La Fetta di Polenta e la Polenta alla Piemontese
E’ merito della luce particolare – nessuna nube è rimasta, tutte spazzate dal vento tiepido che qui chiamano phön – e di un clima fresco ma temperato che fa sentire vicina la primavera.
Di solito queste giornate si manifestano a marzo, quando è tutto un turbinio di foglie secche ancora per le strade da novembre e risparmiate dalle piogge dell’inverno…Quest’anno il clima è invece particolarmente mite, lo è stato a dicembre ed è ancora così in questi primi giorni di gennaio.
E’ ora di pranzo, il sole è alto, il cielo è azzurro e limpido ed io faccio una passeggiata senza guanti e con il naso in su, guardando i bei palazzi di una Torino di altri tempi, una Torino signorile e discreta, forse silenziosa come questa mattina, quando corso San Maurizio era sgombro di macchine e i semafori sembravano funzionare inutilmente.
Se devo raccontare di un’opera che rappresenti la mia città penso subito ad un’architettura di Alessandro Antonelli.
La Mole Antonelliana? No, quella è davvero troppo conosciuta ed è il simbolo di Torino…io penso ad una casa che alcuni torinesi non conoscono affatto, ma che si trova a pochi passi dalla Mole, in borgo Vanchiglia: la Fetta di Polenta.
Una porzione del centro di Torino, si vede quanto siano vicine la Mole e la Fetta di Polenta |
A guardarne la forma la ragione di questo soprannome è ben evidente. Le pareti sono dipinte di giallo vivace e la pianta di questo edificio è trapezoidale, con una facciata stretta ed un altro lato addirittura strettissimo!!!
Tutte le visuali della Casa Scaccabarozzi, detta Fetta di Polenta |
Nacque per una scommessa con la Società Costruttori di Borgo Vanchiglia, e Antonelli dovette insistere a lungo prima di poter acquistare questa porzioncina di terreno d’angolo, intestato poi alla moglie Francesca Scaccabarozzi. Ma l’architetto era troppo eccentrico per farsi sfuggire la possibilità di costruire in condizioni “estreme”. Progettò quindi una casa per abitazione, con l’intenzione di destinarla all’affitto, con la scala a chiocciola e la canna fumaria incastrate nell’angolo più angusto.
I primi tre piani vennero completati nel 1840 e già nel 1851 dovettero resistere allo scoppio del Polverificio di Borgo Dora. Superarono la prova forse grazie alla fondamenta profonde due piani interrati, mentre altri edifici, in apparenza più solidi, vennero lesionati.
Non contento Antonelli innalzò la sua creatura sempre di più, fino a raggiungere l’ultimo piano, il sesto fuori terra, nel 1881. L’altezza complessiva è di 27 metri, così come la profondità sul lato lungo. La facciata che si affaccia su corso San Maurizio è lunga 5 metri, mentre lo spigolo più stretto di soli 70 centimetri.
La facciata su corso San Maurizio, larga 5 metri |
Lo spigolo più stretto, di 70 centimetri di larghezza, dove sono incastrate le scale a chiocciola |
Inizialmente molti si rifiutarono di andarci ad abitare, per paura di un crollo, ma la casa resistette nel 1887 quando un terremoto rase al suolo molti degli edifici del Borgo Vanchiglia. Anche i bombardamenti durante la seconda guerra mondiale risparmiarono la casa Scaccabarozzi, e la diffidenza fu definitivamente vinta. La casa fu abitata per molti anni e solo ultimamente, dopo un periodo di decadenza, è stata trasformata nella Galleria d’Arte Franco Noero dove, per un certo periodo, sono state esposte sulle pareti interne, dipinte di bianco, le foto di tutti gli edifici più bizzarri del mondo.
Il lato verso via Giulia di Barolo. I mobili vennero portati in casa dalle finestre, poichè la scala era troppo angusta |
Tornare alla Fetta di Polenta mi fa tornare indietro al tempo in cui passeggiavo più spesso con il naso in su, entusiasmandomi alla scoperta dei tanti palazzi che giocano a mimetizzarsi in questa città che a detta di alcuni può sembrare monotona. Non è così, dietro alla ricerca di un’uniformità di facciata, alla pretesa di disegnare tutte le strade con incroci ad angolo retto, ci sono tante storie, piccoli particolari sui frontoni delle finestre o sotto i balconi che differenziano ogni pezzo del puzzle della mia bella ed elegante città.
Antonelli poteva guardare la punta della sua Mole dalla finestra di casa, mentre si gustava la sua polenta alla piemontese |
La ricetta che mi è parso più naturale abbinare a questa architettura è la Polenta alla Piemontese.
