagne
50 g di farina 00
1 uovo
acqua
sale
200 g di baccalà
1 cipolla grande
200 ml di latte
olio
mezzo bicchiere di vino
6 castagne da far lessare

Due giorni prima ho messo il baccalà in ammollo in acqua per fargli perdere l’eccesso di sale, cambiando l’acqua ogni 12 ore circa. 

La mattina della preparazione l’ho messo a bagno nel latte che poi servirà a preparare il sughetto.
La mattina ho anche preparato le castagne lesse. Ho lavato le castagne, le ho incise sul lato piatto e le ho messe in un
pentolino con acqua fredda abbondante e un cucchiaino di sale. Dopo che
raggiungono il bollore, devono cuocere per circa 50 minuti. Passato il
tempo ho spento il fuoco e fatto intiepidire in acqua, togliendo poi la
buccia e la pellicina interna quando erano ancora calde.
Preparazione dei tagliolini di farina di castagne:

Ho setacciato la farina di castagne e la farina di grano tenero
00 in una larga ciotola. Ho versato al centro l’uovo leggermente
sbattuto con un grosso pizzico di sale e ho cominciato ad impastare. Per
impegnare tutta la farina occorrerà aggiungere un goccino d’acqua. Dopo
poco ho trasferito il tutto sul tavolo, impastando vigorosamente. Ho
ricavato una palla di pasta che ho avvolto nella pellicola  da cucina e
lasciato riposare per una mezz’oretta.

Intanto ho cominciato a preparare il sughetto di baccalà.

Successivamente ho ripreso la pasta e ho cominciato a stenderla a
piccoli pezzi, ricavando una sfoglia mediamente sottile, arrotolandola
su se stessa e ritagliando da questo rotolo i tagliolini.

Man mano li ho messi su un tagliere con abbondante farina perché non si attaccassero gli uni agli altri.

Preparazione del sughetto di baccalà:
Ho tagliato a dadini piccolini la cipolla e l’ho messa a soffriggere leggermente in 3 cucchiai d’olio evo. La cipolla deve diventare trasparente, ma non scurirsi. A un certo punto ho sfumato con due dita di vino e lasciato stufare ancora per qualche minuto. Quando i liquidi erano assorbiti ed evaporati ho messo i pezzetti di baccalà in padella, rigirandoli per farli insaporire. Dopo un po’ ho aggiunto metà del latte, ho coperto e fatto cuocere. Il baccalà comincerà ad ammorbidirsi; poi bisognerà aggiungere anche il latte restante. A cottura quasi ultimata, ho disfatto il baccalà con la forchetta ed ho aggiunto 4 castagne sbriciolate. Lasciare scoperto e far asciugare, poi spegnere.

Preparazione finale del piatto:
Ho lessato in acqua salata i tagliolini, finché non sono venuti a galla: basteranno 2 o 3 minuti. Li ho versati nella padella del sughetto, senza scolarli eccessivamente e li ho fatti insaporire per un minuto a fuoco alto. Poi ho impiattato completando con una castagna lessa in cima.

Come mi aspettavo, la dolcezza dei tagliolini di castagne stempera il saporito del baccalà! Da provare – anche per gli scettici – perché il connubio è perfetto!!!


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Zucche di pane di zucca…

Un pane alla zucca a forma di zucca e l’ennesima occasione per farne il pieno questo autunno!!!

