7 mesi e 7 links – 7 links project
Su invito di Ann di BperBiscotto e Ilaria di Nonsolopiccante mi accingo anch’io a segnalarvi i miei 7 links da non perdere (essevelisietepersi andate subito a rimediare!!!)
Su invito di Ann di BperBiscotto e Ilaria di Nonsolopiccante mi accingo anch’io a segnalarvi i miei 7 links da non perdere (essevelisietepersi andate subito a rimediare!!!)
Ho messo a preparare circa 500 ml di brodo vegetale con acqua, olio, sale, e queste verdure: patata, porro, salvia, e carota.
Ho rosolato la cipolla, tagliata a dadini finissimi, in due cucchiai d’olio evo, senza farla scurire. Quando si era asciugata ho cominciato a bagnarla di vino bianco per farla stufare dolcemente, e successivamente di goccini di acqua calda.
Quando la cipolla è diventata trasparente ho aggiunto il riso e ho alzato il fuoco. Ho fatto tostare il riso e poi ho iniziato ad aggiungere il brodo vegetale fino a coprirlo.
Man mano che il risotto cuoceva ho ripetuto questa operazione tre volte.
Quando il riso era cotto ho aggiunto il salmone sminuzzato finemente e una noce di burro ed ho spento il fuoco e coperto la pentola. Ho fatto riposare per cinque minuti perchè i sapori si amalgamassero
Prima di impiattare ho aggiunto il cucchiaino di senape e ho mescolato bene.
Nello stampo quadrato ho messo uno strato di risotto, ho formato una cavità al centro e vi ho deposto un cucchiaino ben colmo di Fiordifrutta di mora di rovo, infine ho coperto con un altro strato di risotto. In cima ho colorato con qualche goccia di Fiordifrutta spalmata ed ho accompagnato da senape sul piatto.
Non avevo un buon rapporto con la farina di castagne, anzi con le castagne in generale… è giusto ammetterlo, nonostante questo ho voluto provare… Insomma l’idea di partecipare a un contest organizzato da La Cucina Italiana in collaborazione con Il Desco mi allettava troppo!
La Cucina Italiana non occorre presentarla: è la più grande rivista italiana di cucina.
Io ho provato diverse ricette e combinazioni, ma la ricetta che più mi ha soddisfatto è stata proprio l’ultima! La farina di castagne conferisce ai cibi un sapore rotondo, dolce e delicato. Per risvegliare il palato serviva qualcosa che desse una scossa di adrenalina alla morbidezza delle castagne. Il baccalà ci è riuscito! Saporito al punto giusto, ammorbidito anch’esso dal latte si è sposato a meraviglia con la pasta di farina di castagne, creando un connubio dolce-salato che resta impresso nelle papille gustative.
Due giorni prima ho messo il baccalà in ammollo in acqua per fargli perdere l’eccesso di sale, cambiando l’acqua ogni 12 ore circa.
Ho setacciato la farina di castagne e la farina di grano tenero
00 in una larga ciotola. Ho versato al centro l’uovo leggermente
sbattuto con un grosso pizzico di sale e ho cominciato ad impastare. Per
impegnare tutta la farina occorrerà aggiungere un goccino d’acqua. Dopo
poco ho trasferito il tutto sul tavolo, impastando vigorosamente. Ho
ricavato una palla di pasta che ho avvolto nella pellicola da cucina e
lasciato riposare per una mezz’oretta.
Intanto ho cominciato a preparare il sughetto di baccalà.
Successivamente ho ripreso la pasta e ho cominciato a stenderla a
piccoli pezzi, ricavando una sfoglia mediamente sottile, arrotolandola
su se stessa e ritagliando da questo rotolo i tagliolini.
Man mano li ho messi su un tagliere con abbondante farina perché non si attaccassero gli uni agli altri.
Preparazione del sughetto di baccalà:
Ho tagliato a dadini piccolini la cipolla e l’ho messa a soffriggere leggermente in 3 cucchiai d’olio evo. La cipolla deve diventare trasparente, ma non scurirsi. A un certo punto ho sfumato con due dita di vino e lasciato stufare ancora per qualche minuto. Quando i liquidi erano assorbiti ed evaporati ho messo i pezzetti di baccalà in padella, rigirandoli per farli insaporire. Dopo un po’ ho aggiunto metà del latte, ho coperto e fatto cuocere. Il baccalà comincerà ad ammorbidirsi; poi bisognerà aggiungere anche il latte restante. A cottura quasi ultimata, ho disfatto il baccalà con la forchetta ed ho aggiunto 4 castagne sbriciolate. Lasciare scoperto e far asciugare, poi spegnere.
