Bejgli ai semi di papavero dall’Ungheria
Il primo e ultimo Bejgli ungherese della mia vita risale al 10 dicembre 2012, qui sul blog, con un ripieno dolcissimo di noci, il diós bejgli. Ma era da allora che mi ripromettevo di provare questa versione, che mi sembra molto più caratteristica e affascinante, con la sua spirale nera e lucida come petrolio, il mákos bejgli con i semi di papavero.
Il Bejgli è un dolce che fa parte della tradizione natalizia dei paesi dell’est europeo: l’Ungheria in primis, ma anche la Polonia, dove viene chiamato Makowiec, parola che fa riferimento a màkos, il papavero, e poi ripreso in forme simili in altre realtà del centro Europa, non ultima la Gubana triestina, che riprende la spirale, anche se poi, in quest’ultimo caso, il dolce viene ancora attorcigliato su se stesso.
Bejgli deriva da Beug, la radice di Beugen che significa curva, la stessa radice dell’yiddish bagel, anche se qui c’è solo la curva senza alcuna traccia del buco centrale.
Pare che l’origine del dolce affondi le radici nella tradizione della lontana Armenia, arrivato forse in Ungheria durante un’invasione.
Se lo fate stringetelo stretto, altrimenti si allargherà così in lievitazione e cottura! 😉
- 350 g di farina tipo 0
- 2,5 g di sale
- 25 g di miele di melata di abete
- 15 g di lievito fresco
- 120 ml di latte intero
- 1 uovo
- 50 g di burro fuso
- 15 g di mandorle tritate
- 120 g di semini di papavero
- 50 g di burro fuso
- 75 g di miele di melata di abete
- 75 g di uva passa ammorbidita nel rum o altro liquore
- 50 di mandorle tritate
- la buccia di un'arancia
- 1 cucchiaino di cannella
- 1 uovo per spennellare
- glassa per la decorazione finale.
- In una ciotola ampia o nell'impastatrice mettete la farina con le mandorle tritate.
- Fate sciogliere il lievito nel latte tiepido, aggiungete il miele e poi cominciate a impastare.
- Aggiungete l'uovo leggermente sbattuto, poi il burro fuso e infine il sale.
- Impastate per almeno 10 minuti.
- Riponete in una ciotola al caldo fino al raddoppio.
- Preparate il ripieno: versate dell'acqua bollente sui semini di papavero, e fateli raffreddare; poi scolate;in un pentlino fate ciogliere il burro, aggiungete i semi di papapvero e fate cuocere per qualche minuto. Togliete dal fuoco e aggiungete miele, uvetta, madorle tritate, buccia d'arancia e cannella. Fate raffreddare.
- Ripremdete l'ipasto, sgonfiatelo e stendetelo come un grosso ovale alto 1 cm.
- spalmate il ripieno all'interno, lasciand cm dal nbordo.
- Arrotolate strettamente e mettete a lievitare fino al raddoppio.
- Spennellatelo di uovo sbattuto.
- Infornate in forno già caldo a 180-190° fino a doratura.
- Quando è freddo, decoratelo con glassa bianca.
E’ la prima volta che vedo questo dolce e me ne sono già innamorata 🙂 Grazie x avermelo fatto conoscere e felice domenica <3
Grazie di cuore a te, Consu! Ha il sapore dei dolci antichi, inutile che ti dica quanto questi siano i miei preferiti tra tutti i dolci! 🙂
Bello Ale sai che l’ho visto su una rivista e mi aveva proprio incuriosita! ! Proverò con la tua ricetta ? un abbraccio
Grazie Gy! Mi raccomando, non fare come me, stringilo bene, che io di anno in anno me ne dimentico e viene sempre un po’ piatto alla fine… invece se lo stringi stretto stretto resta con la sezione rotonda! Un abbraccio a te! 🙂
Seguo un bimbo ungherese e poco prima di Natale me ne parlava… dev’essere buonissimo!!!
è molto buono e particolare, Federica, soprattutto perchè noi non siamo abituati al sapore dei semini di papavero, non usati in maniera così “massiva” 🙂
Sole per correttezza la Gubana non è un dolce della tradizione triestina. Proviene infatti dalle non lontane Valli del Natisone nei pressi di Cividale. A Trieste dolci tradizionali simili arrotolati e attorcigliati a spirale con ripieno di frutta secca sono il Presniz e la Putizza. Va poi ricordato lo Strudel sempre arrotolato ma con ripieno di frutta fresca (mele, ciliegie etc.) o ricotta.