Ho trovato la ricetta qui sul blog Melagranata… ho modificato leggermente le proporzioni degli ingredienti e ho aggiunto del rosmarino fresco triturato. Il risultato è stato un pane dal bel colore, lievemente tendente al dolce, profumatissimo di rosmarino e con una forma speciale!!!
La ricetta: Zucche di pan di zucca
400 g di farina tipo 0
20 g di lievito di birra
2 cucchiai di olio evo
240 g di polpa di zucca già cotta in forno e liberata dalla scorza
160 ml di latte
1/2 cucchiaino di miele
1 cucchiaino e mezzo di sale fino
due rametti di rosmarino
Ho frullato la polpa di zucca fino ad ottenere una crema morbida, aggiungendo qualche cucchiaio di latte se la polpa è molto asciutta.
Ho sciolto nel restante latte, leggermente intiepidito, il miele, il lievito di birra ed ho aggiunto anche l’olio d’oliva extravergine.
Ho triturato i rametti di rosmarino, fini fini con le forbici.
Ho aggiunto la polpa di zucca alla farina e poi la miscela di latte, lievito e olio. 
Per ultimi ho aggiunto il sale e il rosmarino triturato.
Ho dato un’impastata veloce e poi rimesso nella ciotola, coperto con pellicola e messo al caldo per far lievitare.
Dopo due ore e mezza ho ripreso il pane, l’ho diviso in due parti e ho fatto ad entrambi un giro di pieghe per pani farciti, come spiegato qui.
Sulla teglia ho messo tre pezzi di spago da cucina disposti a forma di stella, vi ho adagiato metà dell’impasto e ho richiuso sulla sommità dando la forma tipica degli spicchi di zucca. Ho ripetuto la procedura con la seconda pagnotta. Ho ricoperto con farina e un panno pulito e lasciato lievitare un’altra mezz’ora.
Nel frattempo ho scaldato il forno. I miei pani hanno cotto a 180° per 40 minuti.



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Lagane e ceci tra Puglia e Cilento

Le lagane sono delle strisce di pasta larghe circa 4 cm e dalla sfoglia piuttosto spessa, fatte con farina e acqua, senza uova. L’origine etimologica della parola si perde nel greco antico: indicava un disco di pasta fatta con acqua e farina, già arrostito su una pietra rovente e successivamente tagliato a strisce; queste venivano unite a legumi o granaglie e di solito consumate a zuppa.
Più larghe delle tagliatelle ma più strette delle lasagne, passarono dalla Magna Grecia fino alla Roma Imperiale: anche il poeta Orazio nelle sue Satire metteva in versi la sua cena a base di lagani, ceci e porri. 
Il celebre gastronomo Apicio, nel suo “De re coquinaria” designa con il nome di lagani delle sfoglie di pasta, condite con il garum* o con la carne, e sovrapposte a strati, una versione antenata delle nostre lasagne.
In Campania e in particolare nel Cilento, le lagane sopravvivono ancora oggi e vengono cotte direttamente nelle zuppe di legumi. Danno vita a piatti come “lagani e ciciari” o “lagani e fasuoli“, detti anche, in dialetto, lamp’ e tuon’. Di solito le minestre di legumi campane contengono anche del pomodoro, passato o a pezzetti, che colora il piatto.
In Puglia, precisamente in Salento, le stesse strisce di pasta di grano duro vengono prima lessate e poi aggiunte alle minestre, e talvolta accompagnate da altre strisce dello stesso impasto, fritte in olio bollente fino a diventare gonfie e croccanti.

 
Io ho voluto mediare tra le due tradizioni, creando un terzo piatto, semplice e dal sapore speciale, adattissimo per il clima invernale.

La ricetta: Lagane e ceci

(Ingredienti per 2/3 persone)

Per le lagane:
75 g di farina 00
75 g di semola di grano duro
acqua tiepida per impastare
olio di semi per friggere alcuni lagani

Per i ceci:
250 di ceci già lessati (conservando la loro acqua)
olio extravergine d’oliva
uno spicchio d’aglio
2 foglie di lauro
1 peperoncino secco
1 acciughina
mezzo bicchiere di vino bianco


Per preparare le lagane occorre impastare le due farine e un pizzico di sale con acqua sufficiente ad ottenere un impasto elastico ed asciutto. Ho fatto riposare l’impasto avvolto in pellicola per mezz’ora e poi l’ho steso con il matterello. Occorre ottenere una sfoglia spessa circa 3 mm. Poi si arrotola su se stessa, come per fare le tagliatelle e da questi rotoli vengono ritagliate delle semplici strisce di pasta. Una metà andrà lessata nei ceci, le altre strisce si friggeranno velocemente nell’olio di semi e faranno da croccante accompagnamento.

