Carabaccia, la zuppa di cipolle alla fiorentina Da Firenze fino in Francia, le cipolle in una versione storica
Cuori al tè e cuori di tè…verde
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Foglie e fiori della Camelia Sinensis |
In Oriente il tè verde è il più utilizzato, in Giappone ad esempio il tè nero viene riservato agli Occidentali mentre quello verde è bevanda nazionale, più bevuto dell’acqua. E proprio da qui è partito l’input per una scoperta sorprendente.
In Giappone, paese di accanitissimi fumatori, il tumore al polmone è poco incidente. Questo fatto è stato messo in correlazione con il forte consumo di tè verde e dopo analisi e ricerche è stato effettivamente dimostrato che nella bevanda è presente un polifenolo in grado di rallentare la crescita di masse tumorali. Non è l’unica proprietà, in quanto è dimostrato anche che i flavonoidi contenuti nel tè verde proteggono dall’infarto, così come i disturbi circolatori e cardiovascolari sono meno incidenti nei forti bevitori di tè.
In ultimo questo tipo di tè contribuisce ad attivare la flora batterica intestinale e aiuta a dimagrire, perché aumenta la velocità con cui l’organismo riesce a bruciare i grassi. Questo ultimo effetto non è dovuto alla teina, come si potrebbe pensare, che invece in questo tipo di tè è meno incidente che nel tè nero, ma alle catechine che aumentano naturalmente la termogenesi e il consumo di calorie… una ragione per concedersi un biscotto in più! 😉
Bersagliati da tutte queste informazioni salutari, l’unica cosa che resta da dire è che il tè verde è anche buono. Piace a chi ama gli infusi delicati e freschi e diventa una vera golosità se “corretto” con qualche semino di vaniglia.
L’infusione consigliata per i tè verdi è a temperatura relativamente bassa, circa 75° C, e l’acqua non va versata direttamente sulle foglie per non “bruciarle”.
La merenda del giorno di San Valentino è stata l’occasione giusta per provare i cuori di tè dell’Azienda Ferri. Vengono inviati in una scatolina nera e, dopo la prima sorpresa iniziale, scopro che si tratta semplicemente di tè pressato, senza l’aggiunta di alcun additivo. La pressatura è un metodo antico, utilizzato da sempre dai mercanti per un trasporto più comodo e per proteggere il tè dall’umidità che l’avrebbe rovinato. Oggi la pressatura si utilizza per dare una forma originale al tè e l’Azienda Ferri commercializza molte eleganti tipologie di tè confezionate in questo modo.
Per ciò che riguarda i cuori, sono disponibili sia di tè verde sia di tè nero. La presentazione è deliziosa se vengono messi sul piattino, accanto alla tazza.
Io ho messo l’acqua in una teiera e poi ho immerso il cuoricino di tè per ottenere una buona tazza di infuso giallino e profumato.
Mi è sembrato naturale accostare a questo tè verde in tazza a una ricetta di biscotti già provati altre volte, ovvero i biscotti al tè verde, con l’aggiunta di mandorle tritate.
Il gusto erbaceo del tè verde si sposa benissimo con la delicatezza delle mandorle e fa sì che nessuno dei due gusti sia predominante sull’altro.
La ricetta: Cuori al tè verde e mandorle
Ingredienti:
50 g di farina
50 g di maizena
30 di mandorle spellate e tritate
60 g di burro
60 g di zucchero di canna
1 tuorlo
1 cucchiaino di latte
2 cuori di tè verde sbriciolati
Ho lavorato il burro con lo zucchero di canna, fino a formare una crema.
Ho aggiunto i cuoricini di tè verde sbriciolati e poi ho cominciato ad incorporare maizena e farina e man mano anche il tuorlo sbattuto con un pizzico di sale. Poi ho aggiunto le mandorle tritate finemente e per lavorare meglio l’impasto ho aggiunto anche un cucchiaino di latte.
Alla fine l’impasto era abbastanza morbido e l’ho lasciato riposare coperto per circa un’ora in frigo.
Trascorso questo tempo ho fatto scaldare il forno a 180°.
Ho steso la pasta con il mattarello dell’altezza di circa mezzo centimetro e ritagliato i biscotti usando due formine a cuore di diversa grandezza.
Ho infornato e lasciato cuocere finché i bordi non erano leggermente dorati, nel mio caso circa 10-12 minuti.
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Occorreva ragionare su qualcosa che piace “quasi” a tutti…e che fosse una vera e propria coccola, una pausa speciale dagli impegni della giornata…ho pensato alla merenda…ai biscotti, a qualche delizia da sgranocchiare.
