Gli appuntamenti di Ortinfestival: ce n’è per tutti i gusti.
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Per introdurre questo evento straordinario dovevo raccontarvi qualcosa
di più su questo gioiello piemontese che nel 1997, assieme a tutto il
circuito delle Residenze Reali del Piemonte, è entrata a far parte del patrimonio dell’Unesco. I restauri sono stati ultimati nel 2007 e ad oggi la Reggia è tra 5 siti culturali più visitati in Italia.
Ma diamo uno sguardo alla storia di questo luogo da sogno: correva
l’anno 1659 quando Carlo Emanuele II, duca di Savoia, con una grande
passione per la caccia, identificò i territori di Altessano Superiore,
borgata poco lontana da Torino, come adatti per praticare la disciplina
venatoria alla maniera dei re: terreni a tratti boschivi, a
tratti aperti, sterminati e ricchi di cacciagione gli fecero concepire
un progetto ambizioso, di aggregazione del piccolo borgo, con i servizi
che forniva a livello di produzione agricola, ad una gigantesco e
magnificente Palazzo, che potesse ospitare tutta la corte, accanto al
sovrano. Carlo Emanuele II cambiò così il nome di Altessano in La Venerìa, oggi Venaria Reale.
Gli architetti più importanti dell’epoca
si trovarono al servizio di questo colossale progetto partito da una
vera e propria variazione urbanistica del borgo di Altessano, del quale
la facciata della nascente reggia doveva rappresentare la quinta
prospettica da sogno, che si doveva intravedere in avvicinamento al
Palazzo stesso.
L’anno della svolta fu il 1716. Il ducato di Savoia diventò regno di Sicilia (poi mutato in regno di Sardegna dopo qualche anno e un baratto). Da Messina venne chiamato Filippo Juvarra:
tra i tanti interventi a Torino, compreso Palazzo Madama, c’è anche un
occhio di riguardo per la Venaria diventata Reale a tutti gli
effetti.
I suoi progetti riguardarono la Scuderia Grande, la Citroniera, le
modifiche ai padiglioni del Garove e la Galleria Grande; in più la
particolarissima chiesa di Sant’Uberto.
Dal 20 giugno 2014, il turista o il cittadino che vorà visitare la Venaria (ma anche il Castello di Rivoli) potrà salire a bordo della terza linea dell’autobus turistico City Sightseeing denominata “Residenze Reali” e raggiungere, comodamente seduto a bordo,
la Reggia di Venaria Reale, gli Appartamenti Reali all’interno del
Parco La Mandria e il Castello di Rivoli.
La terza linea del City Sightseeing
“Residenze Reali”, è operativa al venerdì, sabato e domenica con
partenza dal capolinea in piazza Castello angolo via Po (lato caffè
Baratti & Milano); 4 le corse giornaliere, ogni due ore circa, (09.30 – 11.30 – 13.45 – 15.45) che permetteranno di
raggiungere la Reggia di Venaria Reale e gli Appartamenti Reali
all’interno del Parco La Mandria, scendere e visitare le due Residenze
Reali, per poi riprendere l’autobus alla volta del Castello di Rivoli
per visitare il Museo d’Arte Contemporanea.
Durante i restanti giorni
della settimana, dal lunedì al giovedì, l’autobus turistico può essere
richiesto da parte di gruppi o scolaresche in occasione di eventi
specifici per raggiungere anche le altre Residenze presenti in tutta la
Regione.
Per tutto il 2014 il biglietto per la linea “Residenze
Reali” ha un costo promozionale di 10€ ad adulto (ridotto bambini 5€)
con validità 24 ore; il biglietto per due linee ha un costo di 20€ per
48 ore, tre linee 25€ per 48 ore.
Vi ricordate della giornata alla focacceria Lagrange? E vi ricordate del contest e della mia focaccia genovese-piemontese?
Ecco, con quella focaccia ho catturato l’attenzione di Salvatore Lo Porto e presto (spero) la prepareremo insieme.