Avevo già dei ceci pronti da insaporire, che avevo precedentemente lessato in pentola a pressione.
In un pentolino ho messo 3 cucchiai d’olio evo, lo spicchio d’aglio, un peperoncino secco spezzato e l’acciughina. Ho fatto soffriggere leggermente l’aglio e poi ho aggiunto i ceci. Ho fatto insaporire per bene, bagnando con il succo di cottura dei ceci e due dita di vino bianco e aggiungendo le foglie di lauro spezzate in due.
Quando i ceci erano insaporiti ne ho prelevato due cucchiai che ho passato al frullatore. Dal resto ho tolto l’aglio, aggiungendo acqua sufficiente a cuocere i lagani e portato a bollore. Occorre regolare di sale, poi si versano le strisce di pasta per farle lessare, avendo cura di coprire così che la minestra non si asciughi troppo.
Nel frattempo ho fritto in una padella le strisce che avevo tenuto da parte: si gonfiano e diventano in fretta belle dorate.
Quando le lagane saranno cotte – e bisogna assaggiarle, perché lo spessore e il grano duro fanno sì che tengano molto bene la cottura – ho aggiunto la purea di ceci e ho dato una rimescolata prima di spegnere.
Servire caldo e fumante, con le lagane fritte e un filo d’olio crudo per accompagnamento.

*garum: Apicio nel De re coquinaria condisce con il garum almeno 20 piatti diversi. Questo condimento
era così comune che Apicio dà per scontata la ricetta e nel suo libro
non ce l’ha tramandata; accenna soltanto che è un prodotto della
fermentazione delle interiora di pesce e pesce al sole, senza neanche
dire che erano preventivamente salate. Dice che dalla fermentazione di
queste interiora, si separa un solido e un liquido che chiama liquamen.
Marziale ne dà una ricetta più dettagliata citando, tra gli ingredienti
della salamoia, aneto, coriandolo, finocchio, sedano, menta, pepe,
zafferano, origano. [da wikipedia]

[le informazioni sulla storia delle Lagane, sono prese in parte dal testo di Raffaele Riccio – La Cucina del Cilento]

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Torta al cioccolato fondente con gelatina al melograno

Questa torta al cioccolato l’ho sperimentata in tutti i formati! Le dosi vanno bene per uno stampo del diametro di  21cm oppure 6 formine da muffin del diametro di 8cm.
In queste foto c’è invece questa torta ricavata con un coppapasta del diametro di 11cm.
L’impasto cresce bene, e la torta pronta resta umida e soffice per più giorni.
Per renderla particolare e autunnale l’ho coperta di gelatina di melograno. Se il frutto è ben maturo e dai chicchi molto rossi e dolci, il contrasto sarà esaltante: il dolce vellutato della torta al cioccolato e il dolce asprigno della gelatina di melograno.

La ricetta: Torta al cioccolato fondente con gelatina al melograno
Ingredienti:
60 g di cioccolato fondente di buona qualità (cacao all’80%)
80 g di burro
50 g di farina 00
30 g di maizena
100 g di zucchero
30 g di cacao in polvere
100 ml di acqua
2 uova grandi
1 cucchiaino di lievito in polvere

Ho messo l’acqua in un pentolino e vi ho sciolto lo zucchero fino a formare uno sciroppo; poi ho versato nel pentolino il cioccolato spezzettato e il burro a tocchetti e ho mescolato sul fuoco fino a che non erano completamente sciolti. Ho lasciato intiepidire.
In una ciotola ho miscelato la farina con il cacao in polvere e il lievito; poi ho cominciato ad aggiungere la miscela di sciroppo, cioccolato e burro, ormai quasi a temperatura ambiente. Ho mescolato accuratamente con un cucchiaio di legno e infine ho versato nella misela le uova, leggermente sbattute con un pizzico di sale.
Ho versato tutto il composto nella teglia rivestita di carta forno (o negli stampini monouso) e ho infornato in forno già caldo a 175°. Il dolce deve cuocere a lungo, circa 40-45 minuti, se fatto in teglia grande, un po’ di meno se in monoporzioni.
Una volta raffreddato perfettamente l’ho ricoperto con la gelatina di melograno, preparata come segue:

Ingredienti:
1 melograno grande e maturo
2 cucchiai di zucchero
1 foglio di gelatina

Ho messo il foglio di gelatina ad ammorbidire in acqua ben fredda.
Nel frattempo ho sbucciato il melograno e frullato i chicchi, tenendone una manciata da parte per decorare. Poi ho filtrato il succo ottenuto.
In una parte del succo di melograno ho sciolto lo zucchero e il foglio di gelatina, facendo scaldare ma non bollire sul fornello. Poi ho tolto dal fuoco e aggiunto l’altra parte di succo di melograno. Dopo aver ben mescolato ho fatto intiepidire un po’ e poi, con l’aiuto del coppapasta, ho versato uno strato di gelatina sulla torta. Se il coppapasta è ben aderente alla torta si formerà un livello regolare di gelatina.
Per completare ho decorato con i chicchi di melograno.

