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Caprese prêt à porter

Non è colpa mia, le regole parlavano chiaro!
Si trattava di proporre una ricetta stuzzicante, fresca e trasportabile anche per un pranzo all’aria aperta, che richiedesse un tempo di preparazione inferiore ai 30 minuti…
Mica era tanto facile…
Poi ho pensato a questa insalata, un grande classico al quale ho dato una forma un po’ diversa… e sebbene mi vergogni un po’ a chiamarla ricetta, vi assicuro che ce la si fa ampiamente!!! E pure la presentazione è deliziosa, sia che la consumiate a tavola come antipasto sfizioso, sia che chiudiate la scatolina e ve la portiate a spasso.
Vi presento la mia Caprese prêt à porter!!




La ehm…ricetta: Caprese prêt à porter
12 pomodorini ciliegino
125 g di mozzarella di bufala
olio
sale
origano
insalatina a foglia minuta
1 o 2 contenitori di plastica per uova


1. lavare i pomodorini e l’insalata, avendo cura di non staccare i gambetti dei pomodori: 2 minuti
2. tenere l’insalatina da parte e magari centrifugarla perché si asciughi, intanto tagliare a tutti i pomodorini la calottina superiore con un coltello affilato: 1 minuto
3. con delicatezza svuotare ogni pomodorino dei semi e del sughetto: 1 minuto e mezzo
4. con le mani ben asciutte mettere in ogni pomodoro svuotato un pizzichino di sale e capovolgerlo sul piatto perché perda l’acqua in eccesso: mezzo minuto


5. lasciare i pomodori capovolti per 10 minuti e intanto far scolare per almeno 5 minuti la mozzarella di bufala in un setaccio; lavare accuratamente un contenitore per le uova, con acqua e detersivo per i piatti; poi asciugarlo e disporvi all’interno le foglioline asciutte di insalata; tagliare la bufala ormai scolata a cubetti regolari: 10 minuti
6. disporre in ogni “posto-uovo” un pomodorino e versare in ciascuno un filo d’olio: 1 minuto
7. in ogni pomodoro mettere qualche cubetto di mozzarella e completare con una spolveratina di origano, poi coprire con la calottina. Ripetere l’operazione per tutti i pomodorini. :3 minuti


8. Se si vuole servire come antipasto a tavola disporre 12 pomodori in un solo contenitore per uova, altrimenti metterne 6 per ogni contenitore, coprire con qualche fogliolina d’insalata e chiudere la confezione, avendo cura poi di metterla in un sacchetto a chiusura ermetica: 1 minuto


Tempo totale impiegato: 20 minuti




Con questa ehm…ricetta partecipo al contest della Cuochina SopraffinaSpuntino sopraffino, fallo sveltino”.

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Zuppa di ceci con carciofi in pastella

Queste giornate un po’ uggiose, ma soprattutto freddine, invogliano a  preparare ancora qualche saporita zuppa. In questo caso ho fatto la “solita zuppa” di legumi, che si è rivelata insolitamnte divertente da fotografare… i complici sono stati due carciofi ansiosi di essere mangiati, quasi certamente gli ultimi della stagione!
Ne è venuto fuori un perfetto abbinamento tra la classica zuppa di ceci e le sfiziose frittelline. In più come accompagnamento c’erano questi bei panini cottage, di cui pubblicherò presto la ricetta, una forma classica del pane inglese sconosciuta in Italia, (almeno a me). Si tratta di panini sovrapposti, ritagliati sul bordo con le forbici, fino a formare un ricamo che sembra quasi un pizzo.

La ricetta: Zuppa di ceci con carciofi in pastella
350 g di ceci già lessati
vino bianco
500 ml di brodo di verdure (carota, porro, cipolla, aglio, patata, lauro, maggiorana, olio e sale)
olio
sale
pepe

Ho preparato la zuppa semplicemente facendo rosolare per qualche minuto i ceci  in olio, aglio e cipolla tritata. Ho poi aggiunto un dito di vino bianco e ho fatto sfumare, poi ho versato 3 mestoli di brodo e fatto proseguire la cottura fino a completo insaporimento, aggiungendo brodo quando occorre, e a piacere, e aggiustando solo alla fine di sale e pepe.

Nel frattempo ho pulito i carciofi e li ho messi in acqua acidulata con limone.

