Lo scorso sabato pomeriggio ho avuto l’occasione e l’onore di partecipare ad una sfarzosa merenda a Palazzo Chiablese.
Non tutti conoscono questo Palazzo nel centro di Torino, che si affaccia sulla piazza del Duomo ma che risulta di fatto un po’ defilato rispetto a Palazzo Reale, Palazzo Madama e Palazzo Carignano, fulcro della vita della capitale del regno dei Savoia a partire dagli sfarzi seicenteschi.
Il Palazzo Chiablese venne fatto costruire da Emanuele Filiberto, sulle preesistenze di vecchie case-torre medievali e romane. L’unitarietà attuale, di grande edificio a tre piani che si affaccia anche su piazza Palazzo di Città e via XX Settembre, la si deve invece al lavoro di Benedetto Alfieri che vi mise mano nel 1753-54.
Interessante è raccontare la storia della sua prima abitante. Pare che Emanuele Filiberto fece edificare il Palazzo per donarlo alla sua amante, Beatrice Langosco, dopo averla data in sposa a Giovanni Francesco Scarampi. Lo Scarampi venne subito inviato in Spagna da Sua Maestà, e si può immaginare che sapesse tutto, visto che alla sua morte dopo pochi anni, lasciò l’interezza del suo patrimonio alla sorella e non alla moglie. Il biografo di corte, pare giustificare la relazione, situandola in un periodo in cui sia Beatrice sia Emanuele Filiberto erano entrambi vedovi.
L’unione extraconiugale tra il duca e Beatrice fece nascere ben tre figli; venne coniata una moneta con il bel profilo della Langosco e le permise una posizione patrimoniale particolarmente solida. Alla morte del sovrano sposò in seconde nozze Francesco Martinengo di Malpaga. In effetti la rendita che aveva percepito fino a quel momento le venne ridimensionata dal successore Carlo Emanuele I, ma il suo prestigio a corte non venne scalfito.*
Dopo di lei, abitarono il palazzo Chiablese il Cardinal Maurizio di Savoia con la consorte, e molti altri, legati alla famiglia reale; in epoca napoleonica vi prese dimora Camillo Borghese con la sposa Paolina Bonaparte; con la Restaurazione divenne la residenza di Carlo Felice e poi del Duca Ferdinando di Genova. Più celebre di loro fu Margherita di Savoia, prima regina dell’Italia Unita, che qui ebbe anche i natali.
In mezzo a tutto questo tripudio di nobiltà, che c’entra Ricette di Cultura?
Anche se non ero vestita di velluto verde (cit.
Margherita Giampiccolo) ho partecipato con enorme piacere a questo viaggio fuori dal tempo, il lancio ufficiale della
#merendareale, un appuntamento che si ripeterà
ogni 4° sabato del mese dal 27 aprile 2013 al 22 marzo 2014.
Prenotando (a partire da lunedì prossimo 11 marzo) ci si riserva
una visita guidata d’eccezione nelle più belle residenze reali di Torino e dintorni (o anche alla Basilica di Superga); seguirà poi, ovviamente,
la merenda vera e propria, servita secondo il rituale settecentesco con la cioccolata calda, amara, preparata con acqua calda. Per i più golosi la festa inizia quando arrivano tutti i
bagnati, dolci e biscotti fatti apposta per essere inzuppati nell’aromatica bevanda. Ai biscotti della tradizione torinese, seguono anche i
torroni e i
diablottini, i primi cioccolatini della storia.
Se volete fare bella figura, ricordate che la tazza si regge con la sinistra e che il biscottino si inzuppa con la destra, stando ben dritti con la schiena…ma attenzione a non fare pasticci e a non macchiarvi… come la sottoscritta!! 😉
Dalla stanza attigua, come da tradizione, giungerà l’eco del trio di archi del Conservatorio di Torino, mentre la giornalista Barbara Ronchi della Rocca racconterà gli usi della nobiltà settecentesca riguardo questo appuntamento sociale, e golose curiosità sulle prelibatezze in degustazione.
Per le residenze fuori Torino è previsto anche il trasporto su bus-navetta.
Se siete di Torino o se prevedete di fare un salto nella mia bellissima città, io vi consiglio di prenotare subito la #merendareale nella vostra residenza reale preferita.
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