Naturalmente per non snaturare l’intento iniziale del mio blog, che spesso perdo di vista, occorreva un filo conduttore forte e ricco di spunti “culturali”. L’accostamento migliore per un buon biscotto è una calda e profumata tazza di tè, che di per sé rappresenta già da sola un tema molto complesso ed infinitamente sfaccettato.
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Panini che sembrano brioches e il mio Amore a lenta lievitazione
Il mio amore non è una torta al cioccolato o un bombolone alla crema. Se devo associare un cibo all’amore, così, generico, mi vengono in mente cose dolcissime e colorate e cremose…ma se penso all’Amore, al Mio Amore, mi viene naturale pensare al pane. Pane morbido, profumato, fragrante. Pane che solo a sentirne il profumo solletica lo stomaco…non è lo stesso sintomo dell’Amore?
Non parlo spesso di me sul blog, ma di questa cosa parlo volentieri.
Incontrati di corsa, di sfuggita, sette anni prima, quando eravamo ancora un impasto non ben definito; ci siamo piaciuti ma poi abbiamo continuato a vivere le nostre vite. Sette lunghi anni di cose belle e brutte…e poi ci siamo rivisti. E non c’è voluto molto perché ci innamorassimo. Una settimana – o poco più – ed eravamo già belli cotti!
<<Io sono felice che Tu mi abbia fatto posto tra i tuoi libri ed i tuoi dischi, e che ogni giorno tre quarti del tempo che passiamo insieme sia fatto di risate. Il nostro è un Amore croccante e sempre fresco…come il pane.>>
Per inaugurare le due settimane che precedono il famoso/famigerato San Valentino ho pensato di proporre questi panini; sono panini inglesi, dall’impasto bello ricco. La loro mollica è fitta ma morbida e non collosa, e la crosticina esterna è croccante. Profumano quasi di brioches. La loro lievitazione è in due tempi (ma non troppo lenta, si fanno in una mattinata) e la cottura è rapida… come il Nostro Amore.
La ricetta originale è presa dal libro Il Pane Fatto in Casa di Christine Ingram e Jennie Shapter; io ho apportato alcune variazioni, anche nella quantità di lievito, allungando poi i tempi di lievitazione.
La ricetta: Panini al latte (12 panini)
450 g di farina bianca (225 g di tipo 00 e 225 g di tipo Manitoba)
2 cucchiaini di sale
1 cucchiaino colmo di zucchero
1 cucchiaino di lievito in polvere
45 g di burro morbido
250 ml di latte tiepido
1 uovo
Ho mischiato in una ciotola capiente le due farine setacciate con il sale, poi ho aggiunto lo zucchero e il lievito in polvere, mescolando bene. Ho aggiunto il burro mescolando con un cucchiaio. Ho creato una fossetta nel centro ed ho iniziato ad aggiungere il latte, sempre impastando con il cucchiaio, e successivamente parte dell’uovo sbattuto; non tutto, perché altrimenti l’impasto risulta troppo molle.
Ho trasferito sulla spianatoia infarinata ed ho impastato per una decina di minuti con energia.
Ho deposto l’impasto nella ciotola, dopo averla unta, e coperto con pellicola sempre leggermente unta d’olio. Poi ho avvolto il tutto in due canovacci ed ho messo a lievitare in una stanza calda per 2 ore abbondanti.
Ho ripreso l’impasto, l’ho sgonfiato e poi l’ho diviso in 12 pezzi.
Ho modellato i pezzi di forma diversa, treccia, nodo, spiga…
Ho deposto i panini su carta forno, ben distanziati, coperto con la solita pellicola unta e lasciato lievitare un’ora buona.
Intanto ho scaldato il forno a 210°.
Prima di infornare ho spennellato i panini mischiando l’uovo avanzato dall’impasto con un goccino di acqua tiepida.
Ho cotto per 15 minuti, finchè non erano belli dorati.
Con questa ricetta partecipo al contest “Cibo & baci” di About Food in collaborazione con Smartbox, nella categoria “ricette salate”.
Piccole Pavlove con crema al caffé
E’ quello che è successo con queste mini pavlove, la cui crema è davvero deliziosa. E se qualcuno ha detto: <<Vabbè, per me solo metà>>, alla fine se l’è pappata tutta!!
La pavlova, se divisa in porzioni perde un poco della magia, perché le fette vengono irregolari e si frantumano in bricioline di meringa. Ho pensato di aggirare il problema creando delle pavlove monoporzione che arrivassero belle intere e intatte a ciascun commensale.