Nell’attesa vi racconto cosa è successo il 3 dicembre in un’altra focacceria del circuito, precisamente alla Focacceria Sant’Agostino di via San’Agostino 6 a Torino.
A darsi appuntamento qui, due dei miti liguri del cibo da strada: Biagio Palombo, il mitico Biagio della Baracchetta di Recco, e Vittorio Caviglia, in un momento di godereccia condivisione di saperi.
Biagio della Baracchetta ha portato con sé tutto il sapere maturato in anni di produzione di una delle più buone e autentiche focacce di Recco; Vittorio ha condiviso invece tutte le regole per produrre la farinata perfetta, del giusto spessore, croccante in superficie e morbida all’interno.
Questa disfida tra Farinata e Focaccia di Recco è stata giocata all’insegna della più grande umiltà, con la regola, ripetuta più volte, che alla base di un ottimo risultato c’è un duro e costante lavoro.
Abbiamo scoperto che la focaccia di Recco richiede una buona manualità, ma il segreto sta nell’elasticità dell’impasto e che la farinata vuole soprattutto un buon equilibrio tra gli ingredienti e un forno molto caldo e che sia perfettamente in bolla.
Abbiamo scoperto che le teglie tonde non sono tutte uguali e che richiedono un trattamento speciale.
abbiamo scoperto soprattutto che le cose più buone sono quelle più semplici: pochi ingredienti di qualità e la passione di una vita.
Qui sotto trovate alcune foto della serata e in fondo la mia focaccia di Recco e la mia farinata (prima della disfida focaccia…non credevate mica che vi avrei rivelato tutti i segreti di Biagio e Vittorio?!?).
…e con profusione di limoni di Sorrento accostate ad incantevoli ceramiche di Vietri.
Lo stomaco freme e finalmente ci sediamo a tavola!
A fare la parte del protagonista il fagiolo di Controne, prodotto nel salernitano e tra le 100 specialità italiane da salvare per Slow Food. Si tratta di una produzione ridottissima, non fatta su larga scala e dalle qualità eccellenti del prodotto: buccia molto sottile, ammollo breve, chicco che non si spezza in cottura, digeribilità altissima.
Ad accompagnarlo la scarola – il cuore, a dire il vero – tenerissima e con solo una punta di amarognolo, anch’essa facente parte della tradizione partenopea a tavola, e il polpo verace, semplicemente scottato sulla griglia, con tutto il suo sapore, senza inutili sbavature.
Si prosegue con il baccalà confit, adagiato su ricotta di bufala, pomodoro di Corbara e profumo di limoni di Sorrento.
Il baccalà ha consistenza e spessore perfetti. La ricotta arriva da Barlotti, un produttore eccellente, con più di 100 anni di storia; è insaporita e soprattutto profumata dalla scorza di limone di Sorrento, una varietà particolarmente nota proprio per la fragranza intensa, coltivato nell’area di Sorrento, probabilmente già in epoca romana, visto che è raffigutato fedelmente nelle pitture pompeiane. Ancora una nota sul pomodorino di Corbara, dalla caratteristica forma allungata, anche questo originario della costa sorrentina e amalfitana. Coltivato in zone collinari e con l’ausilio di pochissima o addirittura nessuna irrigazione, viene consumato fresco o conservato in grappolo per il consumo invernale.
Il piatto successivo è il risotto mantecato all’olio extravergine di Nocellara del Belice, carciofi arrostiti di Paestum e seppie.
L’altro primo piatto è rappresentato da I Ravioli Capresi.
Il ripieno è composto da caciotta di latte vaccino e maggiorana; la salsa è un leggero e profumatissimo sughetto di pomodoro Spugnillo del Vesuvio, una delle varietà più preziose di pomodorini a grappolo. Le bacche sono allungate e presentano il caratteristico pizzo; la polpa è soda e la buccia coriacea. Detto anche spungillo o spunzillo, nome che fa riferimento alla particolare conservazione che viene effettuata formando degli spunzilli, appunto, o piennoli, che vengono posti in luoghi ventilati e che permettono di degustare il pomodoro, che si conserva a lungo grazie anche alle alte percentuali zuccherine, fino alla primavera successiva.
