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Hot Cross Buns Dalla tradizione inglese i famosi panini soffici con la croce

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Parliamo di Hot Cross Buns, che facevano già parte delle ricette che avrei voluto provare per la Pasqua di quest’anno. Si tratta di un lievitato, e già questo è un incentivo che da solo basterebbe, ma la spinta che mi dà proprio lo slancio è la ricchissima storia che questi piccoli panini semidolci si portano dietro.

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lievitati, pane&co, ricette tradizionali, storia & cultura

Per la Giornata Internazionale della Donna, una donna straordinaria e le ruote della bicicletta. Annie Londonderry , la bicicletta, i bagels.

In occasione della Giornata Internazionale della Donna, e perchè le donne in gamba non si festeggino solo un giorno all’anno, ho deciso di condividere qui l’iniziativa di Momondo.it, motore di ricerca comparativo per voli low cost e hotel. 

 
Momondo ha elaborato questa infografica in cui vengono presentate 10 donne avventurose che con i loro viaggi hanno rivoluzionato la storia femminile e il modo di scoprire il mondo.
 
Non potevo fermarmi a condividere solo l’immagine: ho scelto una di queste personalità, quella che più mi ha colpito, e sono andata a cercare qualche informazione in più sulla sua storia.
 

Le donne avventurose della storia

 
Prima di scoprire di chi si tratta (…più sotto…) date un’occhiata all’infografica di Momondo e, se vi va, condividete le vostre avventure di viaggiatrici su Twitter con l’hashtag #momondoexplorers.
 
 
 

Annie Londonderry

La mia scelta è caduta su Annie Cohen Kopchovsky, soprannominata, in seguito alle sue avventure, Annie Londonderry.

 
 
Annie Cohen era di famiglia ebraica. Nata a Riga, in Lettonia, nel 1870, emigrò negli Stati Uniti a soli 5 anni. Nel 1888 era già sposata con Max Kopchovsky e nei quattro anni seguenti ebbe da lui 3 figli.
 
Fin qui tutto in linea con la società vittoriana in cui era stata educata; poi la svolta che iniziò con una scommessa.
Impazzava la moda dei “giri del mondo” e al club di Boston due ricchi signori ipotizzarono che nessuna donna sarebbe stata in grado di emulare il giro del mondo in bicicletta compiuto alcuni anni prima da Thomas Stevens. Annie accettò la sfida e la società delle Acque Minerali Londonderry le offrì 100$ e una bicicletta per mettere un loro cartello pubblicitario sulla bici e portarlo in giro per il mondo. Ma la scommessa non prevedeva solo il viaggio da compiere in 15 mesi, ma anche guadagnare in rotta 5000$: una donna in balia di sé stessa che doveva ribaltare completamente il modo di pensare dell’epoca e che avrebbe suscitato anche un certo scandalo.
 

Il viaggio

Il 25 giugno 1894 Annie, davanti alla Massachusetts State House di Boston salutò una piccola folla di amici, parenti, sufraggette e curiosi e si allontanò su Beacon Street traballante in sella alla sua bici “42 pound Columbia”, sulla quale aveva imparato ad andare da pochi giorni: il suo bagaglio era un ricambio di abiti, una pistola dall’impugnatura di madreperla e un gruzzoletto di 5cent al giorno per il cibo.
 
Annie abbandonò presto gli abiti femminili (avete presente i rigidi busti
vittoriani?) per una tuta da lavoro da uomo e fece rotta su New York.
 
Giunta a Chicago si accorse che percorrere il viaggio intorno al globo da quel lato sarebbe stata una sfida contro il freddo e quindi tornò a New York e si diresse verso l’Europa. Approdò a Le Havre e percorse la Francia fino a Marsiglia. Poi toccò l’Egitto e poi Gerusalemme e lo Yemen (in molti paesi del Medio Oriente la bici è negata alle donne ancora oggi); poi fece rotta per Singapore, Hong Kong, Shangai, Nagasaki, Kobe, Yokohama prima di imbarcarsi attraverso il Pacifico per tornare in America. A ogni tappa si fece fare una firma dal console degli Stati Uniti, per dimostrare di aver compiuto tutto il viaggio.
 
 
Non le mancò l’iniziativa e la faccia tosta e per guadagnare i 5000$ fece un’abile e sfacciata promozione di se stessa: si fece fotografare a pagamento accanto o in sella alla sua bici, assieme al cartello Londonderry, diventando per tutti “Annie Londonderry” e raccontò da attrice consumata le mirabili avventure successe durante il suo viaggio.
 
Dopo aver toccato Los Angeles, El Paso e Denver, il 24 settembre 1895 era nuovamente a Boston. Nonostante alcune critiche mosse dall’opinione pubblica, per aver usato più di una bicicletta per il suo viaggio, il 20 ottobre 1895, il New York World – il giornale dell’editore Joseph Pulitzer – definì la sua impresa come “the most extraordinary journey ever undertaken by a woman”, il più straordinario viaggio mai compiuto da una donna.
 

