Chia seeds citrus cake, la torta agli agrumi con i semi di chia Una gustosa ciambella, con tutto il gusto frizzante degli agrumi e i semini di chia scrocchiarelli
Ecco, io ho pensato di sostituire i semini di papavero con quelli di chia.
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IFood è online!
Questo post è per tutti coloro che hanno lavorato sodo perchè questo sogno si realizzasse.
Anche un po’ per chi non ci ha mai creduto e per chi non ha fatto che
affossare le idee, le iniziative, la voglia di fare con risoluzioni
pessimistiche, per chi si rema sempre contro da solo e non sa cosa si
perde! Tié!
Molto più per chi invece ha sognato e ha creduto.
Per chi ha messo le proprie competenze a disposizione gratuitamente per far sì che tutti noi “ifoodies” diventassimo più bravi e più forti, e per chi ne ha fatto il proprio lavoro senza limiti di orari o di giorni della settimana.
A chi mi ha letto in silenzio e ha pensato che meritassi di far parte di questo grande progetto (grazie a Roby e Berry e alla Redazione, tutta!).
A chi mi ha lasciato tanti commenti ed incoraggiamenti sul blog, facendo sì che fossi sempre più stimolata ad andare avanti e a fare sempre meglio.
A Netaddiction che ha creduto in noi, e a Bloggalline, dove tutto è iniziato.
Al mio Amore, che mi ha spinto ad aprire il blog nel 2011, dandomi una ragione per lavorare, vivere, crescere.
Oggi nasce IFood.
Ora è già online: un portale così bello io
non l’avevo ancora visto. Vi stupiranno la sua luce, le fotografie
splendide, le ricette golose, l’entusiasmo e l’infinito amore per il cibo che ci abbiamo messo!
Vi
stupirà forse il fatto che anche noi siamo così belle (anche qualche bellO):
bello è chi ha una passione, ci crede fortemente e la porta avanti!
Qui di seguito un’infografica che vi spiega una piccolissima parte di questo grandissimo progetto.
In bocca al lupo – FORTE – a tutti noi! #iFoodOnline
E la prima puntata del nostro glorioso contest #Sedici è andata.
Pensavamo fosse più semplice, soprattutto ci aspettavamo che con poche ricette fosse più facile decretare i due vincitori. Invece la qualità dei vostri 26 contributi e la vostra voglia di sperimentare ci hanno stupite e pure stese.
Abbiamo deciso di votare separatamente con punteggio numerico ogni ricetta pervenuta. Alla fine abbiamo conteggiato i punteggi di ciascuna ricetta e discusso insieme i parimerito.
Vince l’asso pigliatutto Elisa de Il Fiordicappero con le madeleines limone e cioccolato e su questo devo dire che il mio viaggio a Parigi non ancora concluso può avere condizionato il giudizio mio e delle mie compagne, che ci siamo trovate d’accordo nell’immergerci in memorie proustoviane e pucciare queste meraviglie nella nostra tazza di infuso di tiglio.
Assieme a lei vince Valentina di An Experimental Cook con i suoi tagliolini soba con pollo all’arancia e zenzero e broccoli, direttamente da Tokio…e poi provate ad immaginare quanta voglia abbiamo di viaggiare e di provare gusti nuovi! Qui particolarmente interessante è la marinatura del pollo in succo d’arancia e zenzero.
Per questa volta ci possiamo ritenere più che soddisfatte, perchè abbiamo visto tanta voglia di provare a sperimentare e ci auguriamo che anche gli abbinamenti a prima vista più inconsueti vi stimolino a provare durante i prossimi appuntamenti. Certo è che sfogliando l’album delle vostre foto, vediamo tante ricette che ci hanno colpito per fantasia e colore…e speriamo che la prossima puntata, sebbene meno colorata, ci e vi regali la stessa soddisfazione!
Pronti, partenza, via!
Abbandonati gli agrumati, ci lanciamo di slancio nella famiglia di
questo mese: questa volta parliamo di caseari e di quanta differenza ci
possa essere tra una tipologia di formaggio e un’altra.