Servito su una crema chantilly e insaporito con fragoline e altri frutti di bosco. La lievitazione perfetta e la mollica alveolata lo rendono leggerissimo ed è impossibile rinunciarci, anche dopo tutte le altre portate.
Per chi non la conoscesse la Caprese è la torta tipica di Capri, composta in parti uguali da cioccolato fondente e farina di mandorle, e resa aerata dall’albume montato a neve. Qui le scagliette di mandorle e il goloso gelato al latte di bufala, bilanciano il caratteristico gusto amarognolo e ci fanno concludere in vera dolcezza.
Impeccabili i vini che hanno accompagnato i piatti, ed impeccabile la direzione di Andrea Sabbia che introduce il nuovo corso del Caffé Platti e presenta il giovane chef protagonista della serata.
Chef Luigi Lionetti |
Oggi parliamo di cucina campana, e non solo di quella tradizionale, ma di una cucina innovativa, frutto delle ricerche e della sperimentazione del giovanissimo Chef Luigi Lionetti, classe 1984. Il cuoco caprese, con una veloce e folgorante carriera alle spalle è oggi Executive Chef del ristorante dell’Hotel Punta Tragara, 5 stelle lusso di Capri, a due passi (o meglio a due bracciate) dai Faraglioni. Il suo sogno è quello di proseguire nell’eccellenza e di avere un giorno un ristorante proprio, aiutato dai figli (ora due bimbi di 5 e 3 anni) e dagli altri componenti della famiglia, votati alla buona cucina e ai buoni prodotti di un territorio che ne è ricchissimo.
Aperitivo di benvenuto
Zuppetta di fagioli di Controne, scarola saltata e polpo verace alla grigliaBaccalà confit, ricotta di bufala “Barlotti”, pomodoro di Corbara e profumo ai limoni di Sorrento
Risotto mantecato all’olio extravergine di oliva di Nocellara del Belice, carciofi arrostiti di Paestum e seppieI Ravioli Capresi, ripieni di caciotta di latte vaccino e maggiorana, salsa di pomodori “Spugnilli del Vesuvio”
Branzino d’amo scottato sulla pelle alle erbe aromatiche, variazione di verdure di stagione e la sua clorofilla
Babà al rhum, crema chantilly e fragoline di bosco
Dall’antica tradizione: Torta di mandorle caprese con gelato al latte di bufala
Fiano di Avellino “Pietra Calda” 2012 – Feudi di San GregorioLacrimarosa 2012 – MastroberardinoPassito Eleusi – Villa Matilde
il mio primo sgangherato uovo poché |
immortalo il tutto…non sia mai che mi perda qualcosa!! |
all’opera con Paolo Agus e con il nostro allievo-maestro per una sera!! |
con Valentina Barone mentre impaniamo le uova prima di friggerle |
uovo croccante su radicchio stufato con crema di parmigiano |
qui alla consegna del ricordo/premio by Inciso.it, la mia immagine incisa dentro ad un parallelepipedo di cristallo |
Esaurienti e precisi, ma molto chiari e semplici, Tin Hang Liu e Yuki Liu hanno spiegato nel loro intervento come sia importante l’immagine social che le aziende forniscono ai loro clienti/utenti. Un aspetto del marketing che sta diventando ogni giorno più significativo.
Un grazie di cuore a chi ci ha dato da bere: Balbiano, Cristina Oddero, Balbi Soprani; e un grazie a Marco Passerone che ha fatto gli onori di casa.
Anche quest’anno torna la Cena in Bianco di Torino e non poteva che essere così, visto il successo e la bellezza di questo evento che ha visto l’anno passato la sua prima esizione italiana. Forse qualcuno di voi ricorda il post in bianco dell’anno scorso, per il lancio del flashmob anche in rete.
Alla fine della cena tutti hanno avuto un regalino firmato Cucina-To, da portare a casa:
***dove non diversamente indicato, tutte le immagini sono di Angelo D’Agostino – Lacumbia Film