Dopo il viaggio Annie si trasferì a New York con tutta la sua famiglia: scrisse per diversi mesi sul New York World nella rubrica New Woman, cominciando a raccontare il suo viaggio attorno al mondo.  

«Sono una giornalista e una donna nuova» scrisse, «e questo termine significa che credo di poter fare qualsiasi cosa che ogni uomo può fare.»
 
La sua fama passò presto ma, riscoperta negli anni ’90, divenne un’icona per le comunità lesbiche americane. 
 
E invece la signora Annie Londonderry è un’icona per tutte le donne.
 
[fonti e credits immagini: http://en.wikipedia.org,  http://annielondonderry.com]
 

I bagels per Annie

Annie era di origine ebraica, per lei ho preparato i bagel, i panini askenaziti con il buco al centro, gonfi e tondi come le ruote di una bicicletta.
 
 
 La ricetta è qui: —-> bagels

 

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ai fornelli, Natale, primi piatti, ricette tradizionali, storia & cultura

Canederli: la tradizione sbarca sulla tavola del Natale Gli gnocchi di pane tipici dei paesi di lingua tedesca

Vi presento i canederli, creature mitologiche metà gnocco e metà polpetta, che al primo assaggio vi conquisteranno in modo definitivo.

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Canederli: la tradizione sbarca sulla tavola del Natale Gli gnocchi di pane tipici dei paesi di lingua tedesca" class="facebook-share"> Canederli: la tradizione sbarca sulla tavola del Natale Gli gnocchi di pane tipici dei paesi di lingua tedesca" class="twitter-share"> Canederli: la tradizione sbarca sulla tavola del Natale Gli gnocchi di pane tipici dei paesi di lingua tedesca" class="googleplus-share"> Canederli: la tradizione sbarca sulla tavola del Natale Gli gnocchi di pane tipici dei paesi di lingua tedesca" data-image="https://www.ricettedicultura.com/wp-content/uploads/2013/12/canederli_3_w-1.jpg" class="pinterest-share">
ai fornelli, buffet salato, storia & cultura

Tarte salata alle tre farine con cavolo cappuccio, pere e Roquefort. La storia del Roquefort, pregiato formaggio francese e una torta salata

Rocquefort
In lingua occitana è il Rocafort, ma ovunque è conosciuto come Roquefort ed è, a detta di molti, uno dei formaggi più buoni al mondo, proclamato da Diderot come       «le roi des fromages».
 

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La mia #MerendaReale a Palazzo Chiablese

Lo scorso sabato pomeriggio ho avuto l’occasione e l’onore di partecipare ad una sfarzosa merenda a Palazzo Chiablese.
 
Non tutti conoscono questo Palazzo nel centro di Torino, che si affaccia sulla piazza del Duomo ma che risulta di fatto un po’ defilato rispetto a Palazzo Reale, Palazzo Madama e Palazzo Carignano, fulcro della vita della capitale del regno dei Savoia a partire dagli sfarzi seicenteschi.

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dal mondo, dolci, Natale, ricette tradizionali, storia & cultura, torte

Galette des Rois per l’Epifania Il dolce parigino dell'Epifania per eccellenza

Oggi non poteva mancare un dolce, per di più dal momento che l’Epifania è l’unica occasione dell’anno in cui questa prelibatezza si dovrebbe gustare: la galette des Rois parisienne.

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Galette des Rois per l’Epifania Il dolce parigino dell'Epifania per eccellenza " class="facebook-share"> Galette des Rois per l’Epifania Il dolce parigino dell'Epifania per eccellenza " class="twitter-share"> Galette des Rois per l’Epifania Il dolce parigino dell'Epifania per eccellenza " class="googleplus-share"> Galette des Rois per l’Epifania Il dolce parigino dell'Epifania per eccellenza " data-image="https://www.ricettedicultura.com/wp-content/uploads/2013/01/galette-des-rois_3.jpg" class="pinterest-share">
pasta fresca, primi piatti, ricette tradizionali, storia & cultura

I tortelli di zucca alla mantovana

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Gonzaga ed Este. Anche senza essere storici è impossibile non conoscere questi due grandi nomi di famiglie rinascimentali. Famiglie che hanno segnato la storia di due grandi città, Mantova e Ferrara, condizionandone le vicende politiche e finanziando grandi opere d’arte e d’ingegno.
Tra queste vogliamo mettere anche il tortello di zucca?
Sì, perché il tortello – o raviolo – ripieno di zucca si sviluppa e si diffonde in alta Italia, su due direttrici che passano proprio per Ferrara e Mantova, per approdare fino a Crema, da un lato, e fino a Parma, Piacenza e Pavia dall’altro.La prima citazione scritta si ha nel 1544 da parte di Cristoforo Messisbugo, cuoco ferrarese che restò per 25 anni a servizio dai Gonzaga a Mantova. Li cita nel suo ricettario con il nome di “turtell” o “riturtell”.