Per la pastella ho mescolato insieme 100 g di farina e acqua fredda con un pizzico di sale fino a formare un impasto fluido e abbastanza denso.
Ho fritto i carciofi  immersi in pastella in abbondante olio di arachidi bollente e li ho poi spolverati con qualche granello di sale rosa.
Ho riscaldato la zuppa per un paio di minuti e via a tavola!!
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Estonian Kringle, la brioche che viene dal Nord

Il Kringle Estone è una brioche profumata, tradizionalmente farcita con burro, cannella e cardamomo. La cucina estone ha ereditato molto dalla Germania e dalle cucine vicine. 
La parola kringle in norvegese significa “chiocciola” ed esistono kringla (al plurale si dice così!) danesi e norvegesi che ricordano molto i pretzel tedeschi. Sul kringle estone, invece, non si trovano molte informazioni. Evidentemente la parola kringle (ma anche kringel e kringla) è usata solo per far riferimento alla forma, che anche in questo caso è intrecciata ed arrotolata, ma l’impasto è completamente diverso. 
Grazie a Edda vengo a sapere che questo dolce viene preparato per festeggiare i compleanni. La forma circolare, naturalmente, è carica di significati, penso al ciclo della vita e al rincorrersi delle stagioni…d’altronde abbiamo visto spesso la corona, la treccia, il vortice…tutte forme che ci riportano lontano nel tempo a piatti carichi di simbolismo.
Quando ho visto queste foto sul blog di Claudia me ne sono innamorata. Ho cercato diverse ricette per confrontarle e per quanto riguarda l’impasto differiscono di poco, ciò che si presta a mille rivisitazioni è proprio il contenuto.
La ricetta di impasto che ho trovato a me più congeniale è quella che trovate su questo bellissimo sito francese: ho tradotto il tutto e poi ho apportato le mie variazioni.
Per il ripieno ho deciso di restare sul classico, con la cannella, naturalmente, che con il sopraggiungere della primavera manderò in vacanza per un po’ [forse…] ma per ora è troppo presto, l’uva passa e le mele.
Con questa ricetta la pasta della brioche è sofficissima, forse merito della farina di segale che l’ha resa anche un po’ più scura di colore e dalla mollica finissima e aromatica. La crosticina esterna, grazie allo zucchero di canna, è croccante e dolce. Il tutto emana un profumo delizioso, irresistibile. In più la preparazione, pur trattandosi di un lievitato è abbastanza veloce. La riproporrò sicuramente, provando anche altre farciture, perchè la forma è davvero scenografica!
La ricetta: Estonian Kringle alla cannella, uvetta e mele
ingredienti:
100 g di farina 00
200 g di farina di segale per pane (+ altra per impastare)
120 ml di latte tiepido
4 cucchiai di miele
1 uovo intero
30 g di burro
10-12 g di lievito di birra
un pizzico di sale
per il ripieno:
50 g di uva passa
un bicchierino di grappa
1 mela verde ( non si disfa e resta a pezzettini)
zucchero di canna
30 g di burro
Ho messo l’uva passa a bagno nella grappa
Ho disposto le due farine setacciate a fontana in una ciotola grande.
Ho sciolto il lievito in qualche cucchiaio di latte e ho lasciato riposare un paio di minuti mentre scioglievo il miele nel latte restante.
Ho cominciato a impastare nella ciotola, prima con il lievito, poi con il latte e miele, mescolando bene. Poi ho aggiunto l’uovo leggermente sbattuto con un pizzico di sale.
Quando l’impasto era già ben formato ho trasferito sulla spianatoia e ho iniziato ad aggiungere il burro a pezzettini, impastando bene, con l’aggiunta di poca farina, finchè l’impasto non era più appiccicoso.
Ho trasferito in una ciotola e messo a lievitare al caldo per un’ora e mezza.
Ho tagliato la mela a cubetti di un centimetro di lato.
Ho ripreso l’impasto, l’ho schiacciato leggermente con le mani e poi steso con il mattarello fino a formare un rettangolo.
Sul rettangolo ho spalmato il burro sciolto con un pennello, poi vi ho disposto un po’ di zucchero di canna e poi l’uvetta strizzata e i pezzettini di mela.
Ho arrotolato il rettangolo dal lato lungo, fino a formare un rotolo.
Con un coltello affilato ho tagliato il rotolo in due parti uguali per il lungo e, senza farle aprire troppo, le ho attorcigliate tra loro. Non bisogna stringere troppo.
Poi ho chiuso il rotolo a forma di cerchio e l’ho messo sulla teglia da forno. (qui foto molto esaurienti per ricrearne la forma)
Ho coperto con pellicola unta e fatto rilievitare per un’ora. 
Ho spennellato con latte sbattuto con un tuorlo e ho cosparso di zucchero di canna. 
Ho infornato in forno caldo a 180° per 20 minuti. 
La mia versione del kringle è piaciuta! Se siete curiosi andate a leggere qua!

Aggiornamento del 28 ottobre 2013: questa ricetta è inserita nella raccolta Abbecedario Culinario d’Europa per l’Estonia.