La ricetta: Polenta alla Piemontese (per 2 persone)
125 g di polenta istantanea
25 g di semolino
50 g di fontina
2 cucchiai colmi di parmigiano grattugiato
25 g di burro
½ l di brodo vegetale (preparato con cipolla, sedano, patata, carota e aglio)
3 cucchiai di olio d’oliva extra-vergine
1 cipolla
1 porro
2 spicchi di aglio
1 costa di sedano
alloro
salvia
sale
pepe
Ho tagliato a dadini la fontina, grattugiato il parmigiano e pesato il burro in modo da averlo a portata di mano.
Ho mescolato le due farine.
Ho portato ad ebollizione il brodo preparato in precedenza con il mezzo bicchiere di latte.
Ho versato la farina a pioggia e ho iniziato a mescolare. Quando la polenta ha cominciato a raddensarsi ho aggiunto il burro, la fontina, il parmigiano ed infine il soffritto, mescolando bene.
Bellissimo post, bellissime foto e ricetta graditissima! Son ripetitiva ormai, sto scrivendo a tutte che stiamo apprezzando molto l'impegno dimostrato nel preparare i post per il contest. Siamo consapevoli del fatto che il nostro è un contest impegnativo, vi abbiamo mandate in giro a fotografare palazzi, statue e boschi, ma il lavoro che avete compiuto e molto bello, solo così potevamo conoscere angoli d'Italia poco pubblicizzati dalle guide turistiche!
Quindi, GRAZIE per aver partecipato ed appena puoi, inviami l'indirizzo per poter spedire il libro!
A presto, Simo!
Adoro questi post! Brava Ale!!!
Ho letto questo racconto con tutta l'emozione possibile quando sento parlare di Torino. La conosco questa casa, i miei parenti mi hanno sempre raccontato storie particolari legate alla casa della polenta, così la chiamavo quando ero più piccola, e quando sono stata a New York e ho visto il Flatiron Building mi è tornata in mente in tutta la sua maestosità.
Devo venire a Torino entro giugno 2012, non c'è storia.. mi aspetta tanta gente e mi aspetta una città che amo!
bella scoperta questo edificio così curioso!
non conosco proprio torino ma mi ha sempre affascinato molto… spero di poterla vedere quanto prima!
sì la "fetta di polenta" è davvero curiosa,complimenti per le tue foto.
anche a me non piace stare a girare la polenta per un'ora, ma mi hanno insegnato un trucco, con la pentola a pressione, a fuoco bassissimo, resta solo un pò attaccata al fondo
Ciao Ale!!! Bentornata, hai passato buone feste? Sai che ci sono capitata una sera per caso alla "fetta di polenta"?….e ho pensato di aver bevuto un po' troppo e vedere la casa un po' troppo sottile…;) un bacio!!
Interessante la storia e goduriosa la polenta, molto brava.
Mandi
@Simona: è stato un piacere tornare a scrivere di queste cose ed abbinaci una ricetta (sarebbe poi quella la vera natura del mio blog)!! Ho visto tra i post partecipanti al tuo contest tante notizie interessanti e spunti per gite "diverse" dal solito!!
@Jo: grazie, cara Gio!! Spero di poterne fare più spesso!!
@Veru: dobbiamo assolutamente organizzare di vederci, come ti ho detto!! Cena da "Ricette di Cultura"! 😉
@Paola: se capiti a Torino, ti faccio anche da Cicerone!! 😀
@Mariangela: quindi basta la pentola a pressione!! 🙂 Poi c'è anche quell'aggeggio che gira da solo la polenta…ma mi sembra una spesa inutile, visto che faccio la polenta 4 volte all'anno!!
@Cecilia: grazie!! Adesso faccio un salto da voi per vedere cosa mi sono persa in questi giorni!!
@Rosetta: Grazie!!! 😉
Molto interessante questo post così ricco di informazioni e belle foto. Ottima la polenta così ricca e gustosa: bravissima!!!
Baci
Bravissima Ale!! Primo bellissime foto, racconto e ricetta! Anche per me che vivo qui da 7 anni mi hai dato delle informazioni nuove e mi hai fatto sentire un pó turista! Non conoscevo questo contest ed è veramente bello 🙂 complimenti!!!
Finalmente un post sul tuo stile! Mi raccomando, fanne altri di questo genere!!! 😀
Adoro i post come questi, mi sembrava di poter essere lì a Torino 🙂
Se capito di nuovo lì nel profondo Nord andrò in cerca di questa dimora particolarissima 😀
Te l'avevo detto che questo post sarebbe stato premiato!!! 😀