Preparazione finale del piatto:
Ho lessato in acqua salata i tagliolini, finché non sono venuti a galla: basteranno 2 o 3 minuti. Li ho versati nella padella del sughetto, senza scolarli eccessivamente e li ho fatti insaporire per un minuto a fuoco alto. Poi ho impiattato completando con una castagna lessa in cima.
Come mi aspettavo, la dolcezza dei tagliolini di castagne stempera il saporito del baccalà! Da provare – anche per gli scettici – perché il connubio è perfetto!!!
Io ho voluto mediare tra le due tradizioni, creando un terzo piatto, semplice e dal sapore speciale, adattissimo per il clima invernale.
La ricetta: Lagane e ceci
Per i ceci:
250 di ceci già lessati (conservando la loro acqua)
olio extravergine d’oliva
uno spicchio d’aglio
2 foglie di lauro
1 peperoncino secco
1 acciughina
mezzo bicchiere di vino bianco
Avevo già dei ceci pronti da insaporire, che avevo precedentemente lessato in pentola a pressione.
In un pentolino ho messo 3 cucchiai d’olio evo, lo spicchio d’aglio, un peperoncino secco spezzato e l’acciughina. Ho fatto soffriggere leggermente l’aglio e poi ho aggiunto i ceci. Ho fatto insaporire per bene, bagnando con il succo di cottura dei ceci e due dita di vino bianco e aggiungendo le foglie di lauro spezzate in due.
Quando i ceci erano insaporiti ne ho prelevato due cucchiai che ho passato al frullatore. Dal resto ho tolto l’aglio, aggiungendo acqua sufficiente a cuocere i lagani e portato a bollore. Occorre regolare di sale, poi si versano le strisce di pasta per farle lessare, avendo cura di coprire così che la minestra non si asciughi troppo.
Nel frattempo ho fritto in una padella le strisce che avevo tenuto da parte: si gonfiano e diventano in fretta belle dorate.
Quando le lagane saranno cotte – e bisogna assaggiarle, perché lo spessore e il grano duro fanno sì che tengano molto bene la cottura – ho aggiunto la purea di ceci e ho dato una rimescolata prima di spegnere.
Servire caldo e fumante, con le lagane fritte e un filo d’olio crudo per accompagnamento.
*garum: Apicio nel De re coquinaria condisce con il garum almeno 20 piatti diversi. Questo condimento
era così comune che Apicio dà per scontata la ricetta e nel suo libro
non ce l’ha tramandata; accenna soltanto che è un prodotto della
fermentazione delle interiora di pesce e pesce al sole, senza neanche
dire che erano preventivamente salate. Dice che dalla fermentazione di
queste interiora, si separa un solido e un liquido che chiama liquamen.
Marziale ne dà una ricetta più dettagliata citando, tra gli ingredienti
della salamoia, aneto, coriandolo, finocchio, sedano, menta, pepe,
zafferano, origano. [da wikipedia]
[le informazioni sulla storia delle Lagane, sono prese in parte dal testo di Raffaele Riccio – La Cucina del Cilento]
Gianbattista Rossetti, cuoco del duca Alfonso II d’Este, mette per iscritto i “cappellacci” o “ritortelli” ferraresi nel ricettario pubblico dello Scalco nel 1584.
Dalla corte dei Gonzaga e degli Este, con le migrazioni del caso, i tortelli di zucca viaggiano di città in città, soprattutto al seguito degli eccellenti cuochi ebrei, cacciati con gli editti del 1629-30. Durante il viaggio culinario anche gli ingredienti subiscono delle modifiche e dall’originale mantovano e ferrarese si giunge fino a Crema (turtei cremasch) dove è addirittura la zucca a scomparire, mentre restano gli altri componenti del ripieno. Andando verso Piadena (turtel e salsa) e successivamente verso Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Pavia si comincia ad usare il sugo di pomodoro, anche molto abbondante, preparato con cipolla dolce e arricchito da abbondante grana grattugiato.
Altrove si alternano i condimenti – burro fuso e grana, o pomodoro – con la variante di pomodoro e funghi di Parma e Piacenza.