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Mary Cassat, la Nocciola al Cubo e il Pu Erh 2007

nocciola al cubo_slideshow_mini 
Ci sono pittori che fanno innamorare al primo sguardo. Così è capitato quando alla ricerca di spunti per i miei post sul tè sono incappata in questa bella immagine dipinta:
Il tè delle cinque raffigura due donne all’ora del tè; sono rappresentate con pennellate di luce, nello stile impressionista, volto a delineare i volumi senza contorni netti, accostando infinite sfumature fino a formare la tonalità voluta.
Non avevo mai visto questo bel dipinto e ho cercato dunque informazioni sull’artista, così ho conosciuto Mary Cassat. Mary Cassat è la donna giusta a cui dedicare questo 8 marzo, per il suo percorso di vita, per le sue scelte, per il suo sostegno al suffragio universale.
Mary nacque nel 1844 a Pittsburgh in una famiglia molto facoltosa; il padre Robert era agente di cambio, la madre proveniva da una famiglia di banchieri. Giovanissima ebbe la possibilità di viaggiare in Europa e, dopo essere entrata in contatto con la pittura e con gli ambienti artistici, decise che quella sarebbe diventata la sua professione. Ebbe l’occasione di visitare l’Expo Universale di Parigi del 1855 e una volta tornata in America, a Philadelphia, si iscrisse a soli 15 anni alla Pennsylvania Academy of the Fine Arts. Venne osteggiata dal padre che disse che avrebbe preferito vederla morta che diventare una bohèmienne. Ciò nonostante Mary decise prima di lasciare la scuola e successivamente di continuare i suoi studi in autonomia trasferendosi a Parigi.
Mary giunse in Europa nel 1866, accompagnata dalla madre e da alcune amiche di famiglia: iniziò a visitare quotidianamente il Louvre e a prendere lezioni di pittura. Nel 1868 la giuria del Salon accettò la sua Suonatrice di mandolino.
Nel 1870 a causa della guerra franco-prussiana dovette tornare in America e lì ricominciarono i contrasti con il padre che non voleva finanziare i suoi studi artistici, fino a farle scarseggiare il materiale per dipingere. Ciò nonostante Mary perseverò nei suoi propositi ed espose alcune opere alla Galleria di New York. Nel 1871 decise di tentare la fortuna a Chicago; qui perse molte delle sue opere durante un incendio, ma ebbe modo di far conoscere alcune sue opere all’arcivescovo di Pittsburgh che le commissionò le copie di due dipinti di Correggio e la finanziò per un nuovo viaggio in Europa. Mary giunse a Parma per eseguire le copie e poi visitò la Spagna per riapprodare infine a Parigi dove aveva ormai deciso di stabilire la sua residenza assieme alla sorella Lydia.
A Parigi si scontrò con il sessismo dei colleghi maschi e le sue opere vennero costantemente rifiutate al Salon.
Nel 1877 però fece la conoscenza di Edgar Degas e divenne sua allieva e sua intima amica e per alcuni addirittura sua amante. Grazie a Degas, la Cassat entrò in contatto con i circoli impressionisti che cominciavano ad organizzare esposizioni indipendenti.
L’esposizione impressionista del 1879 ottenne un discreto successo, e aggirando una critica ostile, Degas e la Cassatt vennero definiti come “i soli artisti che si distinguono… e che offrono qualche motivo di richiamo e giustificazione in una pretenziosa esposizione di allestimenti per vetrine e scarabocchi infantili”.
Mary Cassat cercò poi di organizzare delle mostre anche negli Stati Uniti e al contempo la sua pittura cominciò a discostarsi da quella impressionista per diventare più semplice e diretta. E’ il momento, l’ultimo decennio del XIX secolo, delle raffigurazioni di tante madri con bambino o nonne con nipoti in una semplicità e tenerezza incredibili. Le tecniche che sperimentò furono le più svariate, diventando un punto di riferimento per tanti giovani artisti americani.
 
Mary fu produttiva fino all’incirca al 1910. Dopo ebbe una profonda crisi creativa, ma trovò  l’energia per sostenere la causa del diritto di voto per le donne: nel 1915 presentò, nell’ambito di un’esposizione allestita per supportare il movimento femminile, una serie di 18 opere.
Dopo il 1915 soppraggiunse la cecità, dovuta a problemi di cataratta, e dovette definitivamente abbandonare la pittura. Morì infine il 14 giugno 1926, vicino a Parigi, a Château de Beaufresne.Se volete conoscere altre sue opere potete dare un’occhiata alla raccolta completa che trovate qui: http://www.marycassatt.org/the-complete-works.html***Questa mia biografia è tratta dal bell’articolo di Michele BroccolettiIl biscotto che ho scelto per questo Tea Time è un biscotto trovato su un sito americano. Cercavo un biscotto alla nocciola per poter scovare il sentore di nocciola nel mio Pu Erh di Coccole.
Io lo rinomino Nocciola al cubo perché la nocciola è presente nell’impasto, nella crema di farcitura e nella granella esterna, e il risultato non è 3 volte nocciola, ma l’assoluto esplodere del gusto.
nocciola al cubo_2
L’abbinamento con il Pu Erh è perfettamente azzeccato. La dolcezza e cremosità del biscotto viene stemperata dal gusto deciso di questo té, e la bocca viene perfettamente ripulita dalle note affumicate, senza che resti alcuna stucchevolezza. Continuo a sostenere che con questo tè non occorra zuccherare, non c’è alcuna punta di acidità, solo una dolcezza delicata e e un profumo lieve di legna bruciata. 
nocciola al cubo_3
 