Gianbattista Rossetti, cuoco del duca Alfonso II d’Este, mette per iscritto i “cappellacci” o “ritortelli” ferraresi nel ricettario pubblico dello Scalco nel 1584.

Dalla corte dei Gonzaga e degli Este, con le migrazioni del caso, i tortelli di zucca viaggiano di città in città, soprattutto al seguito degli eccellenti cuochi ebrei, cacciati con gli editti del 1629-30. Durante il viaggio culinario anche gli ingredienti subiscono delle modifiche e dall’originale mantovano e ferrarese si giunge fino a Crema (turtei cremasch) dove è addirittura la zucca a scomparire, mentre restano gli altri componenti del ripieno. Andando verso Piadena (turtel e salsa) e successivamente  verso Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Pavia si comincia ad usare il sugo di pomodoro, anche molto abbondante, preparato con cipolla dolce e arricchito da abbondante grana grattugiato.
Altrove si alternano i condimenti – burro fuso e grana, o pomodoro – con la variante di pomodoro e funghi di Parma e Piacenza.
La forma varia da città a città, ma talvolta anche da famiglia a famiglia, da tortello a cappellaccio, da quadrato a rotondo a mezzaluna, con una sfoglia sempre sottile e all’uovo.

Tradizionalmente è il piatto della vigilia di Natale e dei giorni di festa e del giorno di Sant’Antonio.

Per imparare a farli ho guardato la signora Rosa che li prepara per Santa Lucia ed io ho seguito più o meno le sue indicazioni! In realtà una volta li ho fatti anche senza grana grattugiato e sono venuti buoni ugualmente.
tortelli mantovani (01) piccola
 
La ricetta: Tortelli di zucca alla mantovana
 
ingredienti (per 20/22 tortelli – due persone)
per il ripieno:
500 g di zucca da pulire
6/7 amaretti ridotti in polvere
1 cucchiaio di mostarda di mele
2 cucchiai di grana padano grattugiato
pangrattato (se serve per asciugare un po’ il ripieno) 
noce moscata (a piacere)
sale
 
Ho fatto cuocere la zucca in forno, poi l’ho liberata dalla scorza e l’ho frullata. Nella poltiglia di zucca ho aggiunto gli altri ingredienti, mescolando, e assaggiando…finchè il gusto non mi ha convinto. Il pangrattato potrebbe non essere indispensabile, se la vostra zucca è bella asciutta. Il ripieno va preparato la sera prima, così ha il tempo di amalgamarsi per bene in frigo. Il sapore della mostarda diverrà più evidente il giorno dopo, ad esempio. Così vi potrete regolare ed eventualmente correggere il tiro! 😉
 
per la pasta:
200 g di farina 00
2 tuorli 
1 paio di cucchiai di albume
sale
 
Ho sbattuto leggermente i tuorli con un pizzico di sale. Ho messo la farina a fontana sul tavolo e ho versato i tuorli nel centro, cominciando ad impastare. Molto probabilmente, se non avete tuorli di gallina gigante, vi servirà dell’albume per amalgamare tutta la farina… Ad ogni modo l’impasto deve essere piuttosto asciutto.
Fatto un panetto, si lascia riposare avvolto in un panno per mezz’ora. Poi ci si rimbocca le maniche e si comincia a stendere la sfoglia. (Se avete la macchinetta, buon per voi, io ho fatto con il mattarello!!!)
 
Dalla sfoglia che deve essere sottilissima, ho ricavato dei quadrati di 8 cm di lato con un coppapasta. Poi ho deposto su un angolo una pallina di ripieno e ho arrotolato il tortello da un vertice all’altro, avvolgendo la pallina, schiacciando le estremità e congiungendole a tortello…così:
 
 
Quando tutti i tortelli erano pronti, la fatica sta solo nello stendere la sfoglia, li ho fatti riposare in frigo per un po’ ed infine lessati in acqua bollente salata.
 
Il condimento tradizionale è burro fuso e grana grattugiato, ma la zucca si presta anche ad altri abbinamenti.
Io li ho conditi con 25 cm di salsiccia sbriciolata, fatta insaporire in olio evo e vino bianco, e una manciata di pinoli…erano sublimi!!!
 
tortelli-mantovani-con-zucca-e-amaretti
 
Questa volta abbiamo voluto esagerare e ci abbiamo anche abbinato un vino…le nostre ricerche ci indirizzano su un Lambrusco…noi invece ce li siamo pappati con una Bonarda vivace dell’Oltrepò pavese.

 

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Il Tiramisù Il dolce al cucchiaio italiano più celebre e amato nel mondo

Il Tiramisù è davvero il dolce italiano, almeno tra quellli al cucchiaio, più amato al mondo, forse per la scarsa presenza fuori dai confini nazionali del mascarpone che gli conferisce il giusto sapore. Come nasce? Dove nasce? il dibattito è sempre aperto.

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