La forma varia da città a città, ma talvolta anche da famiglia a famiglia, da tortello a cappellaccio, da quadrato a rotondo a mezzaluna, con una sfoglia sempre sottile e all’uovo.
Tradizionalmente è il piatto della vigilia di Natale e dei giorni di festa e del giorno di Sant’Antonio.
La ricetta: Torta al cioccolato fondente con gelatina al melograno
Ingredienti:
60 g di cioccolato fondente di buona qualità (cacao all’80%)
80 g di burro
50 g di farina 00
30 g di maizena
100 g di zucchero
30 g di cacao in polvere
100 ml di acqua
2 uova grandi
1 cucchiaino di lievito in polvere
Ho messo l’acqua in un pentolino e vi ho sciolto lo zucchero fino a formare uno sciroppo; poi ho versato nel pentolino il cioccolato spezzettato e il burro a tocchetti e ho mescolato sul fuoco fino a che non erano completamente sciolti. Ho lasciato intiepidire.
In una ciotola ho miscelato la farina con il cacao in polvere e il lievito; poi ho cominciato ad aggiungere la miscela di sciroppo, cioccolato e burro, ormai quasi a temperatura ambiente. Ho mescolato accuratamente con un cucchiaio di legno e infine ho versato nella misela le uova, leggermente sbattute con un pizzico di sale.
Ho versato tutto il composto nella teglia rivestita di carta forno (o negli stampini monouso) e ho infornato in forno già caldo a 175°. Il dolce deve cuocere a lungo, circa 40-45 minuti, se fatto in teglia grande, un po’ di meno se in monoporzioni.
Una volta raffreddato perfettamente l’ho ricoperto con la gelatina di melograno, preparata come segue:
Ho messo il foglio di gelatina ad ammorbidire in acqua ben fredda.
Nel frattempo ho sbucciato il melograno e frullato i chicchi, tenendone una manciata da parte per decorare. Poi ho filtrato il succo ottenuto.
In una parte del succo di melograno ho sciolto lo zucchero e il foglio di gelatina, facendo scaldare ma non bollire sul fornello. Poi ho tolto dal fuoco e aggiunto l’altra parte di succo di melograno. Dopo aver ben mescolato ho fatto intiepidire un po’ e poi, con l’aiuto del coppapasta, ho versato uno strato di gelatina sulla torta. Se il coppapasta è ben aderente alla torta si formerà un livello regolare di gelatina.
Per completare ho decorato con i chicchi di melograno.
Questa torta è per Paola di Nastrodiraso perchè tra poche ore, l’11.11, è il suo compleanno!!! E visto che quest’anno è l’11.11.2011….
11 MILIARDI DI AUGURI, Paola!!! Tanta felicità!!! 😀
Crema di cannellini e crema di spinaci vanno deposte nei piatti ben calde, quella di pomodori va bene a temperatura ambiente.
Noi abbiamo accompagnato la crema tricolore con panini al latte aromatizzati al rosmarino.
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Gli stringozzi al tartufo ancora da cuocere |
La ricetta: Stringozzi al tartufo alla crema di zucca con funghi
Per i funghi:
Ho pulito bene i funghi, privandoli della parte più dura del gambo, e li ho tagliati a striscioline lunghe. Ben asciutti e passati velocemente nella farina, li ho fritti finché non sono diventati croccanti.
Per i nidi di stringozzi:
Ho lessato la pasta in acqua salata. L’ho scolata e condita con metà della crema di zucca e un filo d’olio. Ho formato dei nidi e, dopo averli messi in stampini da muffin, li ho spolverati con poco parmigiano e passati per 10 minuti in forno.
Poi ho suddiviso nei diversi piatti la restante crema di zucca, sopra vi ho deposto il nido, leggermente gratinato e in cima ho messo una manciata di funghi fritti, con qualche fogliolina di prezzemolo tritato.
L’ideale è disfare il nido, e raccogliere un po’ di crema di zucca insieme a qualche frammento di fungo croccante…e poi farne un sol boccone!!!
A questo punto passiamo invece ai pancakes salati, la cui ricetta incuriosiva molti!!!
L’idea
dei pancakes salati si è diffusa invece a partire dalle crepes, che
assomigliano solo apparentemente ai pancakes e che in tutta Europa si
farciscono sia “in dolce” che “in salato”.
Prima di cimentarmi nella preparazione ho spulciato diverse ricettine e dosi sul web e ho creato una mia ricetta personale.