Controindicazioni: farsi prendere la mano e mangiare troppi biscotti!!!
La ricetta: Biscotti “Nocciola al cubo”
100 g di nocciole piemontesi senza pellicine
170 g di farina 00
140 g di burro
60 g di crema di formaggio
75 g di zucchero
1 uovo grande
1 pizzico di sale
1 cucchiaino raso di lievito per dolci
crema di nocciole
granella di noccioleHo tritato le nocciole con la metà della farina senza farle scaldare; bastano poche scosse di frullatore.
Con le fruste elettriche ho sbattuto burro, zucchero e crema di formaggio fino a renderli ben cremosi, poi ho aggiunto l’uovo sbattuto e ho mescolato bene con una spatola.
Ho aggiunto le nocciole tritate con la farina e la farina restante mescolata con sale e lievito.
Poi ho messo l’impasto in frigo a rassodare per 1 ora.
Ho diviso l’impasto in quattro pezzi e ho creato dei salsicciotti, rotolando i pezzi di impasto su una superficie inzuccherata.
Ho rimesso in frigo i salsicciotti per raffreddarli per bene.
Ho tagliato i salsicciotti a fette di 1,5 cm di spessore, poi ho disposto queste rotelle ben distanziate sulla teglia e ho cotto a 175° per 8-10 minuti.
Quando erano freddi li ho accoppiati a due a due , riempiendo con un cucchiaino di crema di nocciole e rotolando i bordi nella granella.
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Ravioli di primavera (…quasi!)

Questi ravioli sono saltati fuori dal frigo da soli…La sera prima come antipasto per una cena tra amici ho fatto una passatina di ceci con sopra un involtino primavera da sgranocchiare. A seguire delle lasagne integrali con erbette e formaggio di capra. Dalla preparazione degli involtini era avanzato del cavolo bianco e delle carote, dalle lasagne invece un pezzo di impasto integrale…la sera seguente ho quindi pensato di preparare questi ravioli, dall’aria un po’ cinese, ma di forma italianissima, come i culurgiones sardi.
Il risultato è stato delizioso.

La ricetta: Ravioli di primavera (quasi!)

Per il ripieno:
un pezzo di cavolo bianco (circa g)
1 carota
1 porro
2 cucchiai di salsa di soia (io uso quella dolce)
vino bianco
sale
olio
In una padella ho messo un filo d’olio e il porro tagliato a rondelle a rosolare. Ho poi aggiunto la carota grattugiata a julienne e il cavolo tagliato a striscioline finissime. Ho fatto rosolare a fuoco alto per qualche minuto, poi ho aggiunto il vino bianco. Quando era sfumato ho aggiunto la salsa di soia. Ho lasciato insaporire ed asciugare e regolato di sale, assaggiando. Il ripieno deve restare abbastanza croccante.

Per confezionare i ravioli:
200 g farina (150 bianca, 50 integrale)
acqua tiepida
altra farina per la spianatoia
sale

Ho impastato la farina setacciata con un pizzico di sale aggiungendo gradualmente dell’acqua tiepida. L’impasto era morbido ma non appiccicoso. Deve riposare una mezz’ora infarinato e avvolto in un panno.

Ho poi steso la pasta sottilissima e ho formato con un coppapasta dei cerchi di 6cm di diametro.
Per formare i ravioli ho preso un cerchio di pasta nel palmo della mano sinistra, ho deposto al centro un po’ di ripieno e con la mano destra ho fatto l’intreccio dei culurzones, piegando alternativamente un lato e poi l’altro verso l’interno e saldando la punta finale. Ho seguito le istruzioni e le immagini de La Cucina Italiana, numero di novembre 2011.

Il ripieno non è compatto come quello dei culurgiones classici, quindi bisogna prendere un po’ la mano…ma basta lanciarsi!

Ho poi lessato i ravioli in acqua salata e li ho conditi con olio evo e poche gocce di salsa di soia dolce. Volendo si può dare una leggera spolverata di zenzero in superficie: il gusto si abbina bene con quello del ripieno.


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Torta di pesce bianco con besciamella al porro e Fiordifrutta all’uva spina

Esiste un piatto irlandese che si chiama Fish Pie ed è composto da filetti di pesce bianco insaporiti con porro e cipolla ed altri aromi e ricoperto da un soffice puré di patate che poi viene fatto dorare in forno.
Per la ricetta da dedicare al contest Rigoni di Asiago “Una torta salata ma non troppo” con Fiordifrutta ho pensato di partire da questa ricetta, rielaborandola.
Ho messo innanzitutto una base di pasta brisé che fa da controaltare alle sfoglie di patata deposte sullo strato superiore. Il ripieno è composto di merluzzo fresco, insaporito da una besciamella leggera e da porro stufato in padella con vino bianco, maggiorana e coriandolo.
Il tocco speciale è dato da alcuni cucchiaini di Fiordifrutta all’uva spina, deposti nel ripieno, prima di coprire il tutto con le patate. 
Fiordifrutta all’uva spina è dolce e delicata e si sposa perfettamente con il pesce, avvolto dalla besciamella. La torta si gusta tiepida.




