Il menù del Giorno del Ringraziamento Una ricerca storica ci fa scoprire il primo menù dei Padri Pellegrini
Il primo giorno del Ringraziamento risale al 1621, al tempo dei padri pellegrini che lasciarono Plymouth in Inghilterra, da perseguitati per motivi religiosi, per il Nuovo Mondo.
Salparono a bordo della celeberrima Mayflower, approdando infine in Massachussets o meglio nella zona che allora era chiamata Wampanoag.
Dopo duri mesi di navigazione e aver visto la morte in faccia durante il difficile viaggio e durante un anno in terra sconosciuta e ostile, i Padri Pellegrini si unirono agli indigeni per ringraziare il Signore dei primi abbondanti frutti in terra americana.
Il ringraziamento a tavola, ieri e oggi
Ci sono dei cibi iconici per questa festa e abbiamo imparato a conoscerli dalle serie TV americane: l’immancabile tacchino con la salsa di mirtilli, la golosa pumpkin pie o la torta di noci pecan, ma non mancano il puré di patate e il pane di mais…
Era però davvero quello il cibo dei primi pellegrini in suolo americano?
Sono state condotte delle ricerche che hanno evidenziato le differenze tra il menù odierno e quello del passato. In particolare gli studi di Kathleen Wall, che lavora a Plymouth (Massachussets) al Plimoth Plantation, museo di storia vivente, che ha analizzato reperti ambiente e addirittura pollini per avere le idee più chiare sul tipo di cibo disponibile per i coloni.
Intanto è difficile che nel 1621 i Pellegrini si siano nutriti di un grande tacchino arrosto.
Wall parla dell’oca selvatica come sostituto del tacchino, farcita ad esempio di sole castagne. I boschi intorno a Plymouth erano infatti ricchissimi di castagni e noci ed è plausibile che i frutti venissero raccolti e utilizzati.
Ed è più probabile che la selvaggina di piuma, che alcuni testimonianze descrivono, sia in realtà un riferimento ai passengers pigeons, grossi piccioni selvatici che si sono estinti nel 1914. Volavano in stormi talmente fitti che se ne potevano uccidere a frotte con un solo colpo di archibugio. Non venivano poi farciti di pane di mais, come il tacchino oggi, ma di cipolla e erbe.
Una lunga festa
Il Ringraziamento dell’epoca durò tre giorni, quindi Wall suppone che i piccioni siano stati all’inzio arrostiti, poi gli avanzi diventarono brodo e infine il brodo avanzato fece da base a una zuppa di verdure.
A questo proposito, gli indiani Wampanoag insegnarono ai coloni come coltivare mais, fagioli e diversi tipi di zucca. I fagioli venivano consumati da verdi e maturi. Le fonti parlano di orti impiantati dai coloni nel marzo 1620 e nel marzo 1621, che andarono a fornire rape, carote, cipolle, aglio e zucche.
Altra assenza rilevante le patate: quelle bianche provengono dall’America del Sud, quelle dolci sono originarie dei Caraibi ed entrambe non c’erano nel 1621 in Massachussets.
Un grosso punto interrogativo si assegna alla salsa di mirtilli, codificata per la prima volta in uno scritto almeno 50 anni dopo, ma Wall ci lascia una quasi certezza sul pane di mais, cereale utilizzato anche per i pudding.
Ma dove nasce allora il menù che conosciamo oggi?
Dall’800 iniziò una massiccia campagna per la riscoperta delle origini americane e in questa occasione saltarono di nuovo fuori alcune testimonianze scritte di partecipanti al primo Ringraziamento e vennero pubblicate e diffuse.
La ricerca di identità territoriale portò a festeggiare il Ringraziamento nella maggior parte degli Stati Americani già dal 1850.
La mamma della Festa del Ringraziamento
Sarah Josepha Hale, direttrice di una popolare rivista femminile “Godey’s Lady’s Book” fece una gran parte nel diffondere il sentimento di una festa che unisse gli stati del Nord America sulla base di un’origine comune.
A partire dal 1827 Hale presentò ciclicamente una petizione a ben tredici presidenti, l’ultimo dei quali era Abraham Lincoln. Proprio nel mezzo della Guerra Civile, nel 1863, Lincoln si fece convincere dall’idea di unire Nord e Sud sotto un sentimento condiviso e fece del Ringraziamento una festa nazionale.
Ma Sarah Hale aveva già svolto il suo lavoro sulle donne americane. Da molti anni infatti, sulla rivista che si occupava di gestione della casa e di costume pubblicava i menù per la festa che ancora non era pubblicamente riconosciuta, piantando nella testa di molte l’idea che il pranzo o la cena del Ringraziamento si dovesse fare.
Infine quando la Festa divenne ufficiale, le donne sapevano già cosa portare in tavola, preparate dai precetti e dai libri di cucina di Sarah Hale: così entrarono nella tradizione molti cibi ancora oggi in auge, alcuni all’epoca ancora un po’ esotici, come il puré di patate.
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