Nel
regolamento che trovate qui, abbiamo specificato che si partecipa con
una sola ricetta e che va chiaramente indicato l’abbinamento scelto.
Questa volta, che non c’è di mezzo febbraio- febbraietto corto corto e
maledetto, si gioca fino al 12 13 aprile alle 23,59.
La tipologia di formaggio da me scelta è quella dei formaggi a crosta lavata.
Fin dal Medioevo alcuni formaggi venivano spazzolati sulla crosta esterna con acqua e sale, o con birra o brandy, per rimuovere alcune muffe indesiderate e permettere la formazione di batteri utili che andavano poi ad incidere sul colore (rossiccio-marrone) e sul sapore finale. Il risultato è la formazione di un sottocrosta particolarmente cremoso e un’aromaticità intensissima. Se lasciati fuori frigo prima del consumo, perdono la forma, rendendo difficile il taglio ed accentuano la loro cremosità. Nicky Segnit si muove su un territorio decisamente internazionale,
mentre io comincio col dirvi che il formaggio più celebre in Italia per
questa tipologia è il Taleggio, segue il Puzzone di Moena, e va da sé, se conoscete uno o entrambi, che potete immaginare quale genere di aroma si è diffuso nel mio frigorifero.
Sono formaggi per gli amanti dei formaggi, per chi non si lascia spaventare.
Io ho scelto un formaggio francese della regione del Midi Pyrénées, il Saint Albray, dalla caratteristica forma a corona. Qui la crosta è mista, bianca e arancio, per la commistione di batteri di fermentazione rossa e di penicillum. La spazzolatura delle forme avviene manualmente, proprio per “mischiare” questi due tipi di batteri ed ottenere una colorazione melange uniforme.
L’interno è dolce e aromatico, mentre l’esterno prensenta un caratteristico gusto amarognolo.
Qui di seguito gli abbinamenti proposti da Nicky Segnit per i formaggi a crosta lavata (tutti, non solo il Saint Albray):
formaggio a crosta lavata & aglio
formaggio a crosta lavata & anice (o finocchio)
formaggio a crosta lavata & bacon
formaggio a crosta lavata & cumino
formaggio a crosta lavata & mela
formaggio a crosta lavata & noce
formaggio a crosta lavata & patata
formaggio a crosta lavata & pera
La Segnit spiega che con queste tipologie di formaggi dal gusto deciso
l’abbinamento talvolta è difficile ma i gusti decisamente dolci o particolarmente decisi come aglio oppure bacon, accettano la sfida. Un’altro modo di abbinare è quello di assecondare la sferzata del formaggio, ad esempio con patata oppure noce.
Io ho scelto di sperimentare con l’anice che, con la sua dolcezza, stempera le note amarognole del Saint Albray.
Le altre ricette da scoprire le trovate sui blog delle mie compagne:
per il formaggio fresco:
Alessandra –
Crepe agli asparagi con formaggio fresco e tartufo
e
Betulla –
Pitta con Labna Noci e miele
per il formaggio erborinato:
Irene – Paccheri ripieni di gorgonzola su crema di broccoli e mandorle tostate
per il formaggio stagionato:
Marzia – Tarte tatin di patate con caciocavallo ragusano
per il formaggio di capra:
Velia – Tortelloni di noci su fondutina di toma di capra
La ricetta: Sandwich di pane alle patate e all’anice
con formaggio a crosta lavata e finocchio marinato
per il pane alle patate e anice:
200 g di farina di grano tenero semintegrale macinata a pietra
50 g di farina di farro
125 g di patate lessate, scolate e schiacciate
120 g di acqua
1 cucchiaino colmo di lievito di birra disidratato
1 cucchiaino di miele
5 g di sale
1 cucchiaio di semi di anice (o finocchio)
1 cucchiaio colmo di olio di oliva extravergine
curcuma qb
per i finocchi marinati:
1 finocchio tenero (maschio) privato della foglia esterna più dura
olio evo (una qualità non troppo piccante)
sale
pepe nero macinato al momento
per ogni sandwich, 3 fettine di formaggio Sant’Albray
Sciogliere il lievito di birra nell’acqua tiepida con il miele. Mescolare le farine con le patate schiacciate, aggiungere l’acqua con il lievito e cominciare ad impastare. A impasto formato aggiungere il sale, poi l’olio e i semini di anice e continuare a lavorare finchè non si forma un impasto liscio. Mettere a lievitare in una ciotola leggermente unta, in un luogo tiepido.