La ricetta: Torta di pesce bianco con besciamella al porro e Fiordifrutta all’uvaspina.
(ingredienti per una monoporzione-piatto unico o bi-porzione da accompagnare a una bella insalata)
1 patata media (circa 150 g)
70 g di pesce bianco a filetti (io ho usato merluzzo fresco)
1/2 porro
mezzo bicchiere di vino bianco secco
sale
pepe
maggiorana
coriandolo
alloro
olio evo
4 cucchiaini di Fiordifrutta Rigoni di Asiago all’uvaspina
1 pasta brisé già pronta (non servirà tutta)





per la besciamella senza burro:
125 ml di latte
35 g di farina
1 cucchiaino abbondante d’olio
sale
pepe




Ho sbucciato la patata , l’ho tagliata in 2 e l’ho messa in acqua fredda a lessare. Non deve cuocersi completamente ma solo ammorbidirsi, (poi finirà di cuocere in forno).
In un pentolino ho lessato il merluzzo, fino a renderlo tenero. Poi l’ho scolato e sbriciolato con la forchetta e condito con un pizzico di sale e un filo d’olio.
In un padellino ho rosolato la parte tenera del porro, tagliato a rondelle, in un filo d’olio. Poi ho aggiunto il vino bianco e ho fatto stufare finchè il porro non è diventato tenero. Ho poi insaporito con sale, pepe, maggiorana, alloro sbriciolato e coriandolo schiacciato. Ho spento e messo da parte.
Ho preparato una besciamella, mischiando il latte con la farina, un pizzico di sale, un cucchiaino d’olio e una spolverata di pepe. Ho fatto raddensare sul fuoco sempre mescolando.
Una volta che la besciamella era pronta e densa vi ho aggiunto il porro e il merluzzo e ho mescolato il tutto.
Ho rivestito con la pasta brisé una pirofila quadrata di 15 cm di lato. Vi ho deposto il ripieno e livellato il tutto. Poi con un cucchiaino ho messo la Fiordifrutta all’uvaspina a intervalli regolari (io ne ho messo 4 cucchiaini).
Ho coperto lo strato di ripieno con fette sottili di patata disposte in cerchi, che ho poi spennellato di olio e spolverato con un pizzico di sale e maggiorana in abbondanza. Per ultima cosa ho rivoltato verso l’interno la pasta brisé in eccesso.
Ho cotto a 175° per circa 30 minuti.
Lasciare intiepidire e poi servire.

Come detto sopra con questa ricetta partecipo al contest Rigoni di Asiago “Una torta salata ma non troppo“.

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Crema di patate e porri con champignons trifolati

Un post veloce veloce per una ricetta veramente semplice ma veramente speciale in queste sere fredde e nevose. Ho abbinato ad una crema fatta con patate e porri dei smeplicissimi champignons passati in padella con aglio e prezzemolo. Il gusto deciso dei funghi dà una nota in più alla delicatezza della crema di porri. Qualche fetta di pane integrale e la cena è risolta!!
La ricetta: Crema di patate e porri con champignons trifolati.
(per 2 persone)
250 g di champignons freschi
2 patate medio-piccole
1 porro
brodo vegetale (l’ho fatto sul momento con carota, cipolla, aglio e sedano)
vino bianco
olio
sale
pepe
Ho lessato le patate.
In una padella ho versato un filo d’olio e uno spicchio d’aglio schiacciato e una volta che era imbiondito ho aggiunto i funghi tagliati a fettine sottili e fatto sfumare due dita di vino bianco. I funghetti tireranno fuori un po’ d’acqua. Ho proseguito la cottura a fuoco vivace, girando spesso e regolando verso la fine della cottura con il sale.
Nel frattempo in un’altra padella ho messo a rosolare il porro tagliato sottile sottile; ho proseguito la cottura finchè non era morbido, aggiungendo man mano qualche cucchiaio di brodo. Poi ho aggiunto un po’ del brodo rimasto e le patate lessate in precedenza, ridotte in purea. Con il brodo bisogna regolare la consistenza della crema e infine regolare di sale, tenendo presente che i funghetti saranno più saporiti. 
questa volta ho dato una frullata ai porri, rendendo il tutto più cremoso, vista la presenza solida dei funghi; altre volte invece ho lasciato i porri a fili, senza che risultino assolutamente fastidiosi al palato.
Ho servito in piatti larghi, adagiando i funghetti da un lato, sopra la crema.