Questa torta è per Paola di Nastrodiraso perchè tra poche ore, l’11.11, è il suo compleanno!!! E visto che quest’anno è l’11.11.2011….
11 MILIARDI DI AUGURI, Paola!!! Tanta felicità!!! 😀

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Il tricolore nel piatto

Questa volta mi sono proprio voluta divertire…Il tema del contest di Calimera di Pillole Culinarie è la cucina tricolore e la bandiera italiana nel centocinquantenario dell’Unità d’Italia e mi sono detta, beh, se così dev’essere che tricolore sia!!!
Ho pensato a tre creme morbide, da poter essere servite come antipasto in ciotoline tonde, e ho pensato a sapori “italiani” e non troppo sofisticati. Inizialmente avevo dei dubbi sull’effetto che potessero avere 3 sapori diversi accostati così da vicino.
 
Ho insaporito degli spinaci con il parmigiano, dei fagioli con aglio e cipolla, dei pomodori secchi con capperi e acciuga. Alla fine della lavorazione ciascuna crema era saporita di per sé, ma non solo: l’accostamento delle tre era addirittura strabiliante!!
Alcune dosi sono approssimative perché ho fatto un po’ ad occhio. Per quanto riguarda il tempo di preparazione ho messo fagioli cannellini e spinaci ad insaporirsi contemporaeamente e intanto ho preparato la crema di pomodori secchi. Si fa in fretta, l’unica noia è dover lavare il bicchiere del frullatore tra una crema e l’altra…cosa che potete ovviare se avete quello ad immersione.
La ricetta: Tricolore in crema  
(ne verranno 3 o 4 porzioni)

Per la crema di fagioli:
300 g di fagioli cannellini già ammollati e lessati
Sale
½ cipolla piccola
1 spicchio d’aglio
1 foglia di alloro

Per la crema di spinaci:
8 cubetti di spinaci surgelati
olio
sale
parmigiano grattugiato
1 noce di burro

Per la crema di pomodori secchi:
8 pomodori secchi sott’olio
qualche cappero
1 acciughina


Ho preparato un pentolino con la cipolla, l’aglio e una foglia di alloro, ho fatto scaldare leggermente e ho versato i cannellini lessati. Ho fatto insaporire il tutto per una decina di minuti, regolando di sale. Poi ho spento e frullato il tutto, aggiungendo dell’acqua per regolare di consistenza.

Contemporaneamente in una padella larga ho messo un filo d’olio e i cubetti di spinaci surgelati. Li ho fatti sciogliere e ho proseguito la cottura per una decina di minuti, regolando di sale. Poi ho frullato il tutto, aggiungendo un paio di cucchiaiate di crema di fagioli – che deve dare consistenza, ma non prevaricare il sapore – e il parmigiano grattugiato a piacere. Una volta riversata la crema in padella, ho aggiunto una noce di burro.

Mentre fagioli e spinaci cuocevano ho preparato la crema di pomodori secchi: ho versato 8 pomodori secchi sott’olio nel mixer con qualche cappero, un’acciughina e una cucchiaiata di cannellini ad amalgamare il tutto. Ho frullato a lungo fino ad ottenere una consistenza cremosa, aggiungendo qualche goccio d’acqua e l’olio a filo finchè non era tutto ben amalgamato e cremoso.

Crema di cannellini e crema di spinaci vanno deposte nei piatti ben calde, quella di pomodori va bene a temperatura ambiente.

Noi abbiamo accompagnato la crema tricolore con panini al latte aromatizzati al rosmarino.