Quando l’impasto sarà raddoppiato, sgonfiarlo e lavorarlo arrotolandolo su se stesso. Formare un torchon o una treccia e deporlo in uno stampo da plumcake di circa 20×10 cm. Spolverare di curcuma. Aspettare che il pane raggiunga il bordo della teglia, poi infornare a 200° per circa 25 minuti. Battere il pane sul fondo per controllare la cottura prima di sfornare definitivamente.
Preparare i finocchi marinati mezz’ora o un’ora prima di servire: lavarli e tagliarli sottilissimi con la mandolina. Condire con olio, sale e pepe.
Su ogni fetta di pane all’anice deporre un po’ di insalatina di finocchio con il suo sughetto, compleare con le fette di Sant’Albray e mettere in forno tiepido per 5 minuti, in modo che il formaggio si sciolga.
È un lievitato ed è soffice soffice, con pieghe dolci di marmellata e burro. La forma è quella del kringle estone, anche se lasciata a treccia e non ripiegata ad anello. Le dosi sono abbondanti e trovatami a gestire una grande quantità d’impasto ho finito per ripiegare la treccia su se stessa.
La cena si svolgerà nella sala della Scuola di Cucina Il Melograno, la più prestigiosa e ricca di storia scuola di cucina di Torino. Il posto è delizioso ed accogliente e noi cucineremo per voi. L’indirizzo è piazza Vittorio Veneto 9, Torino, primo piano.
I vini che degusterete durante la cena sono quelli dell’azienda agricola Ivaldi Dario di Andrea Ivaldi, che ad ogni portata illustrerà il vino in abbinamento e racconterà la storia dell’azienda di famiglia, iniziata nel 1921.
« Questi, e mostrò col dito, è Bonagiunta. Bonagiunta da Lucca: e
quella faccia di Ià da lui più che l’altra trapunta ebbe la Santa
Chiesa e le sue braccia: dal Torso fu, e purga per digiuno l’anguille di
Bolsena e la Vernaccia »
Nel 1610 San Gimignano e il suo vino finiscono addirittura in una guida turistica ante litteram per i primi viaggiatori ad intraprendere il Gran Tour in Italia:
«cittadina
particolare, perché produce vina vernatica finissimi e si decora bene di
Templi splendidi»
Le ricette:
– Filetti di sogliola alle erbe provenzali su crema rustica di ceci
<<
-Approccio esotico: si concentra sugli aspetti meravigliosi della
cultura dell’India. Il focus di questo approccio alla comprensione della
cultura indiana è quello di presentare il diverso, lo strano e come Hegel ha detto, “un paese che esiste da millenni nella fantasia degli europei.”
-Approccio di superiorità: essa assume un senso di superiorità e di
tutela necessarie per trattare con l’India. (…)
-Approccio curatoriale: si tenta di osservare, classificare e
registrare la diversità della cultura indiana in diverse parti
dell’India. I curatori non guardano solo alla stranezza, non valutano in
base alle priorità politiche, e tendono ad essere più liberi da
stereotipi. L’approccio curatoriale, tuttavia, ha una tendenza a vedere
la cultura indiana come più speciale e straordinariamente interessante
di quanto in realtà non sia.>>
Della mia idea di India restano i colori.
Ho deciso di partire dalle basi, dal pane, anche perchè con questo Naan è stato amore a prima vista.