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Piccole Pavlove con crema al caffé

La storia della Pavlova è raccontata su quasi tutti i foodblog di coloro che si sono cimentati nel prepararla. 
Anna Pavlova fu una bella e leggiadra ballerina russa che, a inizio secolo scorso, incantò con la sua nuvola di tulle un pasticcere australiano di Perth che l’aveva vista esibirsi ne La Morte del Cigno. In suo onore il pasticcere inventò la Pavlova, un dolce di meringa che resta soffice all’interno grazie all’azione dell’aceto.
I Neozelandesi però se ne attribuiscono anche loro la paternità! E forse potrebbe essere pur vero, visto che una “Meringa ripiena alla frutta” compare in un ricettario neozelandese del 1926, lo stesso anno del tour australiano di Anna Pavlova.
Certo è che la leggiadria della ballerina colpisse davvero i suoi spettatori, fino al punto di paragonarla ad una soffice meringa. La Pavlova rivoluzionò il mondo del balletto russo. Fino ad allora le ballerine erano state molto forti fisicamente e, per questa ragione, decisamente tozze. La Pavlova era invece magra ed eterea. Da subito fu adatta ai ruoli romantici del balletto ottocentesco, ma proprio per l’eleganza delle sue caviglie dovette ricorrere ad un accorgimento: aggiunse una striscia di cuoio alla suola delle sue scarpette perchè offrissero un maggior sostegno. Si può dire che la Pavlova inventò le moderne scarpette da danza, oltre che darci la scusa di gustare un dolce scenografico e squisito.
Quanto è bello vedere persone sazie che assaggiano il dolce per cortesia anche se non ne avrebbero voglia, dopo un lauto pranzo e che poi lo mangiano con gusto, nonostante tutto, perché lo trovano irresistibile?
E’ quello che è successo con queste mini pavlove, la cui crema è davvero deliziosa. E se qualcuno ha detto: <<Vabbè, per me solo metà>>, alla fine se l’è pappata tutta!!

La pavlova, se divisa in porzioni perde un poco della magia, perché le fette vengono irregolari e si frantumano in bricioline di meringa. Ho pensato di aggirare il problema creando delle pavlove monoporzione che arrivassero belle intere e intatte a ciascun commensale.
Per il ripieno mi sono lanciata in una crema al mascarpone che ricordasse per consistenza e sapore il tiramisù. Una bomba di calorie ma che esplode dolcemente.

La ricetta: Pavlova al cacao con crema al caffè
Per le basi:
4 albumi (circa 140 g di albume)
205 g di zucchero
1 cucchiaino scarso di maizena
1 cucchiaio scarso di aceto bianco
1 cucchiaio colmo di cacao amaro

Ho scaldato il forno a 170° e ho disegnato sulla carta da forno i quadrati per le miniporzioni che volevo realizzare
Ho montato gli albumi a neve, poi ho aggiunto lo zucchero a pioggia, poi l’amido di mais e infine il cucchiaio d’aceto sempre continuando a montare; per ultima ho versato una cucchiaiata abbondante di cacao amaro.
Ho versato la meringa nella sac à poche, il composto era molto compatto. Ho  ricavato prima le basi e poi sul contorno di esse ho fatto altri giri di meringa fino a formare delle specie di coppette. (Con queste dosi ho fatto 8 coppette e tante piccole meringhette, ma si possono fare anche una decina di coppette, bisognerà però aumentare le dosi della crema!)
Ho infornato e abbassato immediatamente il forno a 140° C e lasciato cuocere per 1 ora, abbassando a 120° C verso la fine.
Poi ho lasciato raffreddare nel forno leggermente socchiuso.
Se riuscite preparatele la sera prima così avranno tutto il tempo di raffreddarsi bene!!

Per la farcitura:
200 g di mascarpone
1 albume
2-3 gocce di aceto
3 cucchiai di zucchero
uno sciroppo fatto con: 50 ml di acqua, 5 g di caffè solubile, 50 g di zucchero

Ho preparato lo sciroppo portando ad ebollizione l’acqua, il caffè solubile e lo zucchero in un pentolino e facendolo poi ridurre sempre mescolando. Verrà un bel po’ di sciroppo che dovrete poi dosare a seconda di quanto vorrete “caffettosa” la crema.
Ho fatto intiepidire lo sciroppo ed intanto ho montato a neve l’albume, quando era già bianco ho aggiunto lo zucchero e poi l’aceto.
Intanto lo sciroppo si era raffreddato e ho cominciato ad aggiungerlo al mascarpone, lavorandolo nel contempo con le fruste. Lo sciroppo non va aggiunto tutto, ma man mano fino ad ottenere la consistenza e la dolcezza giuste. Quello che avanza può essere conservato in frigo per altre preparazioni.
Una volta che il mascarpone era consistente ma più cremoso, ho miscelato l’albume montato con lo zucchero, facendo attenzione a non smontarlo.
Con questa crema ho riempito le coppette di meringa-pavlova e ho completato con granelli di caffè solubile mischiato a granelli di zucchero.
Con questa ricetta partecipo alla raccolta Piccola Pasticceria: Macarons e Meringhe di Ann del blog BperBiscotto.
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Crema di porri e patate con stelline di polenta al curry

