Il 28, 29 e 30 giugno mi sono trovata con altri tra foodblogger e twitstar, ovvero i più famosi tra le personalità che su Twitter fanno comicità e satira, a Montefalco, anzi #InMontefalco, coinvolta nel primo social hub d’Italia.
Montefalco, è detta “ringhiera dell’Umbria” per la sua felice posizione sopraelevata da cui si gode una splendida vista sui paesi circostanti. Tutt’intorno i colori e la vegetazione di un’Umbria d’estate ci hanno accolto:
i campi di grano e le viti di Sagrantino, il vino tipico di questo territorio, con grappoli ancora piccoli ma promettenti.
La leggenda vuole che il paese di Coccorone offrì approdo ai falchi di Federico II, fuggiti durante una battuta di caccia dell’Imperatore appassionato di falconeria. Gli abitanti del paese li riportarono all’imperatore chiedendo di non attaccarli in cambio della cortesia; Federico fece di più e mutò anche il nome di Coccorone con quello più nobile di Montefalco.
Le mura del paese, ancora integre e visibili, racchiudono tantissima arte e storia; il palazzo Comunale risalente al XIII secolo, per cominciare, le tante chiese di fondazione medievale, gli affreschi di Benozzo Gozzoli, Ambrogio Lorenzetti e Tiberio d’Assisi, il complesso museale di San Francesco e le tante reliquie che da sole parlano un linguaggio antico.
Ma la piacevolezza di un posto, da visitare e riscoprire ogni volta, è sempre data dalle persone e il nostro viaggio #InMontefalco è stato scandito dai sorrisi sui volti che abbiamo incontrato.
Per primo Pippo, assieme ai suoi amici e padroni, proprietari e gestori dell’incantevole
Hotel Villa Zuccari dove eravamo alloggiati.
La sera stessa del nostro arrivo ci siamo intrattenuti in piacevolissima conversazione con loro; Paolo Zuccari ci ha mostrato il suo albero genealogico e la sua collezione di zuppiere e ceramiche e quella di immaginette votive antiche, curata dalla moglie. La signora ha un gran gusto e una gran cura nell’arredamento e ha reso gli spazi comuni del suo hotel bellissimi angoli dall’aria british. è come veder trasportata una residenza della campagna inglese, in mezzo alle spighe di grano.
L’abbiamo rincontrata a colazione, nell’elegante sala baciata dalla luce del mattino: tutte le torte del buffet le prepara sempre lei, tranne la crostata, perchè <<con tutte le crostate che ho fatto nella vita ora mi sono stufata>>.
A proposito di dolci, conoscete la rocciata? è una sorta di strudel umbro – concedetemi la semplificazione – con tutti i sapori che adoro, la frutta secca, le mele, il miele. Pare che questo dolce sia stato portato qui dai Longobardi…ecco spiegata la somiglianza con il nordico strudel.
Nella seconda giornata #inMontefalco le ore sono state battute dalle visite in cantina. Non una cantina all’ora, ma un bicchiere ad ogni rintocco.
Il vero p
rotagonista delle cantine di questa zona è il Sagrantino, vino robusto e dall’altissima carica tannica. Invecchia a lungo, per disciplinare almeno 30 mesi di cui almeno 12 in botti di legno. Per saperne di più:
http://www.stradadelsagrantino.it/.
Tra le cantine visitate vi consiglio di fare un salto a
Rocca di Fabbri.
A condurre questa azienda vinicola due sorelle, Roberta e Simona Vitali; fanno parte del circuito di Donne del Vino (vi ricordate anche delle sorelle Marenco conosciute a Strevi?) e quindi, in un mondo ancora quasi esclusivamente maschile, godono di una mia particolare ammirazione. La cantina ci ha subito dato l’idea delle dimensioni di questa azienda dove si producono 150.000 bottiglie all’anno.
L’azienda risale al 1984, quando Pietro, il padre di Roberta e Simona, volle reintrodurre in questa zona antiche pratiche di coltura della vite, utilizzate dai Benedettini nel XVI secolo e poi gradualmente soppiantate da altri metodi, fin quasi ad essere perdute.