Per il ripieno mi sono lanciata in una crema al mascarpone che ricordasse per consistenza e sapore il tiramisù. Una bomba di calorie ma che esplode dolcemente.
4 albumi (circa 140 g di albume)
205 g di zucchero
1 cucchiaino scarso di maizena
1 cucchiaio scarso di aceto bianco
1 cucchiaio colmo di cacao amaro
Ho scaldato il forno a 170° e ho disegnato sulla carta da forno i quadrati per le miniporzioni che volevo realizzare
Ho montato gli albumi a neve, poi ho aggiunto lo zucchero a pioggia, poi l’amido di mais e infine il cucchiaio d’aceto sempre continuando a montare; per ultima ho versato una cucchiaiata abbondante di cacao amaro.
Ho versato la meringa nella sac à poche, il composto era molto compatto. Ho ricavato prima le basi e poi sul contorno di esse ho fatto altri giri di meringa fino a formare delle specie di coppette. (Con queste dosi ho fatto 8 coppette e tante piccole meringhette, ma si possono fare anche una decina di coppette, bisognerà però aumentare le dosi della crema!)
Ho infornato e abbassato immediatamente il forno a 140° C e lasciato cuocere per 1 ora, abbassando a 120° C verso la fine.
Poi ho lasciato raffreddare nel forno leggermente socchiuso.
Se riuscite preparatele la sera prima così avranno tutto il tempo di raffreddarsi bene!!
Per la farcitura:
200 g di mascarpone
1 albume
2-3 gocce di aceto
3 cucchiai di zucchero
uno sciroppo fatto con: 50 ml di acqua, 5 g di caffè solubile, 50 g di zucchero
Ho preparato lo sciroppo portando ad ebollizione l’acqua, il caffè solubile e lo zucchero in un pentolino e facendolo poi ridurre sempre mescolando. Verrà un bel po’ di sciroppo che dovrete poi dosare a seconda di quanto vorrete “caffettosa” la crema.
Ho fatto intiepidire lo sciroppo ed intanto ho montato a neve l’albume, quando era già bianco ho aggiunto lo zucchero e poi l’aceto.
Intanto lo sciroppo si era raffreddato e ho cominciato ad aggiungerlo al mascarpone, lavorandolo nel contempo con le fruste. Lo sciroppo non va aggiunto tutto, ma man mano fino ad ottenere la consistenza e la dolcezza giuste. Quello che avanza può essere conservato in frigo per altre preparazioni.
Una volta che il mascarpone era consistente ma più cremoso, ho miscelato l’albume montato con lo zucchero, facendo attenzione a non smontarlo.
Con questa crema ho riempito le coppette di meringa-pavlova e ho completato con granelli di caffè solubile mischiato a granelli di zucchero.
Tortini di patate con prosciutto e radicchio in cocottes
La ricetta: Tortini di patate con prosciutto e radicchio in cocottes
purea ricavata da due patate medie lessate
1 albume
3 cucchiai di parmigiano grattugiato
1 cucchiaio di pangrattato
2 fette di prosciutto cotto
½ radicchio rosso
cipolla (un quarto)
1 spicchio d’aglio
olio
sale
pepe
Ho tritato finemente un pezzetto di cipolla e l’ho messo in padella, con uno spicchio dì’aglio a soffriggere leggermente in due cucchiai d’olio. Ho poi aggiunto il radicchio affettato finemente, l’ho rigirato per un minuto e poi ho sfumato con due dita di vino bianco. L’ho fatto appena ammorbidire, poi ho spento.
Nel frattempo ho ripassato il pure al passapatate perché fosse fine fine e ho regolato di sale e pepe ed ho aggiunto due cucchiai di parmigiano. Ho montato a neve l’albume con un pizzico di sale e l’ho amalgamato al puré delicatamente evitando che smontasse.
Ho unto le cocottes con un filo d’olio, ho messo sul fondo uno strato di puré, seguito dal radicchio e poi dal prosciutto cotto. Ho ricoperto il tutto con un altro strato di puré e completato con il cucchiaio di parmigiano grattugiato mischiato a un cucchiaio di pangrattato.