Tra gli ingredienti dell’ultima ricetta del mese di novembre non poteva mancare un’altra crema vellutata questa volta con l’amico porro!!
Ingrediente insostituibile di saporiti soffritti e brodini aromatici, non bisogna affatto relegarlo al ruolo di ingrediente secondario.
Pare che il faraone Cheope ricompensò con cento mazzi di porri un suo medico che l’aveva fatto guarire da una terribile infezione urinaria; il porro poi rappresentava uno dei cibi preferiti dell’imperatore Nerone che ne mangiava in grande quantità per schiarirsi la voce, prima delle sue esibizioni canterine.
Molte delle caratteristiche che gli attribuivano gli antichi sono le stesse che venivano attribuite alla cipolla, altrettanto antica e appartenente alla stessa famiglia, come quella di essere un potente afrodisiaco.
Nel Medioevo la scuola medica salernitana ne conferma le proprietà toniche, la capacità di curare le infiammazioni respiratorie e di aumentare la fecondità nella donna.
Scientificamente è stato dimostrato che il porro è un vero toccasana per le vie respiratorie, decongestionante ed efficace per far curare la raucedine, è anche utile per combattere l’obesità ed abbassare il colesterolo, ricco di magnesio per il sistema nervoso, di calcio per la pelle e le ossa e di vitamine.
A Cervere, in provincia di Cuneo, si tiene ogni anno una sagra in suo onore ed esiste per questo anche un “Palaporro”.
E infine guardate qui: 

questo è lo stemma del Galles e quell’ortaggio stilizzato ripetuto quattro volte altro non è che il nostro nobile porro!

La ricetta: Morbida crema di porri e patate con stelline di polenta al curry

Per la crema di porro:
3 porri
1 grossa patata
1 spicchio d’aglio
mezzo cucchiaino di timo essiccato
500 ml di brodo vegetale
1 cucchiaio di parmigiano grattugiato
olio
sale

Per le stelline di polenta:
3 cucchiai di polenta gialla precotta
1/2 cucchiaino di curry
acqua (vedi quantità sulla confezione)
sale

Ho fatto lessare la patata, l’ho sbucciata e schiacciata con la forchetta.
Nel frattempo ho preparato del brodo vegetale, con carota, porro, salvia, patata, olio e sale.
Ho tagliato i due porri a rondelle sottili e li ho messi in una casseruola con due cucchiai d’olio e l’aglio. Ho fatto soffriggere leggermente, poi ho eliminato l’aglio e aggiunto tre mestoli di brodo vegetale. Ho fatto proseguire la cottura per qualche minuto. Poi ho frullato il tutto.
Ho rimesso la crema nella casseruola, ho aggiunto la patata schiacciata, ho aggiustato di sale ed aggiunto brodo fino a raggiungere la consistenza desiderata. Per ultimo ho versato il timo, ho mescolato e coperto.

Ho preparato la polenta facendo bollire in un pentolino piccolo l’acqua necessaria a far cuocere tre cucchiai di polenta precotta, calcolando la proporzione sulle istruzioni della scatola. Nell’acqua in ebollizione ho aggiunto un pizzico di sale e mezzo cucchiaino di curry in polvere e successivamente la polenta. Ho mescolato con cura, fino all’inizio del rassodamento, poi l’ho versata in un piatto piano bagnato e l’ho lasciata 20 minuti a solidificare. Poi l’ho tagliata a stelline con un taglia biscotti.
Ho scaldato la crema di porro, aggiungendo un cucchiaio di parmigiano grattugiato, l’ho versata nelle ciotoline e ho decorato con le stelline di polenta.

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La zucca nel panino

L’ennesima vellutata, l’ennesima zucca… e l’idea è veramente semplice e buona! 
Una vellutata morbida di zucca e cipolla arricchita da un cucchiaio di yogurth. L’originalità sta nella presentazione, vista tempo fa in giro per la rete per altre cremose di verdura: la vellutata di zucca, bella arancione, arriva a tavola dentro il panino che si impregna tutto del suo sapore.
Io questa volta ho usato dei panini che avevo già a casa, ma l’ideale sarebbe farli personalmente, magari con farina integrale o di segale, con la ricetta che trovate qui!

La ricetta: Vellutata di zucca nel panino
(per 2 persone)
250 g di polpa di zucca cotta in forno
1 cipolla media
1 spicchio d’aglio
olio
sale
pepe
fresche o secche queste erbette (a seconda della disponibilità): rosmarino, salvia, maggiorana, prezzemolo, origano, menta
1 cucchiaio colmo di yogurt bianco al naturale
2 panini, meglio se con la crosta spessa, privati della calottina superiore e della mollica interna

Ho tagliato a pezzetti la zucca e l’ho messa in un pentolino, facendola insaporire con la cipolla tagliata a dadini minuscoli, lo spicchio d’aglio e due cucchiai d’olio.
Dopo qualche minuto ho tolto lo spicchio d’aglio e ho aggiunto un goccino d’acqua perché la cipolla non colorasse troppo.
Poi le erbette: rosmarino, salvia, prezzemolo e menta erano fresche tagliate finissime, origano e maggiorana erano essiccate. Vanno aggiunte secondo il gusto personale. Dopo qualche minuto la zucca sarà già bene insaporita. Si passa al frullatore, aggiungendo qualche cucchiaiata di acqua tiepida.
Poi si rimette nel pentolino, aggiustando di sale e pepe, si scalda e si versa nei panini, decorando con un ciuffetto dell’erbetta fresca che avete a porta di mano!!!