La ricerca qui prosegue ancora oggi, quando, accanto al Sagrantino, al Montefalco Rosso e al Grechetto, sono stati destinati 5 ettari di vigna all’impianto di Petit Verdot, Arinarnoi e Nieluccio, dalle cui produzioni, sottoposte a controllo e non ancora destinate alla vendita, si stanno ottenendo importanti risultati.
Qui ci è stato svelata una verità affascinante (almeno per i foodbloggers): la porchetta in questa zona non si serve solo nuda e cruda, ma spesso accompagnata da una deliziosa salsa di acciughe.
La fondazione della cantina, la più antica della zona di Montefalco, risale al 1884 quando il principe Boncompagni-Ludovisi lasciò Roma per dedicarsi alla produzione del vino. In questo suo progetto ambizioso mise tutti i progressi tecnici all’epoca più all’avanguardia. Questo ha fatto sì che la cantina, con pochi ammodernamenti sia ancora la più fresca e la meno umida tra quelle visitate. Costruita su più piani sovrapposti sfrutta la forza di gravità per poter spostare il vino senza ricorrere a pompe, ma anche i sistemi igienici e lo scolo dell’acqua fa restare a bocca aperta per la funzionalità e la modernità
Un tempo presso la tenuta del principe Boncompagni lavorava un giovanissimo contadino. Dopo molti anni e un’intera esistenza dedicata al commercio, il contadino, non più giovanissimo riuscì a comprare la tenuta ormai in decadenza. La rimise a nuovo e riprese a produrre il vino. Si trattava del bisnonno degli attuali giovani proprietari, la
famiglia Pambuffetti.
Il nome Scacciadiavoli invece risale ad una leggenda più antica. Nella zona viveva un esorcista e la leggenda narra che non riuscendo a guarire un’indemoniata con le comuni pratiche religiose, provò a farle bere del vino. Fu il vino a compiere il miracolo, liberando la donna dal diavolo. Da qui il nome di Scacciadiavoli passò ad indicare la zona circostante all’abitazione dell’esorcista e successivamente la tenuta che in quella zona produceva il vino miracoloso.
Un ringraziamento particolare va alle giovani del Consorzio del Sagrantino. Molto simpatiche e competenti ci hanno fatto conoscere, seppur a parole, tanti piatti tipici che con il Sagrantino vanno a nozze. Gli gnocchi al Sagrantino, tanto per iniziare, e poi i ricchi piatti di carne che questo vino importante richiede; l’agnello è un must, così come le carni alla griglia in generale, poi la cacciagione e i volatili.
Assolutamente da provare è dentro Montefalco il nuovo ristorante di Giorgione Barchiesi,
Giorgione alla via di Mezzo. Lui è irresistibile, competente in cucina, quanto simpatico e alla mano fuori. Ci ha fatto trovare la sorpresa di una ventina e più antipasti, legati al territorio e alle tradizioni; poi abbiamo potuto gustare anche i tagliolini al ragù di carni miste.
Il ristorante si trova proprio accanto all’Antico Frantoio Brizi, anche questo disponibile a condurvi in una interessantissima e suggestiva visita guidata.
Se il mio racconto vi ha un po’ incuriosito
correte a Montefalco ad agosto.
Dall’1 al 19 agosto sarà il momento migliore per visitare il borgo: Montefalco sarà continuamente in festa con la rievocazione medievale e concerti, degustazioni, spettacoli, la festa di Santa Chiara da Montefalco e la corsa dei bovi: una specie di
Fiesta nostrana.
Un grazie speciale ai compagni di viaggio che hanno reso l’esperienza #InMontefalco indimenticabile @GiuseppeSciara, @CucinaPrecaria, @Lagonzi, @CristinaBonett, @FedericoAureli, @RossaDiSera, @ComidaDeMama e @FarahMesiti.
Please follow and like us:
Uao Alessandra!
Mi hai fatto venir voglia di visitare e gustare questo luogo straordinario!
Per gli amanti del vino è un posto davvero speciale!! 🙂
Bellissimo reportage Alessandra e complimenti per le fotografie!
Ti abbraccio,
Farah
Grazie Farah, spero di rincontrarti presto!! 😀