Pasta fagioli e castagne
come novembre, è il mese delle zuppe e delle paste brodose. Dopo
Natale, e prima del Carnevale, ci si dà dentro con piatti caldi,
sani e verdurosi… e la lista dei post “zupposi” da pubblicare
si allunga.
della pasta e fagioli con le castagne mi è venuta dal classico
piatto napoletano che pare sia diffuso in tutta l’Italia meridionale. In Sicilia si chiama pasta con fasuoli e cruzzitieddi e si prepara con i borlotti e le castagne secche.
in abbinamento ai fagioli di quella zona, di preferenza i
bianchi di Controne, coltivati verso l’interno, nelle zone più ricche
d’acqua.
Io
ho usato delle castagne fresche semplicemente lessate e aggiunte alla
pasta alla fine. L’accostamento del sapore sapido del fagiolo con la
dolcezza vellutata della castagna è veramente qualcosa da provare, la
prossima volta senza l’aggiunta della pasta, semplicemente come calda e
profumata zuppa.
La ricetta: Pasta fagioli e castagne
(per 2 persone)
250 g di fagioli lessati
6-8 castagne (le mie fresche)
1 bicchiere di brodo di verdure (preparato con acqua, olio, patata, cipolla, aglio, sedano, carota)
1 scalogno piccolo
3 pomodori secchi
1 spolverata di foglioline di timo
1 peperoncino spezzettato
sale
pasta (5 cucchiai di maltagliati)
Ho
lavato le castagne e le ho incise con la punta di un coltello sul lato
piatto e poi private della buccia marrone. Le ho messe a cuocere in un pentolino d’acqua per circa un’ora con un pizzico di sale, una foglia di lauro e un cucchiaino di semini di finocchio.
Le ho fatte raffreddare nella loro acqua e poi sbucciate dalla pellicina più sottile.
In una casseruola ho fatto soffriggere uno scalogno tagliato fine in due cucchiai d’olio. Ho aggiunto il peperoncino, i fagioli e i pomodori secchi, facendoli rosolare. Poi ho aggiunto il timo per profumare e un bicchiere di brodo filtrato e due bicchieri colmi d’acqua ed ho portato ad ebollizione. Poi ho aggiunto a cuocere la pasta, nel mio caso 5 cucchiai di maltagliati.
Ho sbriciolato grossolanamente le castagne e ne ho tenute da parte due intere.
Quando la pasta era cotta ho regolato di sale e suddiviso nelle scodelle ed ho aggiunto le castagne sbriciolate e quella intera per decorare.
Salmone al sedano in crosta dorata
In più si presenta così bene ed è talmente veloce da preparare da andare benissimo anche per una cena importante, magari in piccole porzioni come antipasto leggero.
La sua creazione è stata veramente casuale, avevo dei filetti di salmone fresco da consumare e un enorme sedano in frigo e la solita pastasfoglia che di solito tengo in caso di necessità (e di fretta!)…poi ingredienti facili: porro, vino e pepe bianco.
La ricetta: Salmone al sedano in crosta dorata
(per 2 persone)
1 rotolo di pasta sfoglia già stesa
2 filetti di salmone fresco
½ sedano
1 piccolo porro
½ bicchiere di vino bianco
olio
sale
pepe bianco
1 albume
pan grattato
Ho tagliato sottilissimo il porro e l’ho messo a rosolare leggermente in due cucchiai d’olio.
Quando ha cominciato a sfrigolare ho aggiunto il sedano tagliato a rondelline spesse 1 cm. Poi ho aggiunto metà del vino bianco e vi ho adagiato i filetti di salmone. Ho fatto proseguire la cottura per qualche minuto, aggiungendo il vino restante, poi ho coperto i filetti con cucchiaiate di dadolata di sedano e ho regolato di sale. Quando il salmone ha cambiato uniformemente colore ho spento e lasciato riposare per qualche minuto.
Nel frattempo ho ritagliato dalla sfoglia 4 rettangoli un po’ più grandi dei filetti di salmone, su due di questi rettangoli ho ricavato dei tagli paralleli, non arrivando al bordo esterno.
Ho acceso il forno a 175°C.
Ho liberato i filetti di salmone dalla pelle, li ho adagiati sui rettangoli senza tagli, li ho ricoperti di una cucchiaiata di dadolata di sedano, spolverati di pochissimo pepe bianco e poi ricoperti con il rettangolo traforato, facendo aderire bene i bordi. Ho ripetuto l’operazione con il secondo rettangolo. Il sedano restante farà da contorno al piatto. Poi ho spennellato le strisce di sfoglia superiore di albume e spolverato di pan grattato.
Ho infornato per circa 20 minuti. La sfoglia deve dorare in superficie, ma non seccarsi troppo.
Poi ho servito le sfoglie calde, affiancate dal sedano restante.