Con questa ricetta partecipo al contest “Con un po’… di zucca” organizzato da Ramona di Farina Lievito e Fantasia in collaborazione con Ballarini, nella categoria primi piatti.


ai fornelli, ricette originali, ricette tradizionali

Pancakes salati in verde e Magno Gaudio!!! :D

Prima della ricetta devo fare un GRANDE annuncio!!!
Mercoledì sono stati proclamati i vincitori del contest della Cuochina Sopraffina …ed io sono arrivata terza con la mia ricetta dei pancakes alla salsa di mele speziata!!!
Sono stata felicissima di questo piccolo traguardo ed ho pure vinto un bel premio, ovvero 3 Ultrasalse al cubo a mia scelta. 
Ho già fatto l’ordine e ho scelto: 
– ultrapesto con foglie di basilico e castagne
– ultrasalsa con funghi porcini, uvetta e rosmarino
– ultracrema con peperoncino e noci
ma non è stato facile perchè sono tutte stuzzicanti e particolari.
Ora non mi resta che attendere e poi utilizzarle per qualche mia ricetta!:D

A questo punto passiamo invece ai pancakes salati, la cui ricetta incuriosiva molti!!! 

Mi sono documentata un po’… negli Stati Uniti i pancakes sono detti anche hotcakes, griddlecakes o flapjacks, e nascono come dolce tradizionale carnevalesco. 
In Gran Bretagna sono chiamati Scottish Pancakes e di diametro sono un po’ più piccini, tipo quelli che ho fatto io alla salsa di mele.
Tradizionalmente è conosciuta la versione dolce, e la farcitura più comune è quella con sciroppo d’acero. 
In Australia e Nuova Zelanda vengono detti pikelets e serviti con semplice burro fuso o burro e marmellata.

L’idea
dei pancakes salati si è diffusa invece a partire dalle crepes, che
assomigliano solo apparentemente ai pancakes e che in tutta Europa si
farciscono sia “in dolce” che “in salato”.

Prima di cimentarmi nella preparazione ho spulciato diverse ricettine e dosi sul web e ho creato una mia ricetta personale.

Di massima le dosi sono simili a quelli dolci, ma ho sostituito lo zucchero con due cucchiai di Asiago grattugiato.
L’albume montato a neve conferisce la solita altezza e sofficità al pancakes, però questi salati sono un po’ meno leggeri e “nuvolettosi” di quelli dolci…insomma è un vero pasto in piena regola.

Ora largo alla semplicissima ricetta: Pancakes Salati alla Salsa di Broccoli
200 ml di latte
1/2 cucchiaino di lievito per impasti salati
25 g di burro
2 cucchiai colmi di Asiago Pressato grattugiato non troppo fine
125 g di farina
2 uova
250g di broccolo
1 cucchiaio di philadelphia
1 acciughina
1 spicchio d’aglio
1 peperoncino secco piccolino
olio
sale
Per la salsa:
Ho sbollentato rapidamente i broccoli, per velocizzare la cottura.
In una padella, ho fatto dorare leggermente l’aglio nell’olio con l’acciughina e il peperoncino schiacciato, poi ho versato in padella i broccoli e li ho fatti rigirare per un po’…ci vorranno tra i 5 e i 10 minuti…perchè si insaporiscano bene e si ammorbidiscano ulteriormente.
Poi ho tolto l’aglio e ho versato tutto nel frullatore, aggiungendo qualche cucchiaio di acqua calda, per ottenere una consistenza liscia. 
Per i pancakes:
Ho mescolato latte, burro fuso, asiago e tuorli molto rapidamente.
In un’altra ciotola ho mescolato farina, lievito e un pizzico di sale.
Ho miscelato gradualmente i due impasti, i liquidi nei solidi, sempre mescolando.
Separatamente ho montato a neve gli albumi e li ho aggiunti all’impasto mescolando dall’alto in basso.
Poi ho cotto i pancakes a cucchiaiate in un padellino caldo, spennellato leggermente di olio, sempre circa un minuto per lato.
La salsa di broccoli, prima ottenuta, va travasata in un pentolino, in cui, a pancakes
pronti, si farà sciogliere il cucchiaio di philadelphia, riscaldando
prima di versare sui pancakes. 
Ho completato con una grattugiata a julienne di Asiago.
Poi si serve subitissimo! (salvo se dovete fare le foto!!! :D)

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