Come ho detto in apertura con questa ricetta partecipo al contest “La Cucina Tricolore” di Pillole Culinarie.
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Nidi di stringozzi alla crema di zucca e funghi

Questo post è dedicato al valoroso Albi che ci portò gli stringozzi dall’Umbria, vinse la calura estiva e i chilometri di strada e giunse fino a noi con il prezioso pacchetto e qui, per fargli onore li abbiamo cucinati con zucca e funghi e sono venuti davvero buoni!!!
Gli stringozzi, in alcune zone anche detti strangozzi, sono un particolare formato di pasta umbro di grano duro, senza uova. Sono simili a spaghetti alla chitarra e hanno la caratteristica sezione quadrata.
Gli stringozzi al tartufo ancora da cuocere
Il nome deriva da stringa per scarpe; si racconta infatti che i rivoluzionari anticlericali umbri si appostavano lungo alcune strade dello Stato Pontificio, aspettando il passaggio di ecclesiastici e sostenitori del Papa. Quando il malcapitato capitava su quelle strade, i rivoluzionari si sfilavano le stringhe dalle scarpe e con queste lo strangolavano.
Un’altra leggenda legata al nome di questa pasta ha origine dal fatto che i preti appartenevano ad una classe molto agiata e ricca e si cibavano quotidianamente di cibi raffinati. Quando provavano ad assaggiare i ruvidi stringozzi dei contadini, confezionati senza uova, inevitabilmente facevano fatica a mandarli giù e quasi si strozzavano: da qui il nome di strozzapreti o strangolapreti, nome più diffuso in ambito romagnolo dello stesso formato di pasta.
Che sia vera l’una o l’altra leggenda sul nome di questa pasta, in ambito Spoletino lo stringozzo viene arricchito dal tartufo, o nel condimento o direttamente nell’impasto e spesso viene preparato in modo tradizionale senza sale. L’usanza di non adoperare il sale per la pasta risale alla tassa sul sale imposta dal Papa – ancora lui – nel 1540. Pur di non pagare questa gravosa gabella, gli umbri si adattarono a preparare pane e pasta senza sale.
Inoltre gli stringozzi, per venir buoni, devono essere preparati a “culu mossu”, ovvero l’impasto sarà più buono e saporito tanto più la donna che lo prepara agita vistosamente il fondoschiena nel gesto dell’impastare. 😉

La ricetta: Stringozzi al tartufo alla crema di zucca con funghi


200 g di stringozzi al tartufo
300 g di zucca a pezzi già cotta nel forno  (bastano 15-20 minuti a 170°)3 cucchiai colmi di parmigiano grattugiato + un’altra spolverata
1 spicchio d’aglio
circa 6 funghi pleurotus freschi ( sono quelli detti anche “orecchione”)
sale
pepe
olio evo
olio per friggere

Per la crema di zucca:
Ho privato la zucca dalla scorza esterna e l’ho frullata al mixer con qualche cucchiaio d’acqua calda. A parte ho fatto rosolare uno spicchio d’aglio in un cucchiaio d’olio e poi ho aggiunto la passata di zucca, facendola insaporire per cinque minuti, regolando poi di sale, pepe e parmigiano grattugiato.

Per i funghi:
Ho pulito bene i funghi, privandoli della parte più dura del gambo, e li ho tagliati a striscioline lunghe. Ben asciutti e passati velocemente nella farina, li ho fritti finché non sono diventati croccanti.

Per i nidi di stringozzi:
Ho lessato la pasta in acqua salata. L’ho scolata e condita con metà della crema di zucca e un filo d’olio. Ho formato dei nidi e, dopo averli messi in stampini da muffin, li ho spolverati con poco parmigiano e passati per 10 minuti in forno.
Poi ho suddiviso nei diversi piatti la restante crema di zucca, sopra vi ho deposto il nido, leggermente gratinato e in cima ho messo una manciata di funghi fritti, con qualche fogliolina di prezzemolo tritato.
L’ideale è disfare il nido, e raccogliere un po’ di crema di zucca insieme a qualche frammento di fungo croccante…e poi farne un sol boccone!!!