Si gonfia nel forno caldo come un palloncino e una volta sgonfiato resta morbido. Spennellato di ghee o di più semplice burro fuso e insaporito da aromi è come una focaccia e può essere accompagnato a verdure oppure gustato da solo. Io ho scelto di aromatizzarlo al cardamomo e pepe nero, ma le alternative sono infinite. Qui ad esempio trovate quello di Tamara con il curry.
Ed ora la ricetta che è facilissima.
La ricetta: Pane Naan
225 g di farina
2,5 g di sale
10 g di lievito di birra fresco
60 ml di latte tiepido
30 ml di yogurt bianco
15 ml di olio vegetale (per me girasole)
1 uovo piccolo
per spennellare
30 g di burro fuso
pepe nero macinato al momento
cardamomo in polvere
Sciogliere il lievito nel latte appena tiepido. Setacciare la farina in una ciotola e poi aggiungervi latte e lievito, cominciando ad impastare, e proseguire con lo yogurt, l’olio, l’uovo ed infine il sale. Impastare finchè l’impasto non è soffice e liscio. Coprire la ciotola con pellicola e mettere a lievitare fino al raddoppio in un luogo tiepido.
Sgonfiare l’impasto. Accendere il forno a 230° e farlo scaldare con una teglia all’interno.
Nel frattempo dividere l’impasto in 4 pagnottine. Stenderle con il mattarello fino a formare una forma a goccia, spessa 0,8-1 cm.
Scaldare sul fornello una padella larga o da crepes.
Quando il forno è ben caldo, aprire lo sportello e velocemente depositare un naan sulla pastra, richiudendo subito. Il naan si gonfierà come un palloncino e dovrà cuocere per 4 minuti. Sfornatelo e deponetelo sulla padella rovente, per appena un minuto: si deve giusto colorare.
Ripetere l’operazione con tutti i naan, tenendoli poi al caldo sotto un panno.
Al momento di servire, meglio se tiepidi, spennellare con buro fuso (o ghee) e aromatizzare con pepe nero macinato al momento e polvere di cardamomo
Questa ricetta partecipa all’Abbecedario Culinario Mondiale per la B di Balarampur, India, ospitato dal blog di Cindy.
Alcune note sulla farina che ho utilizzato per questo dolce: si tratta di Cerealia Wellness.
Come si nota nel loro marchio coi tre mulini, Cerealia nasce nel 2013 dall’unione di tre impianti molitori tra Lombardia e Piemonte, Molino Fiocchi, Molino Saini e Molino Seragni, nati tra la fine dell’800 e gli anni ’30 del XX secolo. L’unione fa la forza e il fatto di avere tre impianti che lavorano in sinergia ha permesso a Cerealia di diversificare la produzione a seconda delle necessità ed esigenze e di prestare più cura al cliente e al prodotto finale che si vuole ottenere. Unire le forze in questo caso ha permesso di svolgere analisi sempre più approfondite, per garantire una qualità ineccepibile ed investire nella ricerca per prodotti all’avanguardia.
Così oltre alle farine ad uso professionale, apprezzate da molte aziende, nasce la farina Wellness. Cerealia Wellness si presenta ad occhio nudo come una farina bianca; in realtà essa è ricchissima di fibre, ma non contiene la parte più esterna del chicco, la vera e propria buccia che, avendo altissimi contenuti di lignina risulta più difficile da masticare ed è, a volte, irritante per l’intestino. Il contenuto di fibra, però, tolto il tegumento del chicco, è ugualmente molto alta, permettendo così un ridotto apporto di calorie e un sapore più pieno e gradevole.
Se avete ancora dei dubbi riguardo alla qualità di questa farina, pensate che la buccia esterna del chicco è quella che raccoglie tutti gli agenti atmosferici e le microtossine e quindi eliminarla rappresenta una garanzia per la salute, mentre il costo della Wellness, grazie alle tecniche approntate da Cerealia, resta comparabile con quello di farine tradizionali.
Qui i valori nutrizionali del prodotto:
(per uno stampo da plumcake 20x10cm):