Con questa ricetta vorrei partecipare al contest “Fuori di zucca” del blog “Su le maniche” delle Sorelle ai Fornelli.
ai fornelli, ricette originali, ricette tradizionali

Pancakes salati in verde e Magno Gaudio!!! :D

Prima della ricetta devo fare un GRANDE annuncio!!!
Mercoledì sono stati proclamati i vincitori del contest della Cuochina Sopraffina …ed io sono arrivata terza con la mia ricetta dei pancakes alla salsa di mele speziata!!!
Sono stata felicissima di questo piccolo traguardo ed ho pure vinto un bel premio, ovvero 3 Ultrasalse al cubo a mia scelta. 
Ho già fatto l’ordine e ho scelto: 
– ultrapesto con foglie di basilico e castagne
– ultrasalsa con funghi porcini, uvetta e rosmarino
– ultracrema con peperoncino e noci
ma non è stato facile perchè sono tutte stuzzicanti e particolari.
Ora non mi resta che attendere e poi utilizzarle per qualche mia ricetta!:D

A questo punto passiamo invece ai pancakes salati, la cui ricetta incuriosiva molti!!! 

Mi sono documentata un po’… negli Stati Uniti i pancakes sono detti anche hotcakes, griddlecakes o flapjacks, e nascono come dolce tradizionale carnevalesco. 
In Gran Bretagna sono chiamati Scottish Pancakes e di diametro sono un po’ più piccini, tipo quelli che ho fatto io alla salsa di mele.
Tradizionalmente è conosciuta la versione dolce, e la farcitura più comune è quella con sciroppo d’acero. 
In Australia e Nuova Zelanda vengono detti pikelets e serviti con semplice burro fuso o burro e marmellata.

L’idea
dei pancakes salati si è diffusa invece a partire dalle crepes, che
assomigliano solo apparentemente ai pancakes e che in tutta Europa si
farciscono sia “in dolce” che “in salato”.

Prima di cimentarmi nella preparazione ho spulciato diverse ricettine e dosi sul web e ho creato una mia ricetta personale.

Di massima le dosi sono simili a quelli dolci, ma ho sostituito lo zucchero con due cucchiai di Asiago grattugiato.
L’albume montato a neve conferisce la solita altezza e sofficità al pancakes, però questi salati sono un po’ meno leggeri e “nuvolettosi” di quelli dolci…insomma è un vero pasto in piena regola.

Ora largo alla semplicissima ricetta: Pancakes Salati alla Salsa di Broccoli
200 ml di latte
1/2 cucchiaino di lievito per impasti salati
25 g di burro
2 cucchiai colmi di Asiago Pressato grattugiato non troppo fine
125 g di farina
2 uova
250g di broccolo
1 cucchiaio di philadelphia
1 acciughina
1 spicchio d’aglio
1 peperoncino secco piccolino
olio
sale
Per la salsa:
Ho sbollentato rapidamente i broccoli, per velocizzare la cottura.
In una padella, ho fatto dorare leggermente l’aglio nell’olio con l’acciughina e il peperoncino schiacciato, poi ho versato in padella i broccoli e li ho fatti rigirare per un po’…ci vorranno tra i 5 e i 10 minuti…perchè si insaporiscano bene e si ammorbidiscano ulteriormente.
Poi ho tolto l’aglio e ho versato tutto nel frullatore, aggiungendo qualche cucchiaio di acqua calda, per ottenere una consistenza liscia. 
Per i pancakes:
Ho mescolato latte, burro fuso, asiago e tuorli molto rapidamente.
In un’altra ciotola ho mescolato farina, lievito e un pizzico di sale.
Ho miscelato gradualmente i due impasti, i liquidi nei solidi, sempre mescolando.
Separatamente ho montato a neve gli albumi e li ho aggiunti all’impasto mescolando dall’alto in basso.
Poi ho cotto i pancakes a cucchiaiate in un padellino caldo, spennellato leggermente di olio, sempre circa un minuto per lato.
La salsa di broccoli, prima ottenuta, va travasata in un pentolino, in cui, a pancakes
pronti, si farà sciogliere il cucchiaio di philadelphia, riscaldando
prima di versare sui pancakes. 
Ho completato con una grattugiata a julienne di Asiago.
Poi si serve subitissimo! (salvo se dovete fare